Vedi PESTANI, Vasi dell'anno: 1965 - 1996
ΡESΤANI, Vasi (v. vol. VI, p. 90)
In una recente monografia (1987) A. D. Trendall riassume e riprende la letteratura precedente relativa ai vasi pestani. Dopo una introduzione generale sulla storia di Paestum, sugli scavi, sulla letteratura specifica (a partire dal 1864), sulle caratteristiche tecniche della ceramica pestana, sui soggetti dipinti (con particolare riguardo alle figure di giovani rappresentati sul lato secondario), sulle connessioni con altre officine italiote, intitola un capitolo The Sicilian Forerunners, ritenendo certo che gli immediati precursori sia delle figure rosse campane che pestane debbano essere trovati nelle opere della seconda generazione dei pittori sicelioti. Il Trendall passa poi a considerare un gruppo che egli ritiene di transizione dalla ceramica siceliota alla pestana, e quindi ad Assteas (v.) e Python, precisando la produzione dei due capiscuola e dei pittori, maggiori e minori, attivi nella loro officina.
Apre la serie dei predecessori il Gruppo di Dirce, seguono il Gruppo del Prado-Fienga, i pittori di Sikon e del Venditore di Tonno. Nel gruppo di transizione sono compresi il Pittore di Scoglitti, il Gruppo del Louvre Κ 240, l'anfora a collo distinto di Malibu 80 AE 153 e una hydrìa della Collezione Mormino. Tra i ceramografi «certamente» pestani è il Pittore dell'Oreste di Ginevra, e la prima produzione di Assteas.
Trendall dedica un primo capitolo ai vasi firmati da questo pittore e un secondo a quelli attribuiti o strettamente connessi alla sua opera. Egli, poi, sotto la denominazione di Gruppo di Altavilla include vasi che ritiene frutto della prima attività di Python, quando questi subiva ancora l'influenza di Assteas e non aveva raggiunto una propria maturità artistica; elenca quindi i vasi firmati da questo pittore (ne sono finora noti due) e quelli che possono essergli attribuiti, divisi in «more elaborate» e «standard». Fra i pittori dell'officina di Assteas e di Python sono inclusi il Pittore di Würzburg H 5739, l'anfora della Clitennestra del Getty Museum, i pittori di Paestum 21602 e 5397, e del Kurashiki.
Tra i vasi «minori» dell'officina di Assteas e di Python egli distingue: 1) quelli con composizioni figurate; 2) quelli decorati solamente con teste; 3) i piatti da pesce. Tra i ceramografi più tardi della stessa officina sono il Pittore di Afrodite e il Pittore dell'Oreste di Boston.
Le ultime manifestazioni della ceramica pestana sono costituite dai pittori di Napoli 1778 e 2585 e dal Gruppo Apulizzante (Protoapulizzante, di Paestum 5188, di Spinazzo, frammenti dall'agora di Paestum, vasi decorati con teste femminili, piatto da pesce). Una prima appendice, infine, è dedicata ai vasi decorati in rosso sovradipinto, una seconda ai vasi p. dalla classe Pagenstecher, una terza ai vasi campani (e non più pestani) dell'officina di Laghetto-Caivano trovati a Paestum.
Sullo spinoso problema della «mobilità» dei ceramografi (v. sicelioti, vasi e campani, vasi) il Trendall per il Pittore della Scacchiera, nonostante alcuni vasi di questo siano stati rinvenuti in Campania, accetta l'idea che ci deve essere stata una sia pur minima forma di scambio commerciale tra Sicilia e Campania nel primo quarto del IV sec. Egli comunque ritiene ragionevolmente certo che gli immediati precursori della ceramica pestana (nonché campana) debbano essere riconosciuti nella seconda generazione dei pittori sicelioti (di Dirce, del Prado-Fienga, ecc.), che egli inquadra tra il 380 e il 360 a.C. e i cui prodotti, in base all'evidenza della loro provenienza, pensa siano stati fatti in Sicilia, e non vadano più classificati, contrariamente a quanto sostenuto in Paestan Pottery del 1936, come protopestani.
Bibl.: A. D. Trendall, The Red-Figured Vases of Paestum, Hertford 1987 (con bibl. prec.); id., Red-Figure Vases of South Italy and Sicily, Londra 1989, pp. 196-232; F. Giudice, La ceramica figurata, in La collezione archeologica del Banco di Sicilia, Palermo 1992, pp. 341-355. - Per il problema della «mobilità» dei pittori: F. Giudice, I ceramografi del IV secolo, in Sikanie, Milano 1985, pp. 243-260; I. McPhee, A. D. Trendall, Greek Red-Figured Fish-Plates, Basilea 1987; cfr. pure FA, XI, 1956, nn. 1736, 1737, 1738, 2500, 2501, 2827, 2858; XII, 1957, nn. 1755, 2603; XIV, 1959, nn. 172, 1584, 1585, 1586, 2297, 2298, 2299, 2300, 2603; XV, i960, nn. 1421, 1480, 1481, 1482, 2593, 2262, 2263; XVI, 1961, nn. 171, 1668, 1669, 1670, 2526; XVII, 1962, nn. 193, 260, 1764, 1765; XVIII-XIX, 1963-1964, nn. 125, 364, 3840; XXI, 1966, nn. 183, 1292, 1449, 2189; XXII, 1967, nn. 1599, 1719; XXIII, 1968, nn. 1762, 1763, 2938; XXIV-XXV, 1969-1970,1, nn. 750-752, 2893, 2894; XXVI-XXVII, 1971-1972, I, nn. 448, 3036, 4388; XXX-XXXI, 1975-1976, I, nn. 4269, 6617, 6321, 6647; XXXII-XXXIII, 1977-1978» nn. 3957, 3958, 3959,4907, 5855; XXXIV-XXXV, 1979-1980, nn. 280, 543, 1219, 4197, 4198, 4199.