velo
È usato una sola volta nella prosa (Vn XXIII 8) e con discreta frequenza nella poesia, ove la forma ‛ velo ' (‛ veli ') si registra per lo più in rima, mentre nel corpo del verso prevale la forma tronca ‛ vel '). Nel senso proprio di " tessuto leggero " che, posto sul capo, scende sulle spalle e, talvolta, sul viso di chi l'indossa, è documentato in Vn XXIII 8 bianco velo, e 26 68; Pg XXX 31 candido vel, e 67, XXXI 82, Fiore XXIV 3.
Come simbolo dello stato monastico compare in Pd III 117 [Costanza d'Altavilla] non fu dal vel del cor già mai disciolta, " sempre costante e ferma d'abito monacale stette nel cuore " (Ottimo), " sempre lo suo cuore fue chiuso e velato dalle sopradette sacre bende " (Lana), e IV 98 l'affezion del vel Costanza tenne.
In If XXXII 25 Non fece al corso suo sì grosso velo / di verno la Danoia in Osterlicchi, / né Tanaï là sotto 'l freddo cielo, / com'era quivi, nel Cocito, il sostantivo significa " crosta di ghiaccio "; uguale significato ha in If XXXIII 112 levatemi dal viso i duri veli, cioè le " croste di ghiaccio ", dette anche visiere di cristallo (v. 98), che si formano dalle lagrime sugli occhi di frate Alberico, il dannato che parla, e degli altri traditori degli ospiti, puniti con lui.
In If XXXIV 123 la terra, che pria di qua [sull'emisfero australe] si sporse, / per paura di lui [Lucifero] fé del mar velo, il sostantivo ha il senso figurato di " ostacolo ", " riparo ", " scudo ": la terra, cioè, " si ricoperse d'acqua e diventò mare " (Venturi); " Bellissima... imaginazione: si ritrae sotto, tirandosi in capo il velo delle acque del mare " (Cesari).
In alcuni luoghi il termine v. significa " nascondimento ", " impedimento della vista ": Rime C 6 la stella d'amor ci sta remota / per lo raggio lucente che la 'nforca / sì di traverso, che le si fa velo, " la nasconde "; Pg XVI 4 Buio d'inferno... / non fece al viso mio sì grosso velo / come quel fummo ch'ivi ci coperse; XXX 3 il settentrïon del primo cielo [l'Orsa Maggiore, cioè i sette candelabri simboleggianti i doni dello Spirito Santo] / ... né occaso mai seppe né orto / né d'altra nebbia che di colpa velo: il velo di colpa è il peccato, che " nasconde all'uomo i doni dello Spirito Santo " (Landino); Pd XXX 50 così mi circunfulse luce viva, / e lasciommi fasciato di tal velo / del suo fulgor, che nulla m'appariva.
L'uso figurato del sostantivo in Pg XXXII 71 un splendor mi squarciò 'l velo / del sonno, è così ricondotto dal Mattalia alla sua origine, più vicina al senso proprio: " il velo dal sonno steso (sugli occhi) son le palpebre, chiuse, attraverso le quali, quasi a squarcio, passa il violento splendor " (cfr. XV 122 velando li occhi).
In Pg XXIX 27 femmina, sola e pur testé formata [Eva, nel Paradiso terrestre], / non sofferse di star sotto alcun velo, il termine è generalmente inteso come " ignoranza (del bene e del male) ", " obscurità d'ignoranzia " (Landino), " lo velame de la notizia del bene e del male " (Buti); l'Ottimo intende il velo come " segno di onestade, e d'ubbidienza, e professione ", e così anche il Torraca, Casini-Barbi e altri; mentre il Tommaseo intende " velo di fede " .
In Rime Cv 13 D. invita Amore a vestire del suo velo la giustizia in terra: insomma, il velo d'Amore farà gradire la giustizia.
In Pg VIII 20 Aguzza qui, lettor, ben li occhi al vero, / ché 'l velo è ora ben tanto sottile, / certo che 'l trapassar dentro è leggero, il termine, come velame di If IX 63, indica la " lettera ", il " senso letterale ", sotto cui, secondo la dottrina dei sensi delle Scritture (cfr. Cv II I 3 ed Ep XIII 20-25, e v. la voce ALLEGORIA), Si cela l'allegoria. Per l'interpretazione del passo, ancora controversa, v. SOTTILE.
Per v. nel senso di ‛ vela ', v. VELA.