vece (invece)
La forma, di scarsa frequenza (7 occorrenze, per lo più nella Commedia, spesso in rima; inoltre una volta rispettivamente nelle Rime e nel Convivio), a differenza dell'allotropo ‛ vice ' (v.; cfr. anche LATINISMI), ricorre soltanto nel sintagma ‛ in vece (di) ', reso dagli editori sempre in grafia disunita (eccetto che in Cv I V 6).
L'impiego più generale del sintagma è quello d'indicare una sostituzione, uno scambio, col valore generico di " in luogo ", " al posto di ": così in Rime LXVII 80 Qui giugnerà, in vece / d'una ch'io vidi, la bella figura, secondo l'interpretazione (e l'interpunzione ad essa collegata) più diffusa del passo: " una immagine mentale, figura, della donna reale che fu vista, ch'io vidi, giunge ora ad installarsi ed a regnare sull'anima " (Foster-Boyde, che citano a riscontro Giacomo da Lentini Or come pote 12; per l'altra interpretazione, proposta inizialmente dal Ciafardini [Tra gli amori e le rime di D., Napoli 1919, 20], che poneva una virgola dopo invece, intendendo " al mio posto ", cfr., oltre al commento di Foster-Boyde, soprattutto la critica del Barbi in Barbi-Maggini); così anche If XIII 52 dilli chi tu fosti, sì che 'n vece / d'alcun' ammenda tua fama rinfreschi / nel mondo sù (dove per altro vale piuttosto " in cambio "; si noti, in tutti e due i casi, l'enjambement tra il sintagma, in rima, e la preposizione di retta da esso), e in XXXIII 145 questi [Michele Zanche] lasciò il diavolo in sua vece / nel corpo suo (sia pure con un valore che si stinge in quello esaminato qui di seguito, in quanto il demonio, che poscia... governa il corpo del peccatore, in un certo senso è sempre colui che " fa le funzioni " dell'anima traditrice).
Ha valore che si approssima a quello traslato del latino vicis come " ministerium, munus, officium " (cioè quasi equivalente a " con funzioni di ") in Cv I V 6 questo comento... è fatto invece di servo a le 'nfrascritte canzoni, in quanto ordinato al servigio di quelle, e ad esse subietto... in ciascuna sua [condi]zione.
Si ha in tre luoghi in quella vece (sempre in rima), con valore sostanzialmente equivalente al primo delineato: in If XXI 10 i Veneziani, ‛ in luogo di ' navigare (ché navicar non ponno), ‛ rimpalmano ' i legni lor non sani (per varianti di non grande importanza cfr. Petrocchi, ad l.); e così anche in Pg XVI 36 se veder fummo non lascia, / l'udir ci terrà giunti in quella vece (che il Buti glossa " cioè in scambio del vedere serà l'udire "), e infine in XX 102, dove agli esempi ‛ positivi ' di povertà gridati dalle anime purganti quanto 'l dì dura, si contrappongono, in quella vece, quando fa notte (com'el s'annotta), gli esempi ‛ negativi ' di cupidigia punita.