Vedi VELLEIA dell'anno: 1966 - 1973
VELLEIA (Veleia)
Municipio romano della valle del Chero, di cui restano importanti rovine del nucleo urbano, in comune di Lugagnano Val d'Arda, provincia di Piacenza.
Il territorio in età romana si inseriva fra quelli di Piacentia, Parma, Luca e Libarna. L'etnico ligure è verosimile, per quanto non espressamente indicato per il centro nei resoconti storici delle guerre liguri combattute nell'Appennino emiliano-toscoligure (cfr. Liv., xxxi, 10; xxxii, 29, 31). Di sicuro sulla storia della città si conosce soltanto che la sua costituzione era regolata in base alla lex Rubria, un frammento del cui testo è contenuto in una tavola di bronzo rinvenuta nel Foro della città (C.I.L., xi, 1, 1146) e che la tribù dei Velleiati era la Galeria. Il più famoso testo epigrafico velleiate, la tabula alimentaria, di età traianea (C.I.L., xi, 1147) documenta la natura del territorio, diviso in piccole entità poderali e il carattere agricolo dell'economia. Essa costituisce un vero e proprio registro catastale ipotecario dei fondi agricoli della zona, incrementati durante il principato di Traiano dalla concessione di prestiti i cui interessi venivano destinati alla institutio alimentaria a favore di pueri puellaeque della zona. L'accurata menzione di pagi, vici, fundi, saltus, è preziosissima per gli studî topografici, toponomastici, onomastici, etnici, economici della zona dallo Scrivia al Taro, e dal Piacentino al Lucchese. Il centro urbano, esplorato dal 1760 in poi, era di piccola entità; in pratica si riduceva agli edifici religiosi e pubblici strettamente funzionali e a poche abitazioni, forma tipica del capoluogo di una comunità di montagna. Una vera e propria strutturazione urbanistica manca; l'area del Foro, ricavata in parte scavando il terreno declive, era accessibile solo a pedoni; la sua regolamentazione condiziona quella degli edifici adiacenti sui quattro lati. Più che in pianta, la sistemazione è stata studiata in funzione della pendenza, sicché a S e ad E il Foro è compreso fra i due lati di un terrazzo ad L, occupato da edifici privati. La basilica si trovava ad un livello intermedio fra il Foro e il retrostante terrazzo meridionale. Ma diversi altri edifici erano disposti secondo assi diversi da quello S-N corrispondente alla massima estensione del Foro, tutto circondato da un portico a colonne tuscaniche. La basilica, estesa quanto il lato S del Foro, era ad unica navata con accesso dal lato lungo N e con due vani secondarî alle testate, distinti ciascuno da una coppia di colonne (Aurigemma). Il fatto che ad un certo momento tutta la parete lunga di fondo venisse occupata dalla serie delle quattordici statue dei principî giulio-claudi, allineate su un basamento, dette alla costruzione quasi il carattere di complesso commemorativo. Corrispondeva alla basilica sul lato N un complesso templare e la curia (?), mentre i lati lunghi erano occupati ad O da uffici, ad E da tabernae. Le terme si trovano a S, lungo quella che è ancor oggi la via di accesso agli scavi. Non si è mai trovata traccia di cinta muraria, la fase edilizia più importante è del I sec., ma le ultime testimonianze epigrafiche sono dei tempi di Probo.
V. è nota per una rilevante densità di opere d'arte figurativa, stilisticamente tutte diverse (indice quindi di un carattere recettivo) fra cui moltissimi bronzi. Il più antico di questi è senz'altro una testa di ragazza di stile naturalistico dei primi tempi imperiali, il più recente il busto dorato di un personaggio di età adrianea. Una Vittoria volante è una chiara variazione "provinciale", mentre il resto dei bronzetti è in genere di stile piuttosto colto. La scultura in pietra, a parte il cosiddetto Giove Ligure difficilmente databile (e verosimilmente Marsia) comprende in prima linea il complesso assai vario ed eclettico delle statue imperiali della basilica, tra cui si possono distinguere almeno tre gruppi. Le statue, di interesse iconografico limitato, abbastanza generiche spesso, sono tuttavia meritevoli di attenzione per molti raffinati dettagli di esecuzione. Un gruppo di statue ora all'Università di Pavia, se veramente di provenienza velleiate, documenterebbe, in parallelo esatto con i bronzi, una cultura raffinata ed una sensibilità rilevante, pur se la convivenza delle sculture e dei bronzi ellenistici con quelli appartenenti all'iconografia romana sottolinea un sensibile dualismo, per cui nessun prodotto velleiate dimostra qualche tentativo di conciliazione. L'unica scultura certamente locale, la stele con figura di venator è scarsamente caratterizzata. L'episodio di civiltà artistica rappresentato da V. si completa con gli elementi di decorazione architettonica (capitelli tuscanici, fogliati e figurati, quasi tutti del I sec. d. C.) e con resti di mosaici e di decorazione parietale dipinta.
Bibl.: R. Andreotti, Velleia, Parma 1934: id., I fattori storici della consistenza di V., in Studi veleiati, I (Atti e memorie del I Convegno di studî storici e archeologici), Piacenza 1954; G. C. Susini, Problemi di storia veleiate, ibid., pp. 97 s.; L. Pigorini, Origine e progressi del Museo di antichità di Parma, ecc., Parma 1869; O. Montevecchi, in Aevum, VIII, 1934, pp. 554-630; G. Mariotti, in Crisopoli, II, 1943 (cfr. Not. Scavi, 1877, pp. 157-192); G. Monaco, in Studi parmensi, III, 1953, p. 447; id., in Riv. di Studi Liguri, XVII, 1951, p. 146; G. Antolini, Le ruine di V. misurate e disegnate, Milano 1819, e 1822; B. Monaco, in Emilia romana, II, 1944, p. 197; id., Il museo naz. di Parma e gli scavi di Velleia, Parma 1948; S. Aurigemma, Velleia2, Roma 1960; K. Dütschke, Ant. Bildw. in Oberitalien, V, Lipsia 1880, pp. 361-86; J. J. Bernoulli, Röm. Ik., II, i, Stoccarda 1890, passim; F. Poulsen, in Dansk. Videnskab. Medd., XV, 4, 1928, pp. 47-56; L. Curtius, in Röm. Mitt., XLVII, 1932, pp. 242-268; XLVIII, 1933, p. 224; L, 1935, p. 175; A. Stenico, Sculture di asserita provenienza velleiate, in Studi Veleiati, cit.; A. Frova, Un capitello figurato a V., ibid., pp. 125 ss.; M. Cagiano de Azevedo, Appunti sul cosiddetto tempio di V., ibid.; R. Bianchi Bandinelli, Storicità dell'arte classica2, Firenze 1950, pp. 101 ss.; G. A. Mansuelli, in Riv. Ist. Arch. St. Arte, N. S., VII, 1958, p. 80; id., in Röm. Mitt., LXV, 1958, pp. 77; 81-82.