Grammatico latino del periodo adrianeo (117-138 d. C.). Per il suo trattato De orthographia, a noi giunto, si servì delle opere di Accio, Lucilio, Varrone, Verrio Flacco e dei grammatici Antonio Rufo e Niso: da questo pare sia presa tutta l'ultima parte. Perdute sono altre sue opere sull'irregolarità della deviazione dei vocaboli e un commento all'Eneide.