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MUCCI, Velso

di Vincenzo Caporale - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 77 (2012)
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MUCCI, Velso

Vincenzo Caporale

– Nacque a Napoli il 29 maggio 1911, da Ranieri, sottotenente nel R. Esercito e maestro di musica, e da Domenica Baglione.

Visse fino all’adolescenza tra Napoli, Roma, Ancona e Firenze, costretto a frequenti spostamenti dal lavoro del padre. Nel 1924 la famiglia si trasferì a Torino, per essere più vicina ai parenti della madre, ricchi conciatori di Bra. Nel capoluogo piemontese Mucci completò la sua formazione presso il liceo Cavour, dove conobbe tra l’altro Eugenio Galvano e Giancarlo Pajetta, iscrivendosi poi, nel 1929, alla facoltà di lettere e filosofia. Lesse Marx e Hegel ed ebbe soprattutto modo di seguire le lezioni di Erminio Juvalta e Augusto Guzzo, discutendo una tesi in filosofia teoretica nel 1935 su «Il problema dell’estetica».

Introdotto dall’amico Galvano, si avvicinò nel 1930 alla redazione torinese de Il Selvaggio, dove esordì come critico musicale. Si originava in quelle stanze la lunga frequentazione con Mino Maccari e con gli artisti Luigi Spazzapan, Carlo Mollino, Primo Zeglio, Carlo Carrà, Filippo De Pisis, Giorgio Morandi. In quegli anni lesse l’Ulisse di Joyce, in traduzione francese, e fece la scoperta della poesia surrealista.

Nelle sue prime prove letterarie, apparse in parte sulle pagine della rivista e quindi raccolte in piccoli libriccini di scarsissima diffusione, si scorge traccia della lezione di Vincenzo Cardarelli, complicata da «squarci ungarettiani uniti a reminiscenze strapaesane, una mescolanza di futurismo e surrealismo, la poesia di Campana e forti influssi dannunziani» (Pepi, 1995, p. 562).

Una serie di eventi luttuosi, tra cui la morte della cugina Anna Maria Alberti, della madre e del padre, e l’arresto dell’amico e poeta Riccardo Testa, spinsero il giovane Mucci ad allontanarsi dalla città piemontese. A Parigi, dove approdò nel 1934, aprì in rue Séguier, in collaborazione con il cugino Alessandro Alberti, arrivato un anno dopo di lui,  una libreria antiquaria che presto ospitò una serie di mostre di autori conosciuti ai tempi de Il Selvaggio (fra cui Maccari, Spazzapan, Morandi, De Pisis). Nel periodo parigino ebbe modo di conoscere Paul Éluard e Tristan Tzara e avvicinarsi alla poesia del turco Nazim Hikmet, di cui più tardi divenne traduttore.

Fatto ritorno dalla Francia nel 1939, si stabilì a Roma dove entrò a far parte stabilmente della cerchia di amici di Maccari. Sul finire dello stesso anno, tramite lo stesso Maccari, conobbe Dora Broussard con cui, nel 1947, dopo una lunga convivenza, si unì in matrimonio. Con la fine del conflitto cominciò per lui il periodo di più intensa attività letteraria e politica. Nel 1945 nacque il «Concilium Lithographicum», un progetto editoriale in cui venivano presentati volta per volta, a dialogare, un testo poetico manoscritto e una litografia, in copie numerate e di grande pregio. Nello stesso anno, Mucci avviò, con l’apporto di Leonardo Sinisgalli, Aldo Gaetano Ferrara e Nicola Ciarletta, il Costume politico e letterario, bollettino bimestrale di arte e politica (attivo fino al 1950). Pur «rimanendo all’interno dell’insegnamento cardarelliano» (Pepi, 1995, p. 567), attraverso la rivista Mucci entrò in contatto con gli aspetti più vari e interessanti della cultura del dopoguerra e pubblicò interventi sui surrealisti e su Leopardi. In questo periodo nacquero le amicizie con Libero De Libero, Mino Rosso, Carlo Muscetta, Natalino Sapegno e quella fondamentale con Vincenzo Cardarelli, di cui curò, nel 1946, le Lettere non spedite (Roma) e l’edizione di Prologhi, viaggi, favole (Milano).

