Vedi SICELIOTI, Vasi dell'anno: 1973 - 1997
SICELIOTI, Vasi
Gli scavi in Sicilia negli ultimi anni, hanno riportato alla luce una notevole quantità di ceramica a figure rosse, tra cui alcuni pezzi non finiti, che ci permettono di stabilire con sicurezza l'esistenza di una fabbrica locale, almeno dal 340 a. C. circa in poi; a questa produzione si dà il nome di vasi sicelioti. L'abbondante materiale proveniente da molte località del centro e della zona orientale dell'isola in questo periodo (per esempio Gela, Manfria, Butera, Gibil Gabib, Capodarso, Assoro, Troina, Morgantina, Siracusa, Lentini, Centuripe, Lipari) denuncia un sostanziale aumento della produzione ceramica nel periodo posteriore al ritorno all'ordine operato da Timoleonte.
Per il periodo più antico i documenti sono scarsi, ma si ha l'impressione che, almeno verso la fine del V sec. a. C., qualche vaso a figure rosse fosse fatto in Sicilia, forse perché con la spedizione ateniese del 415 cessarono le importazioni di vasi attici che, fino a quel periodo, erano state sufficienti per i bisogni locali (v. A. D. Trendall, The Redfig. Vases of Lucania, Campania and Sicily, cit. in bibì. [in seguito indicato con L.C.S.], pp. 194 ss.). Tra questi vasi possiamo contare le opere del Pittore della Scacchiera, molte delle quali provengono da Siracusa, sebbene altre siano state rinvenute a Napoli e a Montesarchio, e del Pittore di Dirce (v. vol. iii, p. 137). Lo stile del primo si basa molto su modelli attici dell'ultimo venticinquennio del V sec., il secondo è un artista più individuale con uno stile altamente caratteristico, la cui influenza si avverte chiaramente non solo nei più antichi ceramografi campani a figure rosse, ma anche nelle opere di Assteas (v.) a Paestum. È perciò probabile che tutta la sua grande scuola si disperdesse, forse a causa delle condizioni politiche, verso la fine del primo venticinquennio del IV sec. e che alcuni dei suoi seguaci si stabilissero in Campania (per esempio, il Pittore dell'Orgia, il Pittore di Sicione e il Pittore di Fienga) mentre altri (per esempio il Pittore di Scoglitti, Pittore della Pisside di Agrigento: L.C.S., pp. 216-19) restarono in Sicilia e mantennero viva l'industria ceramica fino alla sua rinascita sotto Timoleonte.
La ceramica siceliota a figure rosse è molto uniforme dal punto di vista stilistico, nella scelta delle forme e nel sistema decorativo. Non è semplice perciò stabilire l'esatta localizzazione dei varî centri di fabbricazione. Dal punto di vista stilistico i vasi si dividono in tre gruppi principali: il primo legato particolarmente ai vasi rinvenuti a Lentini e dintorni, e a Manfria, si può definire il Gruppo Lentini-Manfria; il secondo si può classificare, grosso modo, come il Gruppo dell'Etna, perché la maggior parte dei vasi proviene da località intorno alla montagna (Centuripe, Adrano, Paternò, ecc.); il terzo il gruppo di Lipari (v. vol. iv, pp. 648-50) comprende bellissimi esemplari da quell'isola.
I vasi del primo gruppo si dividono in due sottogruppi principali; il primo, con i pezzi più antichi, comprende le opere dei Pittori di Lentini, Ecate e Manfria, l'ultimo dei quali è molto influenzato dal Pittore C.A (v. vol. ii, p. 237) a Cuma, e di alcuni artisti minori legati a loro, che dipingono per lo più vasi decorati con figure singole o teste femminili. In questo gruppo rientrano pure pochi altri raggruppamenti importanti (per esempio quelli di Lloyd e Gibil Gabib) di grandi vasi di altissima qualità, con soggetti mitologici, drammatici e dionisiaci, spesso con un largo uso di rosso, bianco e giallo aggiunti.
Il secondo sottogruppo, detto Gruppo di Borelli dalla pisside schifoide già in quella collezione (L.C.S., n. 206), è un poco più tardo e rappresenta la continuazione dello stile Lentini-Manfria nelle ultime decadi del IV secolo. Esso include un numero di grandi vasi, decorati in maniera elaborata, e anche di vasi più piccoli, e pochi pezzi decorati in stile policromo, del quale esempio di rilievo è la famosa pisside, da Falcone, a Palermo, simile a quella in uso a Lipari.
I vasi del Gruppo dell'Etna dei quali Centuripe fu probabilmente uno dei principali centri di produzione, sono, come quelli del Gruppo Lloyd, caratterizzati dall'uso del bianco e giallo cui è spesso aggiunto del rosso che dà loro un'apparenza vivace. Tra i principali artisti abbiamo i Pittori ZA, Biancavilla, Mormino e Cefalù, i quali amano particolarmente dipingere figure di donne, ed il Pittore di Catania 4299 il cui stile ci dà il nesso tra i vasi di questo gruppo e quello di Lipari (v. vol. iv, p. 648).
