vello
Propriamente è la pelle ricoperta di pelo di un animale. Con questo significato compare, in un contesto metaforico, nell'ammonimento rivolto a Carlo II d'Angiò a temere gli artigli dell'aquila imperiale, che già domarono l'orgoglio di sovrani ben più potenti di lui: Carlo novello / ... tema de li artigli / ch'a più alto leon trasser lo vello (Pd VI 108).
In senso più limitato indica ciascuno dei ciuffi di pelo di cui è coperto il corpo di Lucifero e ai quali Virgilio si appiglia per discendere al di sotto della ghiacciata superficie di Cocito verso il centro della terra: appigliò sé a le vellute coste; / di vello in vello giù discese poscia / tra 'l folto pelo e le gelate croste (If XXXIV 74).
Giunto quasi al termine della composizione della Commedia, D. esprime la vana speranza che il poema sacro gli meriti di esser richiamato in Firenze dall'esilio; ché, se questo avverrà, con altra voce omai, con altro vello / ritornerò poeta (Pd XXV 7). La maggior parte degl'interpreti danno sia a voce sia a vello il significato proprio e spiegano " con la voce resa diversa e i capelli fatti canuti " dagli anni. È questa la spiegazione più persuasiva, sorretta com'è dal riscontro con Eg II 42-44 Nonne... melius pexare capillos / et patrio, redeam si quando, abscondere canos ... Sarno?, essendo ovvio che il passare degli anni avesse maturato D. come poeta e come uomo e che di questo suo arricchimento spirituale egli fosse pienamente cosciente. Non sembra perciò necessario attribuire a voce e a vello un valore meramente figurato come vogliono il Porena, il Torraca e il Grabher, i quali ritengono che v. si contrapponga all'immagine dell'agnello (v. 5), suscitando quella di un forte ariete, e indichi " l'altezza d'arte e d'ispirazione " (Grabher) di D. non più giovane verseggiatore d'amore, rna solenne poeta di materia altissima (v. anche VOCE).