VEIANO
Comune del basso Viterbese gravitante storicamente nell'area del medio Mignone, nel cui territorio si colloca l'area archeologica di Fontiloro. Questo sito si trova in una profonda valle, chiusa a Ν dal Monte Paganello, a SO dal Monte Cuoco e a E dal corso del Mignone ed è attualmente raggiungibile solo da una carrareccia (strada della Castellina) che ricalca in parte un diverticolo basolato della Via Clodia.
Numerosi sono gli insediamenti etruschi documentati nel comprensorio di Fontiloro, strategicamente gravanti sul corso del Mignone; tra questi si ricordano Alteto, Torre d'Ischia, Castellinone e la Castellina. Quest'ultima presenta all'estremità Ν del colle una necropoli etrusca che, pur di modesta estensione, è di grande rilevanza per la particolarità architettonica delle tombe (perlopiù grandi nicchie con profilo «a grotticella») e che l'assimila ad analoghi complessi funerarî relativi a piccoli insediamenti rurali di età etrusco-arcaica nel territorio di Barbarano Romano, confinante con quello di Veiano.
La frequentazione della zona fin dall'età arcaica è documentata anche da un monumento rupestre a profilo modanato (4,60 X 4,20 m) ricavato sul ciglio di una castellina tufacea e orientato a NE sulla valle di Fontiloro, forse interpretabile come un auguraculum.
Scavi recenti (1992-93) hanno evidenziato le strutture di fondazione di una villa romana con sviluppo a terrazze. In diversi settori sono stati portati alla luce ambienti che per la tecnica muraria documentano per il complesso un esteso arco cronologico, con una piena fioritura già in epoca augustea e con più tardi ampliamenti e trasformazioni. Notevole è la scoperta di una grande vasca quadrangolare (17 X 11 X 1,60 m) con esedra successivamente rivestita di marmo.
Numerosi sono anche i reperti mobili: terra sigillata, aretina, vetri, utensili in metallo. Si ricorda un vaso a forma campaniforme di ceramica aretina, attribuibile alla bottega di M. Perennius Bargathes con thìasos dionisiaco. Di particolare rilevanza risulta un gruppo di lastre architettoniche in terracotta, attribuibili forse, per la presenza di una matrice di decorazione acroteriale, a una fabbrica locale i cui modelli figurativi, di carattere cultuale, sono da ricercarsi nell'ambito dell'Egitto tolemaico. Le antefisse raffigurano infatti Iside nell'iconografia di Iside-Thermoùthis, ricorrente e diffusa nel periodo ellenistico particolarmente in Italia. In alcune terrecotte la dea è rappresentata sotto forma di serpente arrotolato e con la testa semiaggettante (Thermoùthis); in altre con protomi femminili singole o alternate a serpenti, tutte sormontate da due spighe di grano affiancate da girali floreali. Le terrecotte di Fontiloro andrebbero forse inquadrate in un ambito religioso di carattere privato, date le proibizioni promulgate ai danni del culto isiaco nel corso del I sec. a.C. Le lastre architettoniche rappresentano invece la dea Pomona con amorini e animali.
Bibl.: AA.VV., Il complesso archeologico di Fontiloro, aspetti della romanizzazione nel bacino del Mignone (cat.), Roma 1992; A. L. Lombardi, Il complesso archeologico di Fontiloro, in Informazioni (Periodico del Centro Catalogazione Beni Culturali), II, 8, 1993, p. 17 ss.; E. A. Arslan (ed.), Iside, il mito, il mistero, la magia (cat.), Milano 1997.
(a. l lombardi)