VASTO (Histonium)
Cittadina in provincia di Chieti, situata su un terrazzo a breve distanza dal mare. Nelle fonti risulta come il più importante insediamento della popolazione sannitica dei Frentani; dopo la Guerra Sociale, diviene municipio (CIL, IX, 2855, 2860, 2862).
Una recente rilettura dei resti antichi e nuove indagini di scavo condotte dalla Soprintendenza Archeologica dell'Abruzzo permettono di proporre una prima, sia pur parziale, ricostruzione del centro antico.
Il nucleo originario è riconoscibile nel settore S dell'abitato medievale, compreso fra Palazzo D'Avalos, Piazza Rossetti (anfiteatro), e le c.d. grandi cisterne, ove sono attestate murature in opera incerta, riconoscibili come le più antiche strutture note, databili probabilmente fra II e I sec. a.C.
Pur non essendo ricostruibile un impianto unitario, sembra prevalere fra tali strutture un orientamento NE-SO, normale alla forte pendenza del vicino margine del pianoro e ripreso anche da alcuni limitati settori dell'abitato medievale.
Tracce consistenti dell'abitato antico sono emerse nella zona centro-settentrionale della V. medievale, ove resti in opera reticolata e mista testimoniano un ampliamento dell'abitato fra la fine del I sec. a.C. e il I sec. d.C. E riconoscibile un tessuto urbanistico di indubbia origine antica, diviso in due ambiti dall'assetto diverso.
Uno schema regolare è costituito da tre fasce di isolati della larghezza di un actus, con cui risultano allineati alcuni resti, fra cui le terme. Un altro impianto, scandito con intervallo regolare di un actus, è confermato dall'esistenza di resti di basolato a Via Pampani, di un collettore fognario sull'asse di Via Barbarotta e di muri antichi allineati con gli assi viarî. Tale impianto unitario appare in parte collocato su un terrapieno creato per livellare l'intera area probabilmente nella seconda metà del I sec. a.C. e definitivamente sistemato lungo il margine meridionale di Corso Plebiscito all'epoca di Claudio con un ultimo potente riporto di terre. Il non lontano rinvenimento di una dedica frammentaria a questo imperatore (CIL, IX, 2840) suggerirebbe un'attribuzione proprio a Claudio della sistemazione del fronte occidentale dell'abitato.
Sul margine orientale del pianoro, invece, l'impianto urbano doveva essersi adattato alla morfologia dei luoghi, organizzandosi con sostruzioni e terrazze. Il sistema così definitosi va completandosi fra la fine del I e il II sec. d.C. con la realizzazione del grande anfiteatro, in opera mista con tratti di reticolato policromo.
Nella ricostruzione proposta da M. T. Onorati, l'ellisse di cui restano visibili alcuni tratti è probabilmente riconoscibile come anello intermedio della cavea, mentre l'anello esterno suggerito dal rinvenimento di un cuneo troverebbe chiara conferma urbanistica nell'andamento curvilineo del Largo del Pianello, ubicato a E della Torre di Bassano, caposaldo delle mura che avevano riutilizzato i resti del monumento in età medievale.
In una pianta di V. del 1793 sono infatti visibili in quest'area due arcate, probabilmente sostruzioni della summa cavea. Un anello interno è infine ipotizzabile sulla base della differenza di livello fra lo spiccato del tratto d'ellisse ancora visibile e l'alzato dei muri dell'entrata inglobati nei sotterranei del Castello Caldora. Per confronti con altri anfiteatri costruiti o ristrutturati in opera mista (Chieti, Tivoli, Ancona, Terni, Arezzo, Frosinone, Tuscolo) il monumento appare databile tra la fine del I e la metà del II sec. d.C.
Al II secolo appaiono riferibili gli ultimi interventi urbanistici, come la costruzione delle terme, la sistemazione del sistema idrico con le c.d. piccole e grandi cisterne, connesse ai due acquedotti cittadini (del Murello e delle Luci) e la ristrutturazione del sistema fognario.
La città fu duramente colpita dal devastante terremoto del 346 d.C. ai cui effetti, ancora visibili nelle strutture delle piccole cisterne, tentò di porre rimedio il Rector Provinciae Samnii Fabio Massimo (352-357), con lavori di restauro al Capitolium, alle terme (scavi 1995) e a un portico (CIL, IX, 2842-43). Nella zona a N di Palazzo D'Avalos la probabile esistenza di tale porticus troverebbe conferma nel rinvenimento di un tratto di colonnato e nella persistenza di un toponimo, Subporticum, conservato da Via e Vico del Supportico. Poiché l'epigrafe che ricorda il restauro del Capitolium era conservata presso la vicina chiesa di S. Pietro, probabilmente edificata su un luogo di culto dedicato a Cerere (CIL, IX, 2857), i lavori di Fabio Massimo si sarebbero concentrati in una zona ai margini orientali del pianoro caratterizzata da una marcata instabilità probabilmente accentuata dal sisma, zona interessata anche nei secoli successivi da imponenti movimenti franosi sino alla grande frana del 1956.
Se qui doveva essere la porticus appare plausibile che il Capitolium non fosse lontano, forse nei pressi di S. Pietro, dove era conservata l'iscrizione. Non è escluso che tale edificio prospettasse sullo spazio di rispetto davanti alla chiesa (Largo S. Pietro), ove potrebbe riconoscersi, almeno in parte, l'area forense.
Il progressivo abbandono; dei complessi monumentali sembra avviarsi fra la fine idei V e i primi decenni del VI sec., come appare evidente dal trasporto a Ravenna di materiali di risulta «columnas marmóreas et lapides sine usu», attestato da Cassiodoro (Var., p. 84, Mommsen). La definitiva crisi dell'abitato antico, occupato dai Bizantini verso il 538, dovette tuttavia concretarsi solo con il venir meno della loro presenza sulla costa chietina alla metà del VII secolo.
Bibl. : A. Marinucci, Le iscrizioni del Gabinetto Archeologico di Vasto (Documenti di antichità italiche e romane, 4), Chieti 1973; M. Buonocore, Histonium, in Supplemento Italica, n.s., 2, Roma 1983, p. 97 ss.; E. Fabbriconi (ed.), Il Museo Comunale di Vasto (cat.), Chieti 1984; L. Murolo, Per una storia del centro antico di Vasto, in AA.VV., Immagini di Vasto, Roma 1988, pp. 43-64; A. R. Staffa, Histonium-Vasto, in A.R. Staffa, W. Pellegrini (ed), Dall’Egitto copto all’Abruzzo bizantino. I Bizantini in Abruzzo (cat.), Crecchio 1993, pp. 20-21; id., Riassetto urbano, trasformazioni territoriali, forme di acculturazione nell’Abruzzo Bizantino (secc. VI-VII), in Congresso Italo-Spagnolo di Archeologia Medioevale, Siena 1993, Firenze 1995, pp. 327-332; A. R. Staffa (ed.), Dall’antica Histonium al castello di Vasto, Fasano 1995.