Il repertorio di forme in uso in Sicilia è piuttosto limitato.
Il cratere a calice è molto comune nel primo gruppo ma non appare altrove.
Si tratta probabilmente di una tradizione ereditata da artisti più antichi come i Pittori della Scacchiera e di Dirce, che fecero entrambi un uso notevole di questa forma; il secondo anzi vi introdusse la decorazione canonica di foglie d'edera e bacche intorno all'orlo. Il cratere a campana si trova solo nel primo periodo all'inizio del V secolo a. C., il cratere a volute è del tutto assente. Anche la pisside schifoide è molto comune ed il coperchio è normalmente decorato con foglie d'edera profilate in bianco, con bacche di alloro, con o senza "cuscini" o con teste femminili. Un'altra forma molto diffusa in Sicilia è la bottiglia e, dopo di essa, la lekànis, il lèbes gamikòs, la lèkythos a fondo piatto e l'òlpe. Le varie specie di anfore sono rarissime, l'anfora con manico superiore, varietà così comune in Campania, non si trova in Sicilia.
Nei moduli decorativi impiegati sui vasi c'è poca novità.
Su quelli di piccole dimensioni i disegni sono spesso incorniciati da palmette generalmente con un'alta foglia singola e un semiventaglio sotto. Quando c'è una decorazione floreale, il motivo del fiore generalmente prende forme tipiche con il centro in nero, talvolta con un punto bianco sopra per indicare lo stamen.
Il repertorio di soggetti è meno esteso di quello delle fabbriche continentali; dobbiamo notare il predominio dell'elemento femminile. Più frequenti sono le raffigurazioni di scene di vita femminile, preparativi della sposa, scena di toletta, donne stanti o sedute con lo specchio, con offerte e simili; talvolta ad esse si accompagnano una Nike o un Eros che possono essere anche raffigurati da soli.
C'è un'alta percentuale di vasi decorati con teste femminili; i giovani drappeggiati sono rari malgrado la loro frequente apparizione su altri vasi dell'Italia meridionale, specie sul retro. Poche le scene teatrali e dionisiache tra le quali qualche eccellente vaso fliacico (v. vol. iii, fig. 873). La particolarità più evidente dei vasi s., specie nel periodo più tardo, è l'uso esteso di colori aggiunti che dà ai vasi, specie a quelli del Pittore di Lipari, un aspetto quasi del tutto policromo che porta allo stile di Centuripe del III sec. (v. tavola a colori, s. v. Siracusa, vii, p. 336). Grazie alle scoperte dei recenti scavi, e specialmente grazie alle documentazioni fornite dalle monete, ci è possibile stabilire una cronologia abbastanza precisa per la ceramica siceliota a figure rosse. La maggior parte dei vasi appartiene al periodo tra il 340 e il 310 circa; sono stati rinvenuti insieme a monete di Timoleonte (340-317) e di Agatocle come strategòs (317-304); dopo il periodo in cui Agatocle ha assunto il titolo di basileus (304-289) la ceramica a figure rosse è molto scarsa, e la ceramica che accompagna le monete con quel titolo è semplice o a vernice nera (A. Orlandini, in Arch. Class., 1957, ix, pp. 44 ss.; id., in Not. Scavi, 1962, pp. 347 ss.). La presa di Lipari da parte di Agatocle nel 304 segna con tutta probabilità la fine dei vasi a figure rosse anche in quell'isola ed è perciò possibile supporre che questo stile finisse in Sicilia e anche sul continente verso la fine del IV sec. a. C. ; dopo questa data la ceramica è rappresentata per un certo tempo da vasi semplici, decorati con motivi geometrici e a viticci in colori applicati corrispondenti allo stile di Gnathia in Apulia.
Bibl.: V. in particolare: A. D. Trendall, The red-figured vases of Lucania, Campania and Sicily, Oxford 1967, III, pp. 575 ss., in cui alle pp. 575-77 c'è una bibliografia completa. Per riassunti più brevi, v.: Id., The Lipari vases and their places in the history of Sicilian red-figure, in Bernabò-Brea, Meligunis-Lipàra, II, Palermo 1965, pp. 269-89; id., South italian Vase Painting, (British Museum Guide), Londra 1966, pp. 29-30; The Stevenaon Collection from Lipari, in Scottish Art Review, 12, 1969, pp. 1-5. Vedi pure la bibliografia sotto la voce Sicilia (E. A. A., VII, pp. 267-68), in cui si rimanda ai principali rapporti di scavo nei quali sono pubblicati molti dei vasi trovati recentemente.