VASI
. Biologia. - Nel linguaggio biologico per vaso si intende un tubo, il quale serve a trasportare liquidi di diversa natura da un punto all'altro dell'organismo: così nelle piante abbiamo i vasi legnosi e i cribrosi; i primi conducono i liquidi assorbiti dalle radici fino alle estreme parti della pianta; i secondi, invece, distribuiscono nelle pareti delle varie parti le sostanze organiche, le quali sono state elaborate dalla stessa pianta.
Nell'economia animale abitualmente come vasi sono indicati quei tubi riccamente ramificati entro i quali camminano i liquidi nutritizî, che debbono essere portati a tutte le parti dell'organismo; però in qualche caso la denominazione s'adatta pure a quei condotti, che servono al trasporto di liquidi di altra natura: esempi abbiamo nel vaso deferente, che costituisce una parte delle vie di escrezione del testicolo, nei vasi biliari per mezzo dei quali viene raccolta la bile.
Nel regno animale la struttura delle pareti dei vasi in genere è molto complessa, essendo dette pareti formate di tre strati indicati con il nome di tonache, distinte in interna, media ed esterna; a ciascuna delle tonache è devoluta una speciale funzione: così la tonaca interna, essendo quella che deve stare a contatto con il liquido circolante, presenta nella sua faccia interna un rivestimento, che per i suoi caratteri fisici e chimici favorisce la conservazione dell'integrità del liquido circolante. La tonaca media, invece, è destinata a favorire il deflusso del liquido tanto attivamente, quanto passivamente; infatti essa può contenere tessuto muscolare e tessuto elastico; il tessuto muscolare presenta le sue fibre disposte longitudinalmente e circolarmente. Le fibre longitudinali, contraendosi, aumentano il lume del tubo e richiamano così il liquido posto a monte di quel tratto; le fibre circolari restringendo il lume del tubo in un determinato tratto ne spingono il contenuto a valle: il tessuto elastico, invece, disteso in seguito a un aumento di pressione del liquido, immagazzina una certa quantità di energia propulsiva, che più tardi rimetterà in libertà. La tonaca esterna serve a stabilire il collegamento del vaso con i tessuti circostanti e contiene i vasi e i nervi che provvedono al trofismo e alla regolazione del vaso, vasa et nervi vasorum.
In anatomia umana la denominazione di vaso è specialmente riserbata a quei tubi che servono a fare circolare in tutte le parti dell'organismo i liquidi nutritizî e che a seconda del contenuto si dividono in sanguiferi e linfatici: i sanguiferi alla loro volta si distinguono in arteriosi e venosi: descrivendo perciò il sistema circolatorio si distingue un sistema arterioso, un sistema venoso, un sistema linfatico, ai quali bisogna aggiungere pure un sistema capillare, costituito da una rete di esilissimi vasi, le cui pareti hanno una struttura molto semplice e adatta a permettere gli scambî nutritizî tra il sangue e i tessuti e che stabiliscono la comunicazione tra le ultime ramificazioni delle arterie e le radicole delle vene (v. Sanguifero, Sistema).
Anatomia patologica.
Nella patologia dei vasi sanguigni le malformazioni occupano parte non trascurabile. Il tronco dell'aorta o quello della polmonare può essere atrofico; oppure l'ostio valvolare di queste arterie è impervio come un diaframma; in questi casi vie patologiche di deflusso, le quali costituiscono concomitanti malformazioni (forami nei setti cardiaci, ecc.), permettono la vita anche per lustri. Altre volte non esiste impervietà (atresia), ma solo un restringimento (stenosi) dell'orificio valvolare; comunque è notevole l'intensa cianosi congenita. Invece della polmonare e dell'aorta può aversi un unico vaso (persistenza del tronco comune); oppure le due arterie hanno posizione invertita alla base del cuore, con numerose varietà (trasposizione dei grossi vasi). Può aversi doppia vena cava superiore per il patologico persistere di quella sinistra, che di norma si riassorbe durante la vita embrionale. L'arco aortico può svolgersi a destra, oppure può esistere un doppio arco aortico (abnorme involuzione degli archi arteriosi primitivi nella vita embrionale). Può persistere anche dopo la nascita il condotto di Botallo che nel feto fa comunicare l'aorta con la polmonare. Impervietà o stretture dell'aorta toracica talora permettono a lungo la vita mediante complicati circoli collaterali. Non raro il calibro ridotto (angustia) o una struttura congenitamente imperfetta (ipoplasia) nell'aorta e nella polmonare. Rare le dilatazioni congenite aneurismatiche (A. Costa). Nelle vene può aversi una congenita assenza delle valvole, onde precoce insorgere di varici (B. De Vecchi). Congenite malformazioni dei capillari sanguigni, per eccesso numerico o per debilità della parete, conducono a quelle formazioni rossastre frequenti nel collo, nel volto e altrove, che sono chiamate angiomi (emangiomi), spesso erroneamente ritenuti tumori. Malformazioni dei capillari linfatici sono a base dei linfangiomi.
