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vela, velo

di Antonio Lanci - Enciclopedia Dantesca (1970)
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vela, velo

Antonio Lanci

- Il senso proprio di " vela della nave " è documentato in alcune similitudini: Cv IV XXVIII 3 come lo buono marinaio, come esso appropinqua al porto, cala le sue vele...; If VII 13 Quali dal vento le gonfiate vele / caggiono avvolte, poi che l'alber fiacca...; XXXIV 48 vele di mar non vid'io mai cotali, cioè grandi come le ali di Lucifero. V. anche Fiore XXXIII 3 e LVI 4.

Vasta la gamma degli usi figurati, che rientrano nella metafora relativa alla navigazione, di larghissimo impiego nella letteratura latina e medievale. In costrutti metaforici significanti il corso della vita umana, il termine è usato in Cv I III 5 sono stato legno sanza vela e sanza governo; IV XXVIII 3 dovemo calare le vele de le nostre mondane operazioni (all'appressarsi della naturale morte, che è quasi a noi porto di lunga navigazione e riposo), 7 O miseri e vili che con le vele alte correte a questo porto, la morte, e 8 Certo lo cavaliere Lancelotto non volse entrare con le vele alte, né lo nobilissimo nostro latino Guido montefeltrano, cioè " immerso nelle mondane operazioni " (un'altra occorrenza allo stesso paragrafo); If XXVII 81 Quando mi vidi giunto in quella parte / di mia etade ove ciascun dovrebbe / calar le vele e raccoglier le sarte..., detto ancora di Guido da Montefeltro, che parla a D.: " non navicare più per lo mondo, non si exercitare più ne' facti del mondo " (Anonimo). Analogo l'uso metaforico del termine in Pg XXII 63 drizzasti /... le vele, " indirizzasti il cammino della tua vita " (Sapegno).

In Pg XX 93 Veggio il novo Pilato sì crudele / ... portar nel Tempio le cupide vele, con riferimento all'azione di Filippo il Bello contro i Templari e i loro beni, " la metafora, fortemente ellittica, è quella di un assalto piratesco " (Mattalia): " per avarizia porta le vele, che veleggiano la nave sua, entro il tempio " (Ottimo).

In Pg I 1 Per correr miglior acque alza le vele / omai la navicella del mio ingegno, il termine è impiegato in una metafora relativa alla navigazione indicante l'opera poetica (cfr. E. R. Curtius, La littérature européenne et le Moyen Age latin, trad. franc. Parigi 1956, 157-161): alza le vele, cioè " si accinge "; " Poeticamente parla, allegorizzando suo intelletto essere in termine di navicula " (Ottimo).

Il termine compare ancora in variante, in Pg XII 5 qui è buon con la vela e coi remi, / quantunque può, ciascun pinger sua barca (così legge la '21), ove la metafora è esemplata su una locuzione proverbiale nei Latini, ‛ velis remisque contendere ' (cfr. Ovid. Her. XIII 101 " remoque move veloque carinam "); ma il Petrocchi legge con l'ali e coi remi: cfr. Introduzione 197.

È dovuta alla rima la forma ‛ velo ', che si registra in Pg II 32: l'angelo nocchiero remo non vuol, né altro velo / che l'ali sue.

Vocabolario
vélo²
velo2 vélo2 s. m. [dal lat. vēlum «vela» e «velo»; v. la voce prec. e vela], letter. ant. – Vela: remo non vuol, né altro velo Che l’ali sue, tra liti sì lontani (Dante); sia spiegato Ciaschedun vel sanza più dimorare (Boccaccio).
véla
vela véla s. f. [lat. vēla, pl. di vēlum «vela», passato a femm. sing. nel latino parlato]. – 1. a. Telo, o insieme di teli aggiuntati (ferzi), di varia forma e grandezza, rifinito a regola d’arte e applicato all’alberatura di un natante...
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