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vena

di Alessandro Niccoli - Enciclopedia Dantesca (1970)
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vena

Alessandro Niccoli

Ricorre nelle Rime, nella Commedia e nel Fiore, quasi sempre per indicare un vaso sanguigno in genere.

Alla funzione delle v. di servire da condotto per la circolazione sanguigna si allude in una similitudine (Pg IX 102 porfido mi parea, sì fiammeggiante / come sangue che fuor di vena spiccia) e nel passo dedicato a illustrare, per bocca di Stazio, in che modo il sangue si muti in sperma. Secondo i comuni concetti dell'embriologia classica e medievale, la parte del sangue che è predisposta al concepimento, la più pura e perfetta, invece di essere assorbita dalle v. come alimento del corpo, prende nel cuore la potenza a dare forma e natura a tutte le membra umane, non diversamente dall'altro sangue che si diffonde per le v. per nutrire le membra già organate: XXV 38 e 42 Sangue perfetto, che poi non si beve / da l'assetate vene... / prende nel core a tutte membra umane / virtute informativa, come quello / ch'a farsi quelle per le vene vane (per le questioni relative al passo, v. B. Nardi, D. e la cultura medievale, Bari 1949², 260-283).

Come osserva l'Anonimo nella sua chiosa a If XXIII 19, " secondo li filosofi naturali, quando gli uomini hanno una gran paura, subitamente il sangue e gli spiriti vitali si partono da ogni parte del corpo e corrono verso il cuore "; a questa credenza si collega l'uso di v. in alcuni passi suggeriti dall'analisi di una violenta emozione destata dall'amore o dal timore: Rime CIII 45 e 'l sangue, ch'è per le vene disperso, / fuggendo corre verso / lo cor; Rime dubbie XV 2 sguardando il cor feriste in tanto / di grave colpo, ch'io non batto vena, " che il mio sangue non pulsa più " (Contini); If I 90 ella [la lupa] mi fa tremar le vene e i polsi (su questo verso, cfr. Torraca e I. Del Lungo, Dal secolo e dal poema di D., Bologna 1898, 457-458); Pg XI 138 per trar l'amico suo di pena... / [Provenzan Salvani] si condusse a tremar per ogne vena, impose a sé stesso l'umiliazione di mendicare: " unde elli, ch'avea condizione superba, di vergogna tremava per ogni vena... fuggendogli lo sangue e correndo al volto " (Buti).

Ha valore diverso l'esempio di Fiore V 3 promisi a Amor a sofferir sua pena, / e ch'ogne membro, ch'i' avea, e vena / disposat'era a fargli sua voglienza; qui la dittologia ogne membro... e vena vale " tutto me stesso ", in ogni parte del mio organismo.

È usato in senso figurato con il valore, per sineddoche, di " sangue ", in Pg XXIII 75 Cristo... / ne liberò con la sua vena. Anche in V 84 vid'io / de le mie vene farsi in terra laco, ove il contesto attira l'attenzione del lettore sul sangue versato per un atto di violenza patita.

Estensivamente v. indica i canali naturali entro cui scorre l'acqua sotterranea prima di sgorgare alla superficie della terra: Rime C 53 Versan le vene le fummifere acque / per li vapor che la terra ha nel ventre; Pg XXVIII 121 L'acqua che vedi [il Lete] non surge di vena / ... come fiume ch'acquista e perde lena. Quindi, in una similitudine volta a esaltare l'impetuosa fermezza dimostrata da s. Domenico nel combattere le eresie: Pd XII 99 con l'officio appostolico si mosse / quasi torrente ch'alta vena preme, reso gonfio dalle prementi acque di una profonda sorgente; ed è similitudine cui danno rilievo le autorità biblica (Is. 59, 19 " cum venerit quasi fluvius violentus quem spiritus Domini cogit ") e virgiliana (Aen. II 305-306 " rapidus montano flumine torrens / sternit agros ").

Vocabolario
véna²
vena2 véna2 s. f. [lat. vēna] (pl. -e, ant. -i). – 1. a. In anatomia, vaso sanguifero in cui scorre il sangue in direzione centripeta, ossia dalla periferia verso il cuore; a differenza delle arterie, le vene corrono generalmente in superficie,...
filarétto
filaretto filarétto s. m. [dim. di filare2]. – Nei giacimenti minerarî, sottile vena di minerale.
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