VENCESLAO IV
Re di Boemia, imperatore tedesco e duca di Slesia, nato nel 1361 a Norimberga dal terzo matrimonio di Carlo IV con Anna di Schweidnitz e morto nel 1419.
V. fu una delle figure politiche più dibattute del Tardo Medioevo. Incoronato re di Boemia a soli due anni nel 1363 e Rex Romanorum nel 1376, V. salì al potere nel 1378, in un momento di gravi difficoltà politiche, cui egli, afflitto da ricorrenti malattie e dotato di un equilibrio psicologico assai labile, non fu in grado di fare fronte. Il suo lungo regno, iniziato in concomitanza con l'apertura dello scisma (1378), fu costellato da una serie di insuccessi personali e politici: coinvolto nelle rivalità familiari scatenate dalla mancanza di successori legittimi (V. non ebbe figli dai suoi due matrimoni, con Giovanna e Sofia di Baviera) e in un logorante conflitto con l'arcivescovo di Praga Giovanni di Jenstein, culminato nel 1393 nel brutale assassinio del vicario generale della diocesi, Giovanni di Pomuk, non riuscì a porre freno al drammatico inasprirsi delle lotte tra i principi e le leghe delle città tedesche, procurandosi l'opposizione degli elettori e infine, nel 1400, la deposizione dal trono imperiale in favore del conte palatino Ruperto di Wittelsbach. Benché dopo la morte di Luigi I d'Angiò (1382) V. avesse aiutato il fratello Sigismondo nella guerra di successione alla Corona di Ungheria, questi nel 1394 appoggiò insieme al cugino Jost, margravio di Moravia, una rivolta di baroni che si concluse con la cattura del re. Nel 1402 Sigismondo stesso catturò V. deportandolo a Vienna e occupò la Boemia. Fuggito dopo un anno e mezzo di prigionia, V. non riuscì a recuperare il prestigio e l'autorità che aveva perduto grazie alle ampie concessioni fatte in passato alla nobiltà; colpito a partire dal 1408 da una forma di paralisi, rimase sempre più escluso dal governo e, nel 1410, alla morte di Ruperto, cedette il titolo imperiale a Sigismondo. Negli ultimi anni del regno di V. l'acuirsi dei conflitti con il papato, iniziati nel 1398 con l'associazione della Boemia alla politica franco-inglese della neutralità sulla questione dello scisma, favorì il diffondersi in Boemia delle correnti di riforma della Chiesa, grazie anche all'iniziale appoggio concesso dal re a Jan Hus; dopo la morte di quest'ultimo (1415), la reazione antiussita della corte fu all'origine nel 1419 di una rivolta popolare conclusasi con la defenestrazione dei membri della municipalità di Praga e la morte di Venceslao.Sovrano dalla personalità debole e indecisa, ma dotato di notevole sensibilità artistica e di gusti raffinati, V. fu, al pari di Jean de Valois, duca di Berry, Filippo l'Ardito, Luigi d'Orléans e Gian Galeazzo Visconti, uno dei più grandi principi bibliofili del Tardo Medioevo. La sua biblioteca, di cui non si conoscono inventari, doveva essere assai vasta, come sembra dedursi dalla notizia che nel 1421 la popolazione di Praga inferocita assaltò e saccheggiò un convoglio di carri che trasportava i libri di V. ereditati da Sigismondo (Lorenzo di Brzyezowa, Husitská kronika), rivendendone il contenuto in città. I tredici manoscritti attualmente riconosciuti come facenti parte della collezione di V. si salvarono insieme ad altri preziosi codici trafugati in precedenza da Sigismondo durante ripetute ispezioni nella residenza del fratello defunto.L'esemplare senza dubbio più sontuoso della collezione, per abbondanza e qualità delle illustrazioni, è la monumentale Bibbia di Vienna (Vienna, Öst. Nat. Bibl., 2759-2764), recentemente datata intorno al 1391-1395, contenente una delle più antiche versioni tedesche preluterane della Vulgata, commissionata da Martin Rotlev (m. nel 1392), uno dei principali consiglieri finanziari di Carlo IV e importante mecenate universitario. Originariamente rilegato in tre volumi, il manoscritto rimase incompiuto dopo il libro di Ezechiele. La decorazione, interrotta dopo il libro dell'Ecclesiaste, venne affidata a un'équipe composta da otto maestri aiutati da numerosi collaboratori. Tra gli artisti di maggior rilievo spicca il Maestro di Balaam, autore di una parte cospicua delle miniature del primo volume; formatosi sulla produzione pittorica praghese della metà del sec. 14°, il suo stile, caratterizzato da modi narrativi ingenui ma efficaci e dalle formule compositive semplici, riflette forti influenze italiane. Tendenze più innovatrici sono riflesse nelle scene improntate a un delicato naturalismo dipinte dal regis [...] illuminatori Frána, ricordato in un documento della cancelleria regia del 1404. Una notevole diversificazione stilistica appare nei restanti volumi: gli interventi più significativi si concentrano intorno alle scene di gusto spiccatamente aneddotico del miniatore Kuthner, attivo in Slesia nell'ultimo ventennio del Trecento, e quelle dal manierismo improntato ai recenti sviluppi dello schöner Stil del Maestro di Sansone. Al maestro Frána e ai suoi collaboratori è attribuita l'abbondante decorazione marginale nella quale, fra rigogliosi tralci