Sempre nel dopoguerra Mucci pose mano alla pubblicazione della raccolta di prose e poesie Scartafaccio (Roma 1948) e a quella de L’umana compagnia (con un disegno di Giorgio De Chirico e due incisioni di Mino Rosso, ibid. 1953), in cui raccolse tutta la sua produzione poetica a partire dal 1930.

Iscrittosi al Partito comunista italiano (PCI) nel 1947, agli inizi degli anni Cinquanta Mucci frequentò il critico marxista Nicolò Gallo e quindi Mario Socrate, Dario Puccini, Giuseppe Dessì, Cesare Garboli. Dopo i fatti di Ungheria, in La Voce, settimanale della federazione del PCI di Cuneo, di cui fu prima redattore e quindi direttore dal 1956 al 1959, sostenne la necessità di non abbandonare il partito, nonostante auspicasse un chiarimento delle sue linee guida. Riunì parte di tale riflessione, assieme a quella di argomento più prettamente letterario e filosofico, in L’azione letteraria (ibid. 1958). Nel 1958, come attestato di riconoscenza nei confronti di un impegno ininterrotto, venne chiamato a far parte del comitato direttivo del Contemporaneo: nel 1961, per conto della rivista, che progettava un numero speciale dedicato al venticinquesimo anniversario della guerra civile, si recò in Spagna,  dove ebbe modo di stringere importanti rapporti con alcuni intellettuali della sinistra spagnola. L’anno successivo pubblicò per Feltrinelli, con una prefazione di Sapegno, la raccolta L’età della terra (Milano 1962), che seguiva quella di Oggi e domani (Roma 1958).

Con L’età della terra – per il quale fu insignito nel settembre del 1962 del premio Chianciano, a pari merito con Andrea Zanzotto – per la prima volta Mucci si presentava, con un editore di primo piano, al grande pubblico nazionale. La silloge raccoglieva quasi interamente la sua produzione, compresa la fase più matura, composta dopo il 1960. Prendeva finalmente forma con la raccolta che Sapegno definì una «parabola tipica di una condizione transitoria», quella di un intellettuale che procede «da un’amara radice decadente a un’ansia e a un presentimento di canto pieno e liberato, ancora contraddetto e soffocato in germe dal peso delle memorie e dal senso di un destino incompiuto» (Sapegno, 1962, pp. 12 s.).

Nel 1962 si trasferì a Londra, dove s’era già recato due anni prima, per perfezionare l’inglese con il pretesto di leggere Joyce in originale, ma segretamente aspirando a divenire – grazie a una buona padronanza della lingua – corrispondente de l’Unità in Cina. Dopo aver compiuto un breve viaggio a Dublino nel maggio del 1963, fra il 7 novembre successivo e l’aprile del 1964, scrisse L’uomo di Torino, uscito postumo e incompiuto tre anni dopo (Milano 1967).

Il romanzo, che doveva essere, sulla traccia dell’Ulisse di Joyce, «un abbozzo di antropologia storica dalle 8 di sera del 7 novembre 1925 all’una e mezzo del mattino seguente…» (Mucci, cit. in Riva, 1967, p. XV), divenne «quasi inconsciamente tra le mani del suo autore una storia familiare» (ibid., p. XIX), nella quale traspose tutta una serie di riferimenti alla propria vicenda personale.

Morì a Londra, il 5 settembre 1964, dopo lunga degenza in seguito a un attacco di trombosi delle coronarie.

