Vedi PROTOCORINZI, Vasi dell'anno: 1965 - 1996
PROTOCORINZÎ, Vasi (ν. vol. VI, p. 505)
Le ricerche svolte dal 1965 a oggi hanno apportato nuovi elementi di giudizio riguardo ai vasi p.; in taluni settori della ricerca, anzi, sono stati compiuti progressi sostanziali, che vanno al di là delle conclusioni fissate dai classici lavori di Johansen, Payne e Dunbabin.
Lo studio complessivo del Geometrico di Corinto (Coldstream, 1968) consente di precisare la conoscenza della produzione di questo periodo, ponendo allo stesso tempo le premesse per una più chiara valutazione degli inizî della pittura vascolare protocorinzia e del suo rapporto con la ceramica geometrica, nonché per la definizione di una cronologia assoluta, in particolare dell'orizzonte iniziale del Protocorinzio.
La pubblicazione dei cospicui complessi di materiale rinvenuti a Corinto, a Egina, in Italia meridionale e in Sicilia è ora in grado di fornire un quadro più nitido della cronologia relativa della ceramica di questo periodo; se da un lato ciò permette di considerare in maniera più articolata la sua diffusione (e, per conseguenza, il problema delle importazioni e delle imitazioni), dall'altro lato apre una nuova problematica nel complesso settore riguardante lo studio dei singoli pittori.
Localizzazione. - Grazie alla pubblicazione dei rinvenimenti del quartiere ceramico di Corinto, l'origine corinzia dei vasi in oggetto è ormai fuori discussione (di altro avviso, tuttavia, è P. Mingazzini, 1976). Si discute, invece, sulla localizzazione delle ceramiche tardo- geometriche e del Protocorinzio Antico appartenenti alla classe detta di Thapsos (vedi oltre), di cui si trovano sporadici esemplari a Corinto, ma che è rappresentata spesso in altri centri della Grecia, in Italia meridionale e in Sicilia. Sulla base di tale diffusione, l'attribuzione a Corinto della suddetta classe è stata varie volte messa in dubbio, e come centro di produzione sono state proposte Delfi, Egina, Megara o una località a O di Corinto. Attualmente i dati risultanti dalle analisi stilistiche (Coldstream, 1968; Bosana-Kourou, 1983), dalla distribuzione geografica (Dehl, 1982) e dall'esame delle argille (Grimanis e altri, 1980) autorizzano a ritenere sicura la provenienza della classe di Thapsos da una bottega corinzia.
Datazione. - Negli ultimi anni la cronologia relativa (vale a dire la suddivisione stilistica) scaturita dagli studi di K. F. Johansen, H. Payne e T. J. Dunbabin ha subito soltanto lievi ritocchi e conserva la sua validità. Essa continua a basarsi in primo luogo sull'esame stilistico e sulla definizione dei rapporti intercorrenti tra i ceramografi protocorinzî (Amyx, 1988; Benson, 1989); è modesto, infatti, il numero di contesti di scavo scoperti recentemente che avrebbero potuto servire di verifica alla sequenza delle ceramiche di questo periodo (Biegen, Palmer, Young, 1964; Newhall Stillwell, Benson, 1984; Buchner, Ridgway, 1993). I raggruppamenti di opere intorno a nuove personalità, emersi dallo studio di materiale finora sconosciuto, hanno avuto come risultato una più articolata suddivisione del Protocorinzio Medio (Benson, 1986), facendo comunque avvertire la necessità di un riesame della cronologia relativa di tutto il Protocorinzio (Dehl-von Kaenel, 1986).
Un fatto di notevole importanza è rappresentato dalla divisione del Geometrico Corinzio in quattro fasi, operata da Coldstream e accettata come fondamentale dalla maggior parte degli studiosi.
La cronologia assoluta dei vasi p., la cui datazione si basa sulle date di fondazione delle colonie greche in Italia tramandate dalle fonti letterarie antiche, resta tuttavia oggetto di una vivace discussione: le date proposte di volta in volta, perciò, hanno un valore sostanzialmente indicativo. Di recente la preferenza è stata generalmente accordata (Coldstream, 1968; Vallet, 1982; Dehl, 1984) alle date trasmesse da Tucidide (VI, 3-5); hanno inoltre acquistato un peso sempre maggiore i contesti di scavo del Vicino Oriente, tra i quali rivestono notevole importanza per il Protocorinzio Meṣad Ḥašavyahu (Coldstream, 1968; Cook, 1969; Descoeudres, 1976; Furtwängler, 1981) e ai-Mina (Coldstream, 1968; Descoeudres, 1976); si discute invece sulla rilevanza di Tarso (Fittschen, 1969; Coldstream, 1968; Dehl, 1984) mentre è da escludere Samo (Fittschen, 1969).
