Vedi MESSAPICI, Vasi dell'anno: 1961 - 1995
MESSAPICI, Vasi (v. vol. IV, p. 1081)
La terminologia usata per queste ceramiche, mutata molte volte in passato, è ancora soggetta a notevoli variazioni. È ormai ampiamente accettato che i popoli occupanti l'intera Puglia, in età preromana, si chiamavano Iapigi; tuttavia essi si distinguevano in tre sottogruppi etnico-culturali, Daunî, Peucezî e Messapî (Pol., III, 88,4), che andarono progressivamente differenziandosi nel tempo. Anche la produzione vascolare di questi popoli sembra rispecchiare il quadro generale sopra esposto. Infatti ai vasi «protogeometrici» e «geometrici», detti opportunamente «iapigi» (v.), dell'Età del Bronzo Finale e dell'inizio dell'Età del Ferro, succedono tre affini, ma ben distinte, classi di ceramica «subgeometrica», in corrispondenza delle tre regioni storiche della Puglia: Daunia, Peucezia e Messapia. Sembra giusto, perciò, che alle produzioni subgeometriche di quelle regioni sia attribuito il corrispondente specifico termine etnico. Tuttavia il momento di differenziazione delle tre produzioni locali, rispetto al ceppo unitario iapigio, non è unico, né ancora del tutto chiaro. Così, dopo la fase antica del Geometrico iapigio (IX sec. a.C.), unitaria, come sembra, in tutta la Puglia, si sviluppa, già dall'inizio dell'VIII sec. a.C., uno stile diverso in Daunia (v. dauni, vasi), il c.d. Geometrico proto-daunio, mentre la parte centrale della Puglia, la Peucezia, per tutto l'VIII sec. e forse per la prima metà del VII, non mostra di avere sviluppato uno stile proprio, ma appare influenzata da diversi stili, quello iapigio del Salento, quello c.d. a tenda della valle del Bradano e, infine, quello protodaunio. Nel Salento, viceversa, il Geometrico iapigio continua a svilupparsi, per tutto l'VIII sec. a.C. e oltre, in forme ricche e originali. Esso, quindi, per la sua diffusione ormai prettamente locale potrebbe essere chiamato già «messapico», o «salentino». Tuttavia, considerate la ancora scarsa conoscenza del Geometrico della Peucezia e la presenza in quell'area di sicuri elementi decorativi del Geometrico iapigio, nonché l'esistenza di consolidate terminologie, possiamo continuare a chiamare «iapigio» il Geometrico del Salento della prima Età del Ferro, mentre è legittimo e opportuno definire «messapiche» le ceramiche subgeometriche prodotte in Messapia-Salento dal VII alla prima metà del III sec. a.C. In questo ampio arco cronologico, anche e soprattutto per via dei contatti con i Greci di Taranto, si verificano profondi mutamenti nella cultura dei Messapî, e quindi, in particolare, nella produzione ceramica. Già dal VII sec. e soprattutto nel VI si diffondono in Messapia vasi importati dal mondo ellenico, torniti e decorati con semplici fasce e linee orizzontali, che presto, intorno alla metà del VI sec. a.C., verranno imitati dai vasai indigeni, i quali, in tal modo, diffonderanno l'uso del tornio e le forme vascolari greche. I vasi «greci» si affiancheranno, così, a quelli geometrici locali, sostituendoli gradualmente nell'uso quotidiano, mentre i secondi saranno riservati sempre più esclusivamente ai corredi tombali. L'uso del tornio, e quindi di una vernice semilustra nella decorazione, viene introdotto, però, anche nella modellazione dei vasi m., come la trozzella, già a partire dall'inoltrato VI sec.; tuttavia la tecnica tradizionale della modellazione sulla ruota lenta e della decorazione in colore opaco non scompare immediatamente, ma si protrae, in alcuni distretti, come nell'area intorno a Lecce, ancora nel V sec., accanto ai più progrediti vasi torniti. Considerando soltanto i vasi «messapici», di tradizione locale, si può osservare che il repertorio delle forme, già in origine abbastanza limitato, si andrà riducendo progressivamente. Partendo dalla prima fase di sviluppo, una delle forme principali è l'olla o anforetta con alte anse angolose, da cui si sviluppa, con l'aggiunta delle caratteristiche rotelle, la trozzella, che rimarrà il vaso più caratteristico della ceramica messapica. Altre forme comuni sono la brocca con collo alto e stretto, che si evolverà nella c.d. lèkythos; l'olla con due o quattro anse a piattello, chiamata anche «cratere messapico»; il pìthos con anse impostate sulla spalla. Una più complessa trasformazione si osserva nella decorazione, la quale, già dall'inizio, si presenta sia monocroma (nero), sia bicroma (nero e rosso sulla parete chiara del vaso). Dagli esemplari più antichi, legati ancora alla ricca tradizione geometrica della fase precedente, si passa, attraverso un graduale ma evidente impoverimento, a vasi decorati con motivi geometrici rari e ripetuti. Accanto allo stile unicamente geometrico si sviluppa, dagli ultimi decenni del VI e durante il V sec., uno stile «misto». Esso è formato, in un primo momento, da figure di animali o umane, inserite nel contesto geometrico; nel pieno e avanzato V sec. il posto delle figure (c.d. stile a figure brune) sarà preso da motivi tratti dal mondo vegetale. Il IV sec. è dominato da un'esuberante decorazione di tipo vegetale-floreale, comune anche alle altre ceramiche indigene, derivata, certamente, dai contemporanei vasi apuli a figure rosse e dello stile di Gnathia (v.). Nell'ultima fase di sviluppo la ceramica messapica è contraddistinta, oltre che da un irrigidimento delle forme, da un ritorno di elementi geometrici tradizionali, accanto a quelli vegetali non del tutto abbandonati. La fine dei vasi m., la cui esistenza sembra ormai limitata alla presenza della trozzella nei corredi funerari, si fa coincidere con la guerra romano-tarantina e con la conquista del Salento da parte dei Romani (266 a.C.). La produzione dei vasi m. appare stilisticamente abbastanza articolata al suo interno in dipendenza, certo, di diversi centri o distretti di produzione. Quelli più vicini a Taranto, rispetto agli altri del Salento meridionale, appaiono meno legati alla tradizione e più esposti agli influssi del vicino territorio ellenico. È ancora presto, tuttavia, per attribuire con certezza dei gruppi stilistici, già individuati, a determinate aree e tanto meno a precisi centri di produzione. Ci si limiterà, perciò, in questa sede, a proporre uno schema preliminare di classificazione generale:
- Messapico I - Stile «Geometrico Puro» = VII-V sec. a.C.;
- Messapico II - Stile «Misto Antico» = ultimi decenni VI-V sec. a.C.;
- Messapico III - Stile «Vegetale» = IV sec. a.C.;
- Messapico IV - Stile «Misto Tardo» = ultimi decenni IV-prima metà III sec. a.C.
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