Venafro Comune della prov. di Isernia (41,1 km2 con 11.516 ab. nel 2008, detti Venafrani). Il centro è situato a 222 m s.l.m. al margine orientale di una pianura alluvionale percorsa dal fiume Volturno. Tradizionale centro agricolo, ha registrato un consistente sviluppo industriale.
Venafrum fu importante luogo di produzione di tegole e olio. Cadde sotto il controllo dei Romani dopo la guerra contro Pirro e nel corso della guerra sociale (88 a.C.) fu espugnata dagli Italici. Augusto vi dedusse una colonia di veterani; la città fiorì anche durante l’Impero. Sotto i Longobardi fu sede di un gastaldato dipendente dal duca di Benevento. Dal 10° sec. è ricordata come capoluogo di una contea che, passata verso la metà dell’11° sec. sotto il principe di Capua, cessò nel 1118. Al tempo di re Manfredi, V. fu infeudata a Ubertino Landi, quindi rimase per lungo tempo ai Pandona. Nel 1588 fu elevata a principato e infeudata ai Peretti, poi ai Savelli e infine ai Caracciolo di Miranda, fino all’abolizione della feudalità.