veduta
Il participio femminile sostantivato v., raramente attestato altrove (ad es., dal fiorentino Lapo Gianni, Nel vostro viso 8 " 'l cor s'allegra de la sua veduta ", ove sua ha funzione oggettiva, ché " il cuore si rallegra di vedere il novo spiritel "; e nella volgarizzazione, egualmente fiorentina, del Régime du corps di Aldobrandino da Siena: v. A. Schiaffini, Testi 187: " la magione... sia isqura, e no troppo, perciò che lla chiaritade ala veduta [cioè la vista del neonato] il potrebe tosto gravare "), nelle opere di D. è assai più raro del sinonimo ‛ vista ' (v.): ricorre 6 volte nella Vita Nuova, 1 nelle Rime e 14 nella Commedia (di cui 2 al plurale). Nel Fiore, le attestazioni ne sono 2.
In Vn XV 2 non mi ritraggono le... passioni da cercare la veduta di costei (cfr. § 1 perché pur cerchi di vedere lei?), Rime LI 10 [gli occhi] ciò che sentire / doveano a ragion senza veduta [" senza vedere "], / non conobber vedendo (" col vedere ": secondo il Contini [Rime p. XVII], è questo uno dei luoghi in cui D. " indulge alle replicazioni ") e in Pg XXV 31 la veduta etterna li dislego (" gli sciolgo il mistero delle cose eterne, dandogli la possibilità di vederle "), v. ha funzione processuale, come nel luogo di Lapo Gianni, citato.
Invece nelle attestazioni ambigue di Vn XVI 4 credendo che mi difendesse la sua veduta da questa battaglia, e 5, e Fiore CXCVI 6 la mia veduta no gli fia vietata, " non gli sarà impedito di vedere me ", si può riconoscere in v. quella funzione risultativa, di concretizzazione - in un'" immagine ", in un " aspetto " - del processo di ‛ vedere ' che si nota in If XVII 114 (vidi spenta / ogne veduta fuor che de la era, si cancellò alla mia vista ogni altra " immagine " tranne quella di Gerione), XXVIII 93 (colui de la veduta [" aspetto "] amara), e nelle due attestazioni al plurale, di Pd XIV 80 Bëatrice sì bella e ridente / mi si mostrò, che tra quelle vedute [" immagini ", " visioni "] / si vuol lasciar che non seguir la mente, e II 115 Lo ciel seguente [il cielo Stellato], c'ha tante vedute, ove v. s'identifica con " stelle " (cfr. Cv II XIV 2, Pd II 64-65 e 130, XXX 8-9, e v. VISTA). Si aggiunga Cv I IV 3 questi cotali... veggiono tutto ciò che ponno, e giudicano secondo la loro veduta, cioè secondo " quel che vedono ".
Il processo di ‛ vedere ', soggettivamente inteso (cfr. Vn XIV 7 lo... amico... traendomi fuori de la veduta di queste donne, cioè allontanandomi, perché le donne non mi vedessero; XXXIII 8 21 'l piacere de la sua bieltate, / partendo sé da la nostra veduta..., dalla nostra " vista ", dal fatto che " la potessimo vedere "; XL 5 passati costoro da la mia veduta), è identificato con la facoltà sensoriale della vista, in If XX 51 a guardar le stelle / e 'l mar non li era la veduta tronca; e così XXIX 42, Pg XII 132 (in rima, come in XXV 102 e XXXIII 82).
Metaforicamente, per la facoltà di comprendere la verità attraverso un'esperienza contemplativo-visiva, in Pd XIX 52 nostra veduta... convene / essere alcun de' raggi de la mente / di che tutte le cose son ripiene, e 81 giudicar di lungi mille miglia / con la veduta corta d'una spanna (cfr. XX 140 per farmi chiara la mia corta vista; Fiore LVIII 14 Guardisi ben chi ha corta veduta!); Pd XXVIII 107, e XXXIII 84 Oh abbondante grazia ond'io presunsi / ficcar lo viso [" sguardo ": v. VISO] per la luce etterna, / tanto che la veduta [" le mie facoltà di vedere e di conoscere " la verità divina] vi consunsi! (cfr. XXVI 5).