Vedi VELLEIA dell'anno: 1966 - 1973
VELLEIA (v. vol. vii, p. 1116)
L'opera di restauro delle rovine di V. condotta fra il 1965 e il 1966 dalla Soprintendenza alle Antichità dell'Emilia e Romagna ha portato alla scoperta di un complesso di ambienti appartenenti ad una fase edilizia più antica, finora sconosciuta.
Dovendo ricostruire i muri di rifacimento crollati, si procedette prima ad una indagine completa e scrupolosa delle fondazioni antiche esistenti, riportandole alla luce con scavi regolari e metodici, rilevandole e fotografandole, assicurandone così per la prima volta una documentazione dettagliata e completa, che ha permesso di eliminare arbitrarie aggiunte moderne, di rettificare e controllare con esattezza i dati delle vecchie piante. L'indagine si è limitata per ora agli ambienti attorno al Foro. Sul lato meridionale è stato risanato e protetto il muro in cocciopesto che fungeva da intercapedine al muro della basilica a ridosso del terreno più alto, controllando l'impianto della basilica con i due ingressi sul lato lungo prospiciente il Foro e i resti fatiscenti del bancone in pietra e laterizio sul quale originariamente stavano le statue; le strutture di fondazione della basilica sono apparse nel complesso in condizioni assai peggiori di quelle degli altri ambienti attorno al Foro anche per la qualità stessa dei materiali usati.
Sul lato orientale si è scoperto che la scala, la quale mette in comunicazione il piano del Foro con la strada del quartiere sovrastante sulla terrazza superiore è un'aggiunta posteriore alla metà del I sec. d. C., in quanto essa fu sistemata su un riempimento di un ambiente allineato con gli altri lungo il portico del Foro e del quale si conservano ancora resti di intonaco parietale, mentre una specie di esedra rettangolare si apriva sul muro di fondo a ridosso del terreno. Inoltre è venuto alla luce un canaletto di scarico in laterizio che attraversava tutti gli ambienti per tutta la lunghezza del Foro.
Ma le maggiori scoperte sono state effettuate sul lato settentrionale dove, a livello inferiore a quello degli ambienti noti e del supposto tempio, che non ha affatto podio, né elementi proprî del tempio (e la cui identificazione fu già messa in dubbio dal Cagiano), ma robusta muratura in pietrame e malta e tracce del pavimento in piastrelle marmoree, si è messa in luce tutta una serie di ambienti in gran parte con muri in pietrame a secco, con pavimenti in cocciopesto rozzo, in cocciopesto decorato da tessere bianche con motivi a reticolato e orlo a meandro o a squamatura continua, di mosaici segmentati policromi di varia qualità e pure con orlo a meandro, oltre ad un ambiente a T con ipocausto a muratura laterizia, che subì rifacimenti per suddivisioni in ambienti minori con pavimenti segmentati. Il complesso è databile all'età augustea anche per confronti con analoghi pavimenti emiliani, ma la tecnica muraria in pietrame a secco è tipicamente locale e di tradizione più antica. Benché l'indagine sia solo iniziata, si riconosce anche un'impostazione più vasta preesistente al Foro. Dal controllo delle piante settecentesche si desume che in tutto il lato settentrionale del Foro erano stati trovati diversi pavimenti a mosaico, oggi spariti, e che dovevano pressappoco corrispondere alla quota del pavimento marmoreo del cosiddetto tempio. Mentre è stata riesaminata la fase preromana con una più ampia e aggiornata visione del materiale locale, per il convergere dell'interesse di varî studiosi, si va delineando un quadro più completo dei diversi aspetti artistici di V., e precisamente: revisione dei gruppi statuarî con nuove identificazioni in base ai documenti settecenteschi e all'analisi stilistica e iconografica, corpus dei bronzetti, rivelatori del gusto locale e delle importazioni, corpus delle cornici e rivestimenti bronzei per la prima volta studiati nel quadro di questo particolare genere di produzione nel mondo romano, studio e confronto della decorazione architettonica, contributo numismatico con indagine statistica sulla quantità e distribuzione cronologica delle monete rinvenute a V.; il recente rinvenimento di un tremisse aureo di Glicerio sposta molto in avanti l'ultima documentazione archeologica di Velleia. Infine notevoli i nuovi contributi storico-giuridici per la conoscenza di Velleia.
Bibl.: Del volume degli Atti del III Convegno di Studi Veleiati promosso nel 1967 dall'Istituto di Diritto Romano dell'Università di Milano e pubblicato a Milano nel 1968 (di prevalente interesse storico-giuridico) si citano i contributi archeologici: R. Scarani, Veleia preromana; P. Berzolla, Studi, scavi, anastilosi dall'anno 1952 all'anno 1954; A. Frova, Novità archeologiche a Velleia; M. P. Rossignani, Cornici e rivestimenti bronzei veleiati; F. Panvini Rosati, Contributi numismatici alla conoscenza di Velleia; A. Frova, Luni, Parma, Velleia: ricerche sulla decorazione architettonica romana, Milano 1968; F. D'Andria, Il bustino argenteo di Velleia, in Rend. Pont. Acc. Rom. Arch., XV, 1967-68, pp. 103-111; C. Saletti, Il ciclo statuario della Basilica di Velleia (Univ. di Pavia, n. 14), Milano 1968; F. D'Andria, Corpus dei bronzetti veleiati, in corso di stampa. È in preparazione l'edizione dei manoscritti settecenteschi relativi agli scavi di Velleia.