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VASSOIO

di Filippo Rossi - Enciclopedia Italiana (1937)
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VASSOIO

Filippo Rossi

Sorta di piatto fornito di sponde e destinato sia a contenere vivande sia a sostenere uno o più recipienti (vasi, ecc.). Di questa sorta di piatto si ha menzione fino dal Medioevo; non è però costante il significato dato alla parola vassoio, neppure nei corrispondenti vocaboli delle altre lingue, tendendosi anche oggi a designare come vassoio qualunque piatto, tondo od ovale, che si distingua dagli altri per le dimensioni maggiori del comune e per la particolarità dell'uso cui è destinato.

Nei secoli di mezzo i vassoi comuni dovevano essere di legno e quadrangolari; ma già nel primo Medioevo troviamo il ricordo o gli esempî di vassoi di altra forma e di altra materia, e di uso differente dal consueto. Incerta è la destinazione del vassoio in oro massiccio, trovato a Gourdon insieme con monete bizantine (Parigi, Bibliothèque Nationale), a forma di parallelogrammo decorato con vetri e turchesi entro alveoli rapportati, e sostenuto da un motivo architettonico traforato; come centro da tavola doveva servire quello mostrato a Gregorio di Tours nel Palazzo reale di Nogent da Chilperico che lo aveva fatto fabbricare in oro, del peso di 50 libbre, e ornare di pietre preziose. Di metallo soprattutto, prezioso o no, sono quasi sempre i vassoi che hanno qualche valore d'arte; e solo più tardi, dal sec. XVI in poi, la maiolica divenne la materia più usata per quelli come per tutti gli altri arredi della tavola. Fra i primi costituiscono un gruppo particolarmente numeroso quelli prodotti da artisti musulmani; più rari quelli in argento a decorazione prevalentemente incisa che ancora nei secoli XI e XIl riecheggiano motivi sassanidi; frequenti quelli in rame inciso, provenienti dall'Iran anche prima del sec. XIII, e quelli in rame con incrostazioni o ageminature d'argento di un tipo che dovette avere origine in Mossul (Mesopotamia) verso la fine del sec. XII e la prima metà del XIII, e che si propagò poi specialmente in Egitto all'epoca degli Ayyūbidi (prima metà dal sec. XIII), perdurandovi anche sotto il dominio dei Mamelucchi fino al sec. XV, e diffondendosi contemporaneamente anche nello Yemen sotto la dinastia Rassulide; i più numerosi sono quelli persiani e indiani dei secoli XVII e XVIII; mentre ancora dei secoli XV e XVI sono le imitazioni veneziane, opera di artisti orientali immigrati. La loro decorazione consiste generalmente in un motivo centrale talvolta sporgente a umbone, circondato o da zone circolari di altri medaglioni o da altro motivo che ricopre il fondo; più tardi prevalgono anche scene figurate, mentre solo fra i più antichi la decorazione è limitata alle iscrizioni. Questi vassoi erano destinati a servire il caffè ed erano posati su sostegni appositi pure incrostati d'argento di cui qualche esempio ancora sussiste (Londra, Victoria and Albert Museum). Su questi tipi musulmani sono modellate le forme dei vassoi ceramici che appaiono nella produzione rodiota dei secoli XV e XVI e, già prima, in quella ispano-moresca che fornisce anche di rilievi i suoi numerosi vassoi circolari, profondi e a largo orlo, divenendo poi una delle forme più comuni della maiolica italiana del Quattrocento e del primo Cinquecento. Già in inventarî trecenteschi sono menzionati vassoi in argento per uso della tavola; più frequente se ne fa l'uso nel Rinascimento, fino a culminare nei numerosi esempî del vassoio accoppiato a un boccale posato nel centro di quello, che numerosi orefici sbalzarono e cesellarono con sempre maggiore raffinatezza, in Italia, durante tutto il secolo XVI; alcuni di essi sono fra i migliori prodotti dell'oreficeria del tempo, anche se non debbono neppure stilisticamente esser tutti ricollegati, come prima si faceva, alla scuola del Cellini (per es., quello della coll. Cow per al castello di Panshanger). Il tipo si ripete anche nell'altra oreficeria europea dei secoli XVI e XVII, che dipende sostanzialmente da quella italiana per i motivi (Germania, Spagna, Portogallo); quella tedesca si vale poi volentieri anche di materie meno consuete (corno, ecc.) inquadrandole in preziose montature (vassoio in corno di rinoceronte del tesoro reale di Monaco). In Francia furono numerosi anche i vassoi decorati a smalti dipinti di Limoges. Da questi vassoi in oreficeria la forma passò nella maiolica italiana dipinta; soprattutto a Pesaro e ad Urbino, dove ritroviamo le coppie di vassoi e boccali, e le forme anche ellittiche con ricca decorazione a rilievo (cfr. per es. i vassoi urbinati del servizio di Guidobaldo II della Rovere, Firenze, Museo Nazionale) che è caratteristica pure della ceramica francese di B. Palissy. Dopo il sec. XVI la forma del vassoio si allontana dalle linee più elementari fin allora prevalse per adottare più frequentemente contorni spezzati od ondulati: le argenterie barocche o rococò francesi ne diedero esempî bellissimi, fino a quando anche nell'oreficeria tornò a premlere la forma classica. La porcellana europea, che nel sec. XVIII venne di nuovo a sostituire, almeno in parte, l'argenteria, riportò anche nei vassoi forme orientalizzanti derivate dai varî modelli cinesi e giapponesi. Nei secoli XIX e XX la forma del vassoio riflette la molteplicità e la caducità degli stili a volta a volta prevalsi, e rivela naturalmente, in quelli metallici, l'inevitabile influsso della fabbricazione meccanica sempre più progredita.

