velinume
s. m. (spreg.) Il mondo esibito e fatuo delle veline televisive; i protagonisti e coloro che si adeguano alle regole e ai comportamenti di questo mondo.
• «La tv attuale non mi è congeniale: è troppo hard, piena di risse verbali», ha aggiunto lo showman [Renzo Arbore] agli studenti durante l’incontro intitolato «Alto Gradimento», come il suo celebre programma radiofonico. «Da [Michele] Santoro in poi, in tv cercano tutti di sconfiggere o ossequiare l’Auditel con furbaggini di diverso tipo. Anche se furbaggini non è la parola giusta. Inoltre, i giovani sono mortificati con il “velinume” o con i ragazzi tatuati». (Sicilia, 3 febbraio 2009, p. 20, Cinema e Spettacoli) • il reggiseno del 2012, a quasi cento anni dalla nascita, è un accessorio timido e sofisticato. In anticipo sui tempi, subodorando la crisi internazionale e accusando il colpo delle protesi al silicone e del declino del velinume nazionale, lo scorso settembre la moda ha deciso di rispolverarlo puntando su una sua qualità inaspettata: la dolcezza. (Simone Marchetti, Repubblica, 11 febbraio 2012, p. 46) • C’era una volta lei, sua maestà superba, la perla delle Dolomiti che impietosa selezionava: i poveri fuori, giù a valle, San Vito di Cadore, Borca di Cadore, i «paesi». I ricchi, vecchi e nuovi, dentro. Valeva tutto purché fossero fogli da 500 e carte da strisciare. Dentro persino Lele Mora e il suo circo equestre, il «velinume», come lo lapidano adesso con ingeneroso spregio ai fatturati che furono (pecunia non olet). Poi è successo l’impensabile: anche a Cortina sono arrivati i tempi cupi. (Paolo Berizzi, Repubblica, 18 luglio 2014, p. 23).
- Derivato dal s. f. velina con l’aggiunta del suffisso -ume.
- Già attestato nel Corriere della sera del 16 ottobre 2003, p. 12, Commenti (Beppe Severgnini).