Frequentissimi i fenomeni regressivi dei vasi sanguigni, tra i quali emerge quel complesso definito arteriosclerosi (J. M. Lobstein), ateroma (A. Förster), aterosclerosi (F. Marchand). Questi nomi esprimono il concetto di un indurimento della parete arteriosa (sclerosi) associato a fatti degenerativi e di disfacimento dei tessuti (ateroma). Secondo molti studiosi non si tratta di fatti infiammatorî (arterite) ma piuttosto di alterazioni regressive le quali colpiscono essenzialmente le tuniche interne delle arterie. In certi casi (ateroma), prevalgono i fatti degenerativi e di disfacimento, in gran parte dovuti ad accumulo di lipoidi; in altri, invece, i fatti d'indurimento per aumento patologico del tessuto di sostegno, cioè del connettivo fibroso ed elastico della tunica intima (arteriosclerosi). Nelle grosse arterie, in particolare nell'aorta, è prevalente l'ateroma: la tunica interna presenta, oltre che rilievi biancastri tendinei di sclerosi, chiazze giallastre irregolari le quali, quando si taglia la parete, appaiono composte di una poltiglia formata microscopicamente da goccioline di grasso, da cristalli di acidi grassi e di colesterina; alcune di queste placche appaiono ulcerate, in altre esiste una incrostazione calcarea; possono conseguirne dilatazioni e rotture, trombosi ed embolie. Nelle piccole arterie dei varî organi prevale la sclerosi: le arteriole divengono rigide e semichiuse dall'ispessimento deformante della tunica interna: il sangue le attraversa quindi con difficoltà e gli organi ne vengono a soffrire lesioni più o meno gravi d'indurimento e di atrofia parziale o diffusa o sono sede di emorragie. Nelle arterie di tipo muscolare, come quelle degli arti, può aversi una grave calcificazione della tunica media (J. G. Monckeberg): gli anelli calcarei dànno all'arteria la consistenza di una "trachea di pollo" e possono perfino ossificarsi; negli arti può derivarne mediante trombosi la chiusura del vaso e quindi la cancrena.
L'arteriosclerosi costituisce il terreno fondamentale della patologia della vecchiaia ma non è da confondere con i fenomeni della senilità fisiologica. Non è una costante conseguenza dell'età ma è una malattia che risparmia i longevi, i quali altrimenti non raggiungerebbero l'età più avanzata (ultra-centenarî con arterie non sclerotiche): malattia che può colpire mortalmente anche individui relativamente giovani e perfino giovanissimi (arteriosclerosi dei reni, dei polmoni, del cervello). Le modificazioni viscerali e arteriose causate dalla senilità fisiologica hanno caratteri anatomici diversi da quelli dell'arteriosclerosi. Già nell'età giovanile cominciano del resto, circoscritte e discrete, le alterazioni che nell'età più avanzata costituiranno il vasto quadro dell'arteriosclerosi; il fatto che l'arteriosclerosi coincide spesso con la senilità indica soltanto che molti fattori, i quali influiscono sullo sviluppo della malattia, si svolgono e agiscono in funzione del tempo. Una particolare, non fisiologica, usura delle arterie è dunque l'arteriosclerosi: malattia che, attraverso lesioni viscerali e modificazioni funzionali, tronca la vita prima che si sia svolto l'arco del suo fisiologico decorso e in alcuni casi molto prematuramente.
L'arteriosclerosi non colpisce tutti quanti i distretti che in casi rari di "malattia arterio-arteriolo-sclerotica" (R. Reitano); di solito ne sono colpiti fortemente alcuni, mentre altri restano indenni: così l'aorta può esser gravemente colpita nel tratto addominale integra nel tratto toracico; così possono esser colpite isolatamente le arterie del cuore o dei reni o del cervello. Il profilo dell'arteriosclerosi è dunque caratterizzato, oltre che dal polimorfismo, dalla saltuarietà distrettuale.
