Vedi VASIO dell'anno: 1966 - 1997
VASIO (v. vol. VII, p. 1093)
A partire dal 1970, nuove campagne di scavo sono state effettuate a SO e a NE della città. A NE («terreno Thes») si sono ritrovati resti di un'occupazione molto circoscritta di età calcolitica (focolare in situ, strato di decantazione). A SO, sondaggi effettuati nella Casa del Delfino (già riportata alla luce negli anni '50) e uno scavo di emergenza vicino alla cattedrale hanno dimostrato che sulla riva settentrionale del fiume Ouvèze erano stati creati dei terrazzamenti artificiali che reggevano le costruzioni romane. Nei riempimenti effettuati a tale scopo è stato ritrovato importante materiale protostorico: microliti di selce, ceramiche eseguite senza il tornio degli inizî dell'Età del Ferro o ancora più antiche, ceramica locale c.d. fócese o pseudo-ionica; e ancora bucchero etrusco, ceramica attica, etrusco-campana. L'occupazione preromana del sito è dunque definitivamente provata: era localizzata sul colle, dove si è successivamente impiantata la città medievale con il castello, oltre che sulle rive dell'Ouvèze. Scavi iniziati nel 1993, dopo una violenta piena del fiume, hanno messo in luce ai piedi della collina del castello un settore del bastione protostorico, consistente in una cortina e in una torre quadrangolare, databile intorno al 450 a.C. Sono state rinvenute anche una quindicina di stele monolitiche, scanalate, reimpiegate in questo settore, sotto le quali sono stati trovati focolari del VI sec. a.C.
L'inizio dell'occupazione romana è stato fissato intorno al 30 a.C.: sempre sotto la Casa del Delfino si sono ritrovati resti di tre fasi precedenti, la prima delle quali risale a tale data. In questa prima fase la residenza non era una domus urbana, bensì una villa inserita entro un podere circondato da mura, con terme separate (alimentate da una cisterna) e strutture di carattere agricolo. Il confronto tra la tecnica edilizia e gli elementi architettonici di questa casa e quelli che si incontrano nel resto dell'insediamento dimostra che V. ha conosciuto il suo sviluppo urbano tra la fine del I sec. a.C. e l'inizio del I d.C. Un importante riempimento scavato vicino alla cattedrale e databile alla bassa età imperiale era costituito da calcinacci e intonaci dipinti in un III stile pompeiano precoce, che appartenevano alla decorazione di ambienti degli inizî del I sec. d.C.; un secondo gruppo di intonaci era riferibile a pitture databili intorno alla fine dello stesso secolo, con graffiti di grande interesse raffiguranti gladiatori.
La V. augustea sembrerebbe essere stata caratterizzata da un tessuto urbanistico molto rado (ma è da ricordare che il suo centro monumentale è ancora sconosciuto, dato che si trova sotto la città moderna, in direzione dell'Ouvèze). Si può attribuire a età tiberiana la costruzione di un modesto complesso termale (successivamente inglobato nella c.d. Casa del Busto d'argento) che per pianta e dimensioni ricorda le Terme Stabiane di Pompei. Anche il teatro potrebbe, almeno a giudicare dalla prima fase della sua scenae frons, risalire al medesimo periodo. È però probabile che il momento più intenso dello sviluppo urbanistico di V. debba essere attribuito alla metà del I sec. e all'età flavia. In almeno due punti diversi della città si costruiscono nuove terme e si ampliano quelle già esistenti, si organizza la viabilità, alcune domus vengono ampliate (Casa del Busto d'argento, Casa del Delfino, casa erroneamente detta «pretorio» e definita ormai «Maison à la Tonnelle»), si diffonde l'uso delle pitture parietali e dei mosaici. A tale proposito merita di essere segnalata l'importante serie di pavimenti policromi ritrovata, a NE, nella «Villa del Pavone»: si tratta di mosaici inquadrabili nell'attività della «scuola del Rodano», ma che i dati di scavo consentono di attribuire a una data molto più alta rispetto alle cronologie correnti (fine I-inizî II sec.). Sembra dunque che il floruit di V. si collochi tra l'età di Claudio e gli Antonini, come ci testimonia tra l'altro anche la statuaria: secondo una recente interpretazione il Tiberio di Vaison sarebbe in realtà un ritratto di Claudio; si conoscono inoltre statue di Domiziano, Adriano e Sabina. La testa di marmo comunemente interpretata come Venere rappresenta invece un Apollo laureato, copia romana di un originale greco.
