Vedi TIRRENICI, Vasi dell'anno: 1966 - 1997
TIRRENICI, Vasi (v. vol. VII, p. 879)
A novant'anni dal magistrale studio del Thiersch, il gruppo dei vasi t. è ancora in attesa di una sua definizione più precisa. Nel frattempo il materiale si è notevolmente accresciuto: dai 76 pezzi conosciuti dal Thiersch ai 143 - e poi 192 - noti al Beazley (1955, 1971), ai quasi 250 registrati dal Carpenter (1983). Alle nove mani già distinte dal von Bothmer (1944) - Pittore di Prometeo, Pittore di Timiades, Pittore del Naso Puntuto, Pittore di Kyllenios, Pittore Castellani, Pittore Guglielmi, Pittore del Daino («Fallow Deer Painter»), Pittore di Goltyr, Pittore di Archippe (specializzato in hydrìai, ma del quale è nota ora pure un'anfora: J. Krauskopf, in LIMC, 1, 1981, p. 694, s.v. Amphiaraos, 10) - se ne è aggiunta una decima, il Pittore di Omaha.
I criteri elaborati dal Thiersch - anfora ovoide a collo distinto, fregio principale sulla spalla, fregi minori con animali e creature fantastiche sul corpo del vaso, ghirlanda o croce di palmette e fiori di loto alternati sul collo - si sono dimostrati inadeguati a definire la documentazione attualmente conosciuta, che comprende anche altre forme vascolari (da segnalare in particolare due anfore panciute: Berlino 31139, cfr. H. Mommsen, CVA Deutschland, 45. Berlin, Antikenmuseum ehemals Antiquarium, 5, Monaco 1980, poi sempre CVA Berlin, 5, cfr. tavv. iv, 1-2; ν, 1-3, attribuita al Pittore di Prometeo; Krannert Art Museum, Univ. of Illinois, Moon, 1979, p. 50 s., n. 30, attribuita al Pittore del Naso Puntuto). Alla base di questa estensione del termine «tirrenico» - che non ha ancora trovato una sua precisa definizione concettuale - è la ricostruzione delle singole personalità di pittori. Così l'anfora Berlino F 1702 (CVA Berlin, 5, tav. XVII) con il mito di Eracle e Nesso, attribuita al Pittore Castellani, presenta una sintassi decorativa diversa dal consueto: la scena sulla spalla si estende considerevolmente in altezza, scendendo ben al di sotto della massima espansione del vaso, mentre la parte inferiore del corpo è interamente coperta di vernice. La sottile fascia risparmiata che divide il fregio dalla zona verniciata può richiamare l'analoga funzione della fascia a scacchiera che caratterizza molte delle anfore più tarde; in effetti, come già visto dal Thiersch, l'assenza o la presenza della fascia a scacchiera può essere assunta come discrimine tra le anfore più antiche e quelle più tarde. Il Pittore di Kyllenios, che usa il motivo su almeno due vasi, sembra porsi a cavaliere dei due periodi.
Un gruppo di inquadramento controverso è quello cosiddetto O.L.L. (Oxford, Lipsia, Louvre), considerato parte integrante del gruppo tirrenico (Beazley, Carpenter), o da esso distinto (Thiersch, Rumpf, von Bothmer). A questo, che comprendeva sette pezzi, forse tutti di una sola mano (Beazley), si è recentemente aggiunta un'anfora in una collezione privata con il duello di Achille e Meninone, e un fregio di animali e creature fantastiche; sul collo, in luogo del consueto motivo dei fiori di loto e delle palmette alternati, presenta da un lato un'isolata testa maschile, barbata, di profilo. Le connessioni con la cerchia di Lydos per i caratteri della composizione e con il Pittore di Londra Β 76 per la testa barbata sul collo sembrano confermare l'ipotesi che vuole il gruppo O.L.L. distinto da quello dei vasi tirrenici.