Opere: Le carte, Roma 1933; Quaderni degli scrittori e artisti di Enne Enne. 2: V. M., Torino 1935; Esercizi, 1927-1933, Torino 1935; Op. 2, ibid. 1935; Le carte, Roma 1936; Le carte ed altri scritti, ibid. 1940; Scartafaccio1930-1946, ibid. 1948; L’umana compagnia, ibid. 1953; L’Azione letteraria, ibid. 1958; Oggi e domani, ibid. 1958; N. Hikmet, Poesie, a cura di G. Crino (trad. di I. Ambrogio, G. Crino, J. Lussu, V. M.), Roma 1960; L’età della terra, Milano 1962; V. M. amico dei pittori, a cura di E. Mercuri, Roma 1967; L’uomo di Torino, Milano 1967; Carte in tavola, ibid. 1968; Le carte d’un italiano dell’11, Roma 1973; L’azione letteraria, a cura di M. Lunetta, ibid. 1977; Tempo e maree. Poesie scelte 1930-1964, a cura di M. Raffaeli, ibid. 2009.

Fonti e Bibl.: A. Lombardi, Appunti per una biografia di V. M., in Quest’uomo: V. M. Contributi sulla figura e l’opera, a cura di A. Lombardi, Cosenza 1974, pp. 207-228; R. Pepi, Ritratti critici di contemporanei. V. M., in Belfagor, L (1995), 5, pp. 557-578. Si vedano inoltre: la prefazione di N. Sapegno a V. Mucci, L’età della terra, 1962, cit. (poi ripr. e ampl. in Id., Carte in tavola, 1968, cit.); la premessa di V. Riva a V. Mucci, L’uomo di Torino, 1967, cit.; V. M. e il «Concilium Lithographicum», con uno scritto di L. Sinisgalli, Reggio Emilia 1970; M. Lunetta, La ginestra di M., prefaz. a V. Mucci, L’azione letteraria, 1977, cit.; Ricordo di V. M., Atti del convegno, Bra… 1982, a cura di C. Bernardo - A. Mallamaci, Fossano 1983. Una bibliografia critica sull’opera di Mucci, assieme a informazioni biografiche, immagini e testimonianze di vario genere sono da ultimo reperibili sul sito internet dedicato all’autore: www.velsomucci.altervista.org.

Vedi anche
Littizzetto, Luciana Attrice e cabarettista italiana (n. Torino 1964). Diplomata in pianoforte al Conservatorio e laureata in lettere all’univ. di Torino, per alcuni anni ha insegnato alle scuole medie inferiori, studiando al contempo recitazione. All’inizio degli anni Novanta ha esordito nel mondo del cabaret; la partecipazione ... Guttuso, Renato Guttuso ‹-ʃo›, Renato. - Pittore italiano (Bagheria, Palermo, 1911 - Roma 1987). Tra i più significativi rappresentanti dell'arte italiana contemporanea, si distingue per una visione dolorosamente ma umanamente poetica e per la ricchezza delle forme stilistiche. Prendendo le mosse da un violento espressionismo, ... Pavése, Cesare Pavése ‹-se›, Cesare. - Scrittore italiano (Santo Stefano Belbo 1908 - Torino 1950). Pavese, Cesare ha svolto un ruolo essenziale nel passaggio tra la cultura degli anni Trenta e la nuova cultura democratica del dopoguerra. La sua partecipazione al presente si è sempre legata a un profondo senso della ... Partito comunista italiano (PCI) Il più grande partito comunista dell'Europa occidentale, fondato  nel 1921 e sciolto nel 1991. le origini Partito politico fondato a Livorno nel gennaio 1921 nel corso del 17° congresso del PSI, per iniziativa della corrente di sinistra del partito guidata da A. Bordiga e A. Gramsci; assunse la ...
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mucchia mùcchia s. f. [da mucchio], region. – Lo stesso che mucchio; è forma diffusa in Toscana, in Emilia e in qualche altra regione d’Italia: una m. di ghiaia; i covoni furono portati su l’aia dove alzarono una gran m. (Tozzi).
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