L'arteriosclerosi è diffusa in tutti i paesi senza notevoli diversità di frequenza o di forma (2a Conferenza internaz. di patologia geografica, 1934). Dunque le circostanze esterne (geografiche, climatiche, di costumi), sebbene importanti, non hanno tuttavia un significato causale essenziale: come non l'hanno la professione, lo stato sociale, il tipo di nutrizione, l'intossicazione alcoolica o nicotinica, la tubercolosi, il reumatismo e altre infezioni, fatta riserva per la sifilide, che potrebbe disporre l'aorta all'ateroma (S. V. Anitschkow, B. de Vecchi); sono invece in primo piano i fattori interni, rispettivamente costituzionali. Influiscono certamente sulla genesi dell'arteriosclerosi: 1° le turbe nel ricambio dei lipoidi (aumento della colesterina nel sangue, forse anche turbe nel rapporto tra colesterina e lecitina, tra colesterina e sostanze proteiche del plasma sanguigno), onde la frequenza dell'arteriosclerosi nella senilità, la sua gravità nel diabete, le caratteristiche stesse dell'ateroma; 2° l'aumento dell'azione meccanica svolta dal sangue sulla parete vasale, cioè l'ipertensione.
In molti casi la turba nel ricambio dei lipoidi non è grave, ma esistono le condizioni locali (meccaniche, distrofiche, metaboliche) per il depositarsi dei lipoidi nella parete vasale; 3° la predisposizione ereditaria, come è prospettato dalla frequenza di malattie a base arteriosclerotica, spesso con predilezione per un dato organo, in alcune famiglie (E. Marchiafava). Del resto, tanto le turbe nel ricambio dei lipoidi quanto l'ipertensione, non sono indifferenti esse stesse a fattori ereditarî.
Il sistema venoso di solito non è colpito da alterazioni concomitanti al quadro dell'arteriosclerosi; però allorché in particolari distretti (arti inferiori, intestino retto) esiste un'ipertensione, allora la parete venosa subisce fenomeni di sclerosi (flebosclerosi) e si sfianca, derivandone le varici. Ne è dimostrata la base malformativa (assenza di valvole nelle vene, B. De Vecchi) e la tendenza ereditaria (F. Curtius).
Le infiammazioni acute suppurative colpiscono frequentemente i vasi sanguigni, in particolare le vene e le arterie (flebiti, arteriti) e rappresentano un reperto anatomico di grande importanza nelle setticemie: esse cominciano ora dalle tuniche esterne, ora invece da quelle interne se gli agenti di infiammazione pervengono con la corrente sanguigna. Comunque tutta la parete è presto colpita e facilmente il vaso s'occlude per il coagularsi del sangue (trombosi settica). A causa di questo focolaio infettivo si produce e si mantiene la setticemia. Anche i linfatici sono sede d'infiammazione acuta (linfangite), anzi lo sono precocemente in occasione di un focolaio settico, e propagano l'infezione alle regioni prossime e alle linfoghiandole relative (adenite acuta). Non rare nella tifoide e nell'infezione puerperale le flebiti degli arti inferiori (flegmasia alba dolens).
La sifilide, la tubercolosi, l'infezione reumatica colpiscono non raramente arterie e vene: attraverso lesioni vascolari, particolarmente venose, la tubercolosi si generalizza; mediante l'infiammazione specifica dei tessuti esterni dell'aorta (aortite luetica) la sifilide determina spesso aneurismi, mentre altre volte lede le arterie coronarie del cuore, cagionando crisi dolorose. All'aortite luetica si sovrappone spesso l'ateroma (A. Fabris). La periarterite nodosa e la trombo-angioite obliterante degli arti (malattia di L. Buerger), che determina la cancrena giovanile degli arti, hanno genesi ignota. La sifilide colpisce fortemente i vasellini sanguigni di piccolo calibro, dai quali poi si originano le manifestazioni a carico dei varî organi. La tubercolosi interessa precocemente i capillari linfatici, nei quali trova una via di diffusione: altrettanto il linfogranuloma. La penetrazione secondaria di tumori e di iperplasie maligne può avvenire nei varî tipi dei vasi sanguigni e nei linfatici. Tumori primitivi sorgono quasi esclusivamente nei capillari. Gli angiomi sono, più che tumori, malformazioni vascolari (emangiomi, linfangiomi); fattori ereditarî sono evidenti nella malattia di A. Lindau (angiomi del cervelletto associati ad angiomatosi della retina). Veri tumori sono invece gli endoteliomi e i periteliomi (originatisi rispettivamente dagli endotelî di rivestimento e dalle cellule avventiziali dei capillari sanguigni). Sono tumori di assai diverso comportamento; in genere hanno però una malignità non molto spiccata.