Il rinvenimento recente di maggiore rilievo per il problema in questione è costituito dalla c.d. Tomba di Bocchoris, a Pithecusa (Coldstream, 1968; Buchner, Ridgway, 1993, tomba 325), dove lo scarabeo con il cartiglio del faraone Bocchoris offre un caposaldo cronologico (corrispondente agli anni intorno al 718 a.C.) per le ceramiche corinzie risalenti allo stesso periodo. Appare viceversa incerta la testimonianza della tomba tarquiniese omonima, che nella letteratura precedente veniva considerata un solido punto di riferimento. Oggi la situla recante il cartiglio di Bocchoris, importante ai fini della datazione, viene giudicata un'imitazione fenicia; qualche riserva è stata avanzata inoltre sulla composizione stessa del corredo, che non contiene ceramica corinzia (Coldstream, 1968).
Se la datazione della fase iniziale del Protocorinzio può ritenersi più o meno certa, ed è normalmente accettata grazie al nuovo terminus post quem offerto dalla tomba pithecusana di Bocchoris, la cronologia del Protocorinzio Medio e Tardo viene tuttora valutata in modo arbitrario e discordante, dal momento che manca qualsiasi appiglio in termini di cronologia assoluta e che le datazioni proposte per il passaggio dal Protocorinzio - o dal Transizionale - al Corinzio Antico differiscono profondamente tra loro (v. oltre).
Forme. - Il repertorio delle forme vascolari della ceramica geometrica prodotta a Corinto è ancor meglio conosciuto che nel 1965. Quasi tutte le forme del Protocorinzio possono essere fatte risalire al Geometrico, durante il quale risultano già documentate, anche se non di rado in una diversa formulazione. Soltanto l’arỳballos, rappresentato sia nel Geometrico Antico sia nel Geometrico Medio non ha, se si prescinde forse da un'eccezione (Biegen, Palmer, Young, 1964, p. 33), antecedenti nel Geometrico Tardo corinzio.
Proprio l’arỳballos, prodotto in quantità rilevanti e in varie redazioni per tutto il Protocorinzio, rappresenta insieme alla kotỳle, attestata a partire dall'orizzonte finale del Geometrico Medio, la forma guida del Protocorinzio. Entrambe ebbero vasta circolazione in tutto il Mediterraneo, così da sollevare la questione se - specialmente nel caso degli arỳballoi - avendo una semplice funzione di contenitori, la loro ampia diffusione non fosse connessa principalmente all'esportazione dei prodotti in essi contenuti.
Oltre ai vasi dipinti, a Corinto vennero prodotti fin dallo scorcio dell'VIII sec. a.C. contenitori da trasporto, la cui diffusione si protrasse durante tutta l'età arcaica (Koehler, 1979).
Sviluppo del Protocorinzio. - Negli ultimi anni la classificazione dei vasi p. non ha fatto registrare modificazioni di rilievo, mentre quella della ceramica del periodo geometrico è stata oggetto di un riordinamento sia stilistico sia cronologico (Coldstream, 1968). La sua articolazione in quattro fasi (Geometrico Antico, Geometrico Medio I, Geometrico Medio II, Geometrico Tardo) si basa su una serie di contesti, in primo luogo di Corinto e della sua regione, ma anche sugli stretti rapporti che la legano alla ceramica attica coeva.
