velocismo
s. m. Nello sport, la caratteristica atletica del vigore e dell’estrema velocità; poi, con particolare riferimento al mondo della politica, la tendenza a bruciare le tappe, a fare tutto in velocità.
• E ascoltando alcuni commenti eccellenti, come quello del politologo fiorentino Giovanni Sartori, che giudica con durezza il suo giovane concittadino: «[Matteo] Renzi è un peso piuma, malato di velocismo, che si sgonfierà rapidamente, mentre invece abbiamo bisogno di qualcuno che sia bravo». (Carlo Brambilla, Repubblica, 26 febbraio 2014, p. 48, R2 Spettacoli & Tv) • Evidentemente la retorica del Sud ridotto a Grande Bellezza non conquista nemmeno chi la pratica professionalmente. E la cosa è davvero grave, perché si capisce che al velocismo renziano non manca solo un progetto (che non sia quello del potere personale), una qualunque idea della nuova Italia da ricostruire: prima, e soprattutto, manca la seppur minima conoscenza del Paese che si vorrebbe governare. (Repubblica, 19 aprile 2015, p. 15) • Sarà la malattia del «velocismo», per usare il termine coniato ieri da [Francesco] Rutelli a «Otto e mezzo», sarà che sulla legge elettorale non poteva che accadere quanto sta accadendo. Ma è evidente la tensione, perché tutti si stanno giocando tutto. (Francesco Verderami, Corriere della sera, 8 giugno 2017, p. 3, Primo piano).
- Derivato dall’agg. veloce con l’aggiunta del suffisso -ismo.
- Già attestato nella Stampa del 6 maggio 1981, p. 17, Cronache dello Sport (C. V.).