RADOSLAVOV, Vasil
Uomo politico bulgaro, nato l'11 marzo 1854 a Loveč, morto a Berlino il 21 ottobre 1929. Studiò a Vienna e Heidelberg, dove prese la laurea in giurisprudenza. Trascurò l'avvocatura per darsi alla politica. Era un fautore dell'idea che la resurrezione della Grande Bulgaria avrebbe potuto realizzarsi soltanto con l'aiuto dei Tedeschi, e non già nel quadro del panslavismo. Fu germanofilo e austrofilo, antirusso e antiserbo. Dal 1884 al 1886 fu ministro della Giustizia. Fondò, in contrasto con Stambulov, il partito nazionale-liberale e fu ministro dell'Interno dal 1899 al 1900. Durante le guerre balcaniche del 1912-1913 assunse la presidenza del consiglio, che mantenne fino al giugno 1918. Stipulò l'infelice pace di Bucarest, diede alla politica bulgara un indirizzo antirusso, tanto che nell'autunno del 1915 concluse l'alleanza con le potenze centrali. Alla fine della guerra mondiale si dovette rifugiare in Germania. Il governo di Stambuliski lo condannò nel 1923, in contumacia, al carcere a vita. Pubblicò le sue memorie (in tedesco): Bulgarien und die Weltkrise (1923). Nell'amnistia del 1924 fu escluso nominativamente dal benefizio. Dopo la seconda amnistia generale (del 1929) stava per tornare trionfante in patria, malgrado le proteste di Belgrado, quando morì.