Ceramica geometrica. - Un fenomeno caratteristico delle ceramiche del Geometrico Antico (875-825 a.C.) e del Geometrico Medio I (825-800 a.C.), che costituisce una novità rispetto al Protogeometrico, è l'apparizione delle metope, decorate con meandri, motivi a zig-zag e, a partire dal Geometrico Medio I, con meandri a uncino. Come nella ceramica attica coeva, da cui quella corinzia di questa fase si mostra fortemente influenzata, tale tipo di decorazione procede di pari passo con un graduale aumento; delle superfici chiare in rapporto a quelle scure. Le forme più significative del Geometrico Antico e del Geometrico Medio I o d'introduzione recente (è il caso della lèkythos conica), che rivelano una generale tendenza verso una sagoma globulare, si ritrovano anche in seguito, nell'VIII sec. a.C. Rilevanti innovazioni d'ordine stilistico hanno portato a separare da questa fase il Geometrico Medio II (800-750 a.C.). Le metope, inquadrate da pannelli laterali, rappresentano ancora la formula decorativa prediletta e anche le superfici chiare coperte da linee orizzontali continuano a far parte degli elementi caratterizzanti; d'altra parte si assiste allo sviluppo di numerosi motivi - p.es. a sigma e ad angoli (chevrons) - e di forme - si pensi alla protokotỳle - che acquisteranno particolare importanza nel Geometrico Tardo. È opportuno rilevare il progressivo allentamento dell'influsso attico sulla ceramica corinzia, che nel corso del Geometrico Tardo (750-725/720 a.C.) fa segnare un sensibile miglioramento qualitativo, al quale si accompagna una vasta distribuzione sul piano geografico. All'interno di questa fase possiamo distinguere due indirizzi stilistici: uno tradizionale, strettamente collegato con il periodo immediatamente precedente, e uno rappresentato dalla c.d. classe di Thapsos, caratterizzata da motivi in parte nuovi, certamente atipici se si considera il resto della ceramica tardo-geometrica di Corinto. L'impronta determinante sui vasi del periodo in esame è data dalla sintassi metopale e dalla decorazione lineare distesa sul fondo chiaro della superficie; quanto agli elementi decorativi ricorrenti sui vasi riferibili al primo indirizzo stilistico, essi sono costituiti da una o più figure di uccelli, che da forme naturalistiche si evolvono verso forme stilizzate, e dalle linee ondulate o dalla bipenne racchiuse entro metope. Mancano invece del tutto le scene figurate, che si ritrovano, seppure in numero limitato, sui vasi della classe di Thapsos, i quali normalmente impiegano meandri, elementi di meandro a uncino, spirali e linee ondulate verticali come motivi principali delle tipiche metope incorniciate da linee su tutti e quattro i lati.
Protocorinzio Antico (725/20-690 a. C.). - Accanto agli esemplari con decorazione orientalizzante e figurata menzionati da L. Banti, in base ai quali si definisce il Protocorinzio Antico, in questo periodo vengono prodotti vasi con decorazione di tipo subgeometrico di notevolissima qualità. Gli elementi cari ai loro decoratori sono una corona di raggi nella parte inferiore del vaso, file di uccelli - in massima parte eseguiti sciattamente - inoltre motivi a zig-zag, pannelli con serpenti e motivi a rete. Ai vasi di questo gruppo vanno aggiunti gli esempî pertinenti alla classe di Thapsos, contrassegnati anzitutto dalla decorazione lineare, ma che in qualche caso - p.es. su un cratere di Aigion (Bosana-Kourou, 1980) - presentano figurazioni animalistiche. I vasi con decorazione subgeometrica, non limitati al Protocorinzio Antico, vengono fabbricati durante tutto il Protocorinzio e nel Corinzio (v. corinzî, vasi), godendo di larga diffusione.
Protocorinzio Medio I (690-675 a. C.) e Protocorinzio Medio II (675-650 a. C.). - Una suddivisione stilistica e, perciò, una datazione del Protocorinzio Medio diversa da quella proposta da L. Banti, è stata elaborata da J. L. Benson che, prendendo spunto dal materiale proveniente dagli scavi del Ceramico di Corinto, è pervenuto a una diversa valutazione del primo stile a figure nere e dell'opera di alcuni ceramografi. Egli ha così distinto nel Protocorinzio Medio I due fasi, denominate rispettivamente Protocorinzio Medio IA (690-675 a.C.) e Protocorinzio Medio IB (675-660 a.C.), attribuendo invece al Protocorinzio Medio II (660-650 a.C.) la sola ceramica dello stile a figure nere avanzato e i vasi policromi. Ma anche se l'eccezionale livello qualitativo dei vasi del Protocorinzio Medio permette di isolare le opere di un certo numero di pittori, non esiste, a questo riguardo, un consenso unanime da parte della critica (Dehl-von Kaenel, 1986; Amyx, 1988; Benson, 1989). Al momento attuale, quindi, la definizione cronologica del Protocorinzio Medio qui proposta differisce lievemente rispetto a quella suggerita da L. Banti, e appare più convincente rispetto a quella di Benson, che sembra suggerire un'esattezza che i rinvenimenti non sono in grado di confermare.
In questi anni è stato dedicato uno studio complessivo anche alle iscrizioni vascolari corinzie. L'indagine compiuta da F. Lorber ha dimostrato che esse cominciano a venire impiegate sulla ceramica medio-protocorinzia e sui pìnakes contemporanei, e che le loro attestazioni continuano per tutto il Protocorinzio e il Corinzio.