Il gruppo tirrenico rappresenta un filone secondario nell'ambito della ceramografia del VI sec. a.C., interessante particolarmente per il suo modo di narrare vicende del mito, quali talune delle imprese di Eracle; i rapporti stilistici con la produzione attica sono stati precisati in modo convincente dal Thiersch, mentre la cronologia correntemente accettata è nel secondo quarto del VI secolo. Di recente, sono state proposte datazioni più basse per i pezzi più tardi, senza però un'adeguata motivazione. Precisamente sui problemi della cronologia e della situazione dei vasi t. rispetto alla produzione attica vertono alcuni importanti contributi del Carpenter. Partendo da un accurato esame dell'iconografia di Dioniso nella pittura vascolare attica del VI sec. a.C., egli osserva come, accettando la cronologia tradizionale, diversi temi apparirebbero dapprima sui vasi di un filone secondario, quali sono quelli t., e appena successivamente su vasi dipinti da ceramografi attici di qualità. Tra i temi in questione vanno ricordati: Dioniso in compagnia di menadi; lo stesso dio con in mano il kàntharos anziché il corno quale vaso potorio; scene di vendemmia; ancora Dioniso sull'asino in scene che sembrano derivate dal ritorno all'Olimpo di Efesto ebbro che cavalca un asino; la gigantomachia con il duello isolato di Atena contro un avversario; scene di amazzonomachia con le Amazzoni vestite in abito orientale; Eracle a banchetto su una klìne, al quale Atena mesce da bere; scene erotiche. Di conseguenza il Carpenter propone di abbassare la cronologia del gruppo tirrenico al periodo 560-530, armonizzandola con quella della produzione attica canonica. La nuova cronologia è corroborata dall'esame delle iscrizioni, in cui sono di solito impiegate lettere di forma relativamente recente, quali il thèta puntato e l’hèta aperto in luogo del thèta crociato e dell’hèta chiuso, usati da Sophilos e Kleitias.
Si è già osservato (Tiverios) come in Etruria i vasi «pontici» prendano il posto di quelli tirrenici. La cronologia bassa proposta dal Carpenter ha però l'indubbio vantaggio di avvicinare la bottega dei vasi t. a quella di Nikosthenes, che ne prenderà la successione con prodotti specificamente destinati al mercato etrusco. Sui vasi t. si possono osservare varie incongruenze di carattere iconografico rispetto ai probabili modelli del filone attico principale: dìphroi che non si possono ripiegare, diversa composizione dei cortei di divinità che accompagnano una coppia di sposi su carro; il particolare di Atena che assiste alla lotta di Eracle contro l'idra di Lerna tenendo in mano una brocca, trova invece riscontri esclusivamente nella produzione corinzia. Anche le iscrizioni presentano divergenze dalle consuetudini ateniesi (p.es. l'uso del digamma). Questi particolari hanno indotto a proporre di recente un'origine provinciale, non ateniese, benché non necessariamente non attica, per almeno parte dei vasi t.; una possibile localizzazione della bottega (o delle botteghe) potrebbe individuarsi nella parte settentrionale dell'Attica, non lontano dall'Eubea e dal confine con la Beozia (Carpenter, 1984). Altri studiosi invece, basandosi sulla distribuzione quasi esclusivamente occidentale del gruppo, avevano suggerito la collocazione in una colonia greca d'Occidente o addirittura in Etruria.
La maggior parte dei vasi t. non proviene da contesti accertati; va perciò segnalato un complesso, recentemente pubblicato, proveniente dall'Etruria (forse da Vulci) e approdato in una collezione privata (Bloesch; ora nuovamente passata di mano). Esso comprendeva un'anfora tirrenica attribuita al Pittore del Naso Puntuto, due lip cups attiche attribuite rispettivamente a Sakonides e al Pittore del Corridore, un kỳathos di bucchero, vulcente, due oi- nochòai pontiche forse dipinte dal Pittore del Sileno, e tre calici pontici, con un'escursione cronologica compresa approssimativamente tra il 550 e il 530 a.C. (v. anche pùntici, vasi).
