VEGA (A. T., 37-40 e 43)
Il nome, che ha in spagnolo significato generico - e indica un territorio piano o pianeggiante, ben irrigato o comunque provvisto di acque sì da consentire una coltivazione intensiva o specializzata - viene più particolarmente applicato alla regione che si stende ad O. e a S. di Granata, in Andalusia, regione detta appunto, per antonomasia, La vega. Si tratta, in sostanza, del bacino dell'alto Genil, da Granada a Loja, fra le pendici meridionali delle Sierre Elvira e Paparanda e il rovescio della Sierra Nevada. Il terreno, che risulta da una potente pila di deposizioni cenozoiche e recenti, si presta assai bene a più generi di colture, data l'abbondanza di acque che, attraverso fiumi e canali - questi in gran parte costruiti dagli Arabi - gli dispensano gli elevati cercini montuosi a lungo ammantati di neve. Il paesaggio che ne risulta spicca per la sua rigogliosa vegetazione (frutteto, cerealicoltura intensiva, tabacco, canna da zucchero, ecc.) e sopra tutto per la presenza di numerose specie arboree (anche agrumi), nella quasi generale nudità rocciosa delle zone finitime, ed ha, di conseguenza, anche caratteri suoi proprî per ciò che riguarda l'intensità e le forme dell'insediamento. Numerosi, e di antica data, i centri abitati, e relativamente fitta la popolazione agricola anche non agglomerata. La vega granadina raccoglie oltre 200 mila ab. su di un'area di circa 1000 kmq., con una densità, quindi, più che quadrupla di quella media della Spagna, e della stessa provincia di Granata, nella quale (partidos Judiciales di Granata, Santafé e Alhama) rìmanè per intero compresa.