Protocorinzio Tardo (650-630 a. C.). - L'inquadramento cronologico del Protocorinzio Tardo, in particolare del suo termine inferiore, è ancora più discusso di quello della fase precedente. Studi recenti relativi alla sequenza stilistica dei vasi e ai rapporti intercorrenti tra gruppi o mani diverse, possono fornire un'idea più precisa della sua durata (Amyx, 1988; Benson, 1989); tuttavia la datazione della fine del Protocorinzio Tardo resta affidata alle valutazioni dei singoli studiosi (cfr. la tabella redatta da L. Banti; inoltre: Cook, 1969; Descoeudres, 1976; Furtwängler, 1981; Dehl-von Kaenel, 1986), dipendendo dalle rispettive datazioni del Corinzio Antico e della durata attribuita al Transizionale (v. corinzî, vasi).
Diffusione. - La diffusione dei vasi p., specialmente di quelli appartenenti all'età geometrica e al Protocorinzio Antico, è oggi conosciuta in maniera più esauriente che nel 1965. Indagini recenti (Dehl, 1984; Morgan, 1988) dimostrano il graduale estendersi delle zone che ricevettero prodotti corinzî a partire del Geometrico Medio. Mentre in questo periodo la ceramica corinzia risulta concentrata nelle aree soggette all'immediato influsso culturale del capoluogo, specialmente nei santuari di Perachora, di Delfi e di Aetos, giungendo solo sporadicamente a Egina e Smirne, nel Geometrico Tardo la sua distribuzione diventa assai più vasta: oltre che in numerose località della Grecia, nelle isole e lungo la costa microasiatica, ceramica fabbricata a Corinto s'incontra nelle colonie greche della Sicilia, dell'Italia meridionale e nei centri indigeni situati nell'entroterra alle spalle degli insediamenti coloniali. Nel Protocorinzio Antico si assiste a un ulteriore incremento delle aree di diffusione: la ceramica riferibile a questa fase è abbondantemente documentata in quasi tutte le località di scavo della Grecia, della fascia costiera dell'Asia Minore e nel Levante, in tutte le colonie occidentali, in numerosi insediamenti indigeni della Sicilia e dell'Italia meridionale, nell'Africa settentrionale e perfino nella penisola iberica. Se si escludono le ceramiche tardo-geometriche della classe di Thapsos, le forme corinzie esportate nel corso dell'età geometrica sono le stesse di cui si faceva uso a Corinto; soltanto con il Protocorinzio Antico è possibile rilevare una concentrazione che riguarda in particolare vasi di piccole dimensioni, anzitutto arỳballoi e vasi potorî.
La maggior parte dei vasi esportati nel Protocorinzio presenta una decorazione lineare, cioè di tipo subgeometrico. Per quanto rintracciabile in tutto il bacino del Mediterraneo, la ceramica con decorazione figurata risulta, coerentemente forse con la sua più limitata produzione, assai rara: si pensi, per citare solo pochi esempi, alle belle oinochòai con figure d'impianto monumentale provenienti da Cuma, Siracusa, Megara Hyblaea, Egina e Samo (cfr. Dehl-von Kaenel, 1986, con bibl.). La stessa considerazione vale per i vasi p. con decorazione figurata databili nel VII sec. a.C. inoltrato, che vennero certo esportati in varie regioni, ma in minor numero di quelli a decorazione lineare.
Imitazioni. - I rinvenimenti avvenuti in Campania da qualche anno a questa parte (Pithecusa, Cuma, Pontecagnano) dimostrano che ceramiche corinzie con decorazione sia lineare sia figurata vennero imitate nelle officine locali già poco tempo dopo la loro apparizione; notevoli sono, tra le altre, le oinochòai del c.d. Gruppo di Ischia-Cuma-Tarquinia, fabbricate in Campania e più tardi anche in Etruria (Dehl, 1984, p. 90). A fianco di queste imitazioni di prima mano che, per quanto concerne i vasi dipinti p., in seguito non risultano documentate, è possibile segnalare, tanto in area di cultura greca che in ambiente italico, un ingente numero di vasi che si rifanno in maniera più o meno indiretta a modelli protocorinzî. Specialmente nelle colonie greche sparse nella penisola italiana e in Sicilia, tali trovamenti indicano la nascita di botteghe locali nelle quali, nel corso dei decenni successivi, continuò a venire prodotta ceramica con decorazione figurata (p.es. Incoronata-Metaponto, Megara Hyblaea, Siracusa, Lentini).
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