Gli scavi nel quartiere Thes, che hanno riportato alla luce una serie di botteghe e di locali a destinazione artigianale (a NE della città), hanno consentito anche l'individuazione di uno strato omogeneo d'incendio, che corrisponde al momento dell'abbandono delle terme settentrionali e della «Villa del Pavone». Alcune monete permettono di datare con precisione queste distruzioni agli anni intorno al 285 d.C., a conferma del fatto che V. subì gravi calamità alla fine del III secolo.
Gli scavi hanno peraltro evidenziato anche ricostruzioni e un nuovo insediamento successivi a tale data. Il caso più significativo è quello delle terme settentrionali: su di esse, nel IV sec., si impianta un'azienda agricola e, contemporaneamente, il vecchio edificio viene utilizzato come cava di pietre. La città è servita da una via con carreggiate, e in essa sorgono nuovi edifici, di cui si ritrovano i resti, costruiti sia con materiali lapidei sia con mattoni crudi e malta.
Scavi di emergenza apportano di continuo nuovi elementi, anche se parziali: fra gli altri ricordiamo il decumanus, ancora terme, le necropoli più tarde, il ponte e la sistemazione antica delle rive dell'Ouvèze.
Bibl.: Y. de Kisch, Fouilles archéologiques à Vaison-la-Romaine, in RA, 1978, pp. 185-192; Ch. Goudineau, Y. de Kisch, B. Liou, F. Salviat, Vaison-la-Romaine en Provence et Languedoc méditerranéens, in Les mouvements celtiques du Ve au 1er siècle avant notre ère. Actes du XXe Colloque organisé à l'occasion du IXe Congrès international des sciences préhistoriques et protohistoriques, Nice 1976, Parigi 1979, pp. 123-151; Ch. Goudineau, Les fouilles de la Maison au Dauphin. Recherches sur la romanisation de Vaison-la-Romaine (Gallia, Suppl. 37), Parigi 1979; E. Deniaux, F. Bartaud, Graffiti de gladiateurs à Vaison, in RANarb, XII, 1979, pp. 265-272; F. Salviat, A la découverte des empereurs romains et de leur famille d'après les historiens et les portrait de Gaule Narbonnaise, in Doss- AParis, 1980, 41, pp. 6-90; id., Hadrien et Sabine à Vaison-la-Romaine, in ArcheologiaParis, CLXIV, 1982, pp. 9-14; M. Gauthier, in Gallia, XLII, 2, 1984, pp. 429-430; C. Allag, A. Barbet, F. Galliou, L. Krougly, Peintures romaines, musée de Vaison (cat.), Aix 1987; Y. de Kisch, La Villa du Paon, le quartier des boutiques, Avignone 1990; Ch. Goudineau, Y. de Kisch, Vaison-la-Romaine, Errance 1991; M. E. Bellet (ed.), Recherches archéologiques récentes à Vaison-la- Romaine (Notice d'Archéologie Vauclusienne, 2), Vaison 1992; C. Allag, A. Barbet, Vaison-la-Romaine, la Maison dite «Le Prétoire», in Revue Archéologique de Picardie, n. speciale 10, 1995, pp. 85-92; Ch. Goudineau, Y. de Kisch, Vaison-la-Romaine (Guides archéologiques de la France, 1), Vaison 19972.