Bibl.: In generale: J. D. Beazley, Attic Black-Figure Vase-Painters, Oxford 19565 pp. 94-105; id., Paralipomena, Oxford 19712, p. 34 ss.; K. Schauenburg, Parisurteil und Nessosabenteur auf attischen Vasen hocharchaischer Zeit, in Aachener Kunstblätter, XLIV, 1973, p. 15 ss.; D. von Bothmer, M. B. Moore, CVA United States of America, 16. The Metropolitan Museum of Art, 4. Attic Black-Figured Neck-Amphorae, New York 1976, p. 4 ss.; D. von Bothmer, ree. a J. Boardman, CVA Great Britain, 14. Oxford, Ashmolean Museum, 3, Oxford 1975, in AJA, LXXX, 1976, pp. 316-317; Kunst der Antike. Schätze aus norddeutschem Privatbesitz (cat.), Magonza 1977, p. 251 ss., ç. 233; K. Schauenburg, Die einköpftge Hydra, in Στηλη. Τομος εις μνημην Ν. Κοντολεοντος, Atene 1980, n. 96 ss.; D. von Bothmer, ree. a H. Mommsen, CVA Deutschland, 45. Berlin, Antikenmuseum ehemals Antiquarium, 5, Monaco 1975, in Gnomon, LIV, 1982, pp. 316-317; J. Kluiver e altri, The Tyrrhenian Group. Its Origin and the Neck-Amphorae in The Netherlands and Belgium, in BABesch, LXVII, 1992, p. 73 ss.; id., The Potter-Painters of the Tyrrhenian Neck-Amphorae. A Close Look at the Shape, ibid., LXVIII, 1993, pp. 179-194. - Pittore di Archippe: D. von Bothmer, Six Hydriai, in AntK, XII; 1969, p. 26 ss. - Gruppo di Archippe: Frühe Zeichner 1500-500 ν. Chr. Ägyptische, griechische und etruskische Vasenfragmente der Sammlung H. A. Cahn (cat.), Friburgo 1992, p. 37, n. 28. - Pittore di Omaha: W. G. Moon, L. Berge, Greek Vase-Painting in Midwestern Collections, Chicago 1979, p. 40 ss., n. 25 (attribuzione D. von Bothmer). - Dìnoi del Pittore di Kyllenios a Malibu: Μ. B. Moore, Giants at the Getty, in Greek Vases in the J. P. Getty Museum, 2 (Occasional Papers on Antiquities, 3), Malibu 1985, p. 21 ss., figg. 1-20; ead., Giants at the Getty again, in Greek Vases in the J. P. Getty Museum, 4 (Occasional Papers on Antiquities, 5), Malibu 1989, p. 33 s. In collezione privata: D. Williams, Sophi- los in the British Museum, in Greek Vases in the J. P. Getty Museum, ι (Occasional Papers on Antiquities, 1), Malibu 1983, p. 9 ss., 13. Cronologia: T. H. Carpenter, On the Dating of the Tyrrhenian Group, in OxfJA, II, 1983, p. 279 ss. - Provenienza non ateniese: W. Schiering, Eine Amphora des Schwal- benmalers im Louvre, in RA, 1974, p. 3 ss.; U. Höckmann, Zur Darstellung auf einer tyrrhenischen Amphora in Leipzig, in Festschrift für F. Brommer, Magonza 1977, p. 181 ss., n. 5; E. Langlotz, Filialen griechischer Töpfer in Italien?, in Gymnasium, XXIV, 1977, pp. 423 ss., 425, n. 6; T. H. Carpenter, The Tyrrhenian Group: Problems of Provenance, in OxfJA, III, 1984, p. 45 ss.; Β. Ginge, A New Evaluation of the Origins of Tyrrhenian, in Proceedings of the 3rd Symposium on Ancient Greek and Related Pottery, Copenhagen 1987, Copenaghen 1988, p. 201. - Vasi pontici come successori dei vasi tirrenici: M. A. Tiverios, Οι τυρρηνικοί (αττικοί) αμφορείς. Η σχέση τους με τους ποντιακούς (ετρουσκικούς) και τον Νικοσθενη, in AEphem, 1976, p. 44 ss - Sulla bottega di Nikosthenes: M. M. Eisman, Nikosthenic Amphorai: the J.P. Getty Museum Amphora, in GettyMusJ, I, 1974, p. 43 ss. - Complesso in collezione privata: H. Bloesch (ed.), Griechische Vasen der Sammlung Hirschmann, Zurigo 1982, pp. 34 ss., 96 ss., nn. 13-21. - Per l'attribuzione: T. H. Carpenter, On the Dating..., cit., p. 286, n. 33; id., The Tyrrhenian Group..., cit., p. 55, n. 35 (attribuzione D. von Bothmer). - Anfore O.L.L.: D. von Bothmer, in Kunst der Antike..., cit., p. 251, n. 233.