Nell'uso liturgico il vassoio serve a sostenere le ampolle del vino e dell'acqua per la consacrazione, e a ricevere l'acqua che viene versata sulle dita del sacerdote dopo la messa; ma tale uso risale soltanto al sec. XVI ed è prescritto da Pio V in poi. Il metallo adoperato fu fino al sec. XIX lo stagno e meno frequentemente l'argento e l'oro; la decorazione prevalentemente a sbalzo è talvolta arricchita di pietre, di filigrana d'argento o di smalto dipinto; la forma è più frequentemente quella ovale che quella rotonda. (V. tavv. CXXXV e CXXXVI).

Bibl.: Viollet-Le-Duc, Dict. raisonné du mobilier français, I, Parigi 1868, s. v. Surtout; V. Gay, Glossaire archéologique du Moyen Âge et de la Renaissance, II, Parigi 1927, s. v. Plateau.

Vedi anche
argento Elemento chimico, di simbolo Ag, peso atomico 107,88, numero atomico 47.  generalità In natura l’argento è diffuso sia come minerale: argentite (Ag2S), pirargirite (3Ag2S•Sb2S3), cherargirite o luna cornea o argento corneo (AgCl), proustite (3Ag2S•As2S3) ecc., sia allo stato nativo; inoltre è spesso ... metallo Elemento chimico caratterizzato da alto potere riflettente, opacità alla luce, buona conduttività termica ed elettrica (quest’ultima decrescente al crescere della temperatura), duttilità spesso elevata, e che è inoltre capace di fornire in soluzione ioni dotati di carica positiva e di formare ossidi ... ceramica chimica e tecnica Con la denominazione di prodotti ceramici si intende una vasta gamma di manufatti, diversi per composizione, struttura, proprietà, impiego ecc., aventi in comune il processo tecnologico di fabbricazione: si ottengono da materiali incoerenti (costituiti in gran parte da sostanze inorganiche ... vetro Materiale costituito essenzialmente da derivati del silicio, caratterizzato in genere da fragilità e trasparenza (proprietà che in alcuni tipi di vetro possono anche mancare), di larghissimo impiego in molteplici applicazioni, anche per la sua caratteristica di essere facilmente modellato nelle forme ...
Categorie
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Vocabolario
vassóio
vassoio vassóio s. m. [lat. tardo missōrium «piatto per mandare (mittĕre) le vivande in tavola», incrociato con vas «vaso»]. – 1. Grande piatto a fondo piano, di metallo, legno, ceramica, ecc., con bordo rilevato o variamente sagomato e...
vassoiata
vassoiata s. f. [der. di vassoio]. – 1. Quanta roba è normalmente contenuta in un vassoio: una v. di castagne, di cannoli, di biscotti. 2. Colpo dato o ricevuto con un vassoio.
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