di acanto, compaiono le iniziali di difficile decifrazione W ed E, motti, emblemi araldici, figure simboliche quali l'alcione e l'homme-sauvage, come anche enigmatiche drôleries rappresentanti il re prigioniero, con le braccia e le gambe immobilizzate in giganteschi ceppi (generalmente rappresentati dalle iniziali stesse), o impegnato a bagnarsi con l'aiuto di fanciulle dai vestiti succinti, recanti bouquets di foglie e tinozze con acqua. Il significato di queste scene dall'atmosfera intensamente erotica, variamente interpretate come allegorie dell'amore coniugale o della fertilità matrimoniale, come simboli astrologici ispirati al quadro natale di V. o anche come allusione a un Ordine del Bagno di fondazione regia, e con tutta probabilità prosaicamente ispirate alla predilezione del sovrano per gli stabilimenti termali deprecata a più riprese dalle fonti contemporanee, rimane tuttora controverso.Lo stesso repertorio ornamentale ricorre, sebbene in misura meno abbondante, anche negli altri manoscritti della collezione di V., che testimoniano il frequente ricorso del re allo stesso gruppo di artisti che si avvicendarono alla decorazione della Bibbia, durante un arco di tempo che va approssimativamente dal 1387 agli inizi del 15° secolo. Nella varietà degli argomenti trattati, gli otto codici direttamente commissionati da V. o per V. riflettono solo in parte la grande ricchezza degli interessi culturali della corte boema. Il manoscritto più antico della collezione, e uno dei più profusamente illustrati, è una copia del romanzo cortese Willehalm di Wolfram von Eschenbach (Vienna, Öst. Nat. Bibl., Ser. nov. 2643), decorata nel 1387 da un artista in seguito attivo alla decorazione della Bibbia, detto Maestro del Willehalm, che trae spunto dal racconto epico per una vivace e puntuale rappresentazione di vita cortese, trasformando le opulente bordure a girali d'acanto delle pagine del codice nel teatro degli scontri fra gli eserciti nemici. Le simpatie del sovrano per il movimento di riforma della Chiesa sono confermate dalla presenza di codici di argomento sacro in traduzione tedesca, come, oltre alla Bibbia di Vienna, le Lettere di s. Paolo (Vienna, Öst. Nat. Bibl., 2789; 1400 ca.) e il Commentario ai Salmi di Niccolò di Lira (Salisburgo, Universitätsbibl., M III 20), quest'ultimo sobriamente decorato intorno al 1395 con piccole iniziali attribuibili al Maestro dell'Esodo. Tre manoscritti riflettono la curiosità di V. per le discipline astronomico-astrologiche: il più antico, un codice miscellaneo (Vienna, Öst. Nat. Bibl., 2352) contenente il Liber introductorius di Michele Scoto, le Tavole Alfonsine nella versione di Johann Dank, come anche un gioco di oracoli, venne decorato intorno al 1392-1395 con personificazioni dei pianeti, immagini dei segni zodiacali e delle costellazioni, ruote dello zodiaco; le sembianze di V. sono probabilmente riconoscibili nel ritratto dell'autore alle prese con calcoli astronomici nel frontespizio delle Tavole Alfonsine (c. 34r) e del manoscritto del Quadripartitus di Tolomeo (Vienna, Öst. Nat. Bibl., 2271, c. 1r), eseguito, come la raccolta astronomica di Monaco (Bayer. Staatsbibl., Clm 826), intorno al 1400. Un altro ritratto di V. compare, insieme a quello di Carlo IV, in una copia della Bolla d'oro (Vienna, Öst. Nat. Bibl., 338, c. 53r) emanata nel 1356 dal padre e decorata, per ironia della sorte, nel 1400, l'anno della deposizione di V. dal trono imperiale.I turbolenti avvenimenti che caratterizzarono il regno di V. non favorirono la prosecuzione delle iniziative artistiche promosse da Carlo IV a Praga (v.) e nel resto dell'impero. Delle grandi imprese edilizie inaugurate dal padre, V. riprese solo i cantieri praghesi del ponte Carlo (la cui torre adiacente alla città vecchia venne ornata verso la fine del sec. 14° dai Parler con statue rappresentanti s. Vito e i due sovrani con le insegne imperiali) e del coro della cattedrale di S. Vito; sintomatici anzi del disagio nei confronti della politica urbanistica paterna, come anche del nuovo clima di incertezza instauratosi durante il conflitto con l'arcivescovo di Praga, furono l'abbandono, intorno al 1385, della residenza costruita da Carlo IV nella città nuova e l'erezione di una reggia nella città vecchia, nei pressi delle mura che dividevano quest'ultima dalla Nové Mĕsto, nelle immediate vicinanze di una torre adibita a deposito di polvere da sparo. Rimangono invece ancora piuttosto oscure le ragioni della costruzione di un castello a Zderaz, nella città nuova.
Bibl.:
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Letteratura critica. - J. von Schlosser, Die Bilderhandschriften Königs Wenzel, JKhSWien 14, 1893, pp. 214-251, 270-308; Gotik in Böhmen, a cura di K.M. Swoboda, München 1969; J. Krása, Die Handschriften Königs Wenzels IV, Praha 1971; K. Seibt, K. Müller, Die Goldene Bulle: nach König Wenzels Prachthandschrift, Dörtmund 1978; Die Parler und der Schöne Stil 1350-1400. Europäische Kunst unter den Luxemburgern, cat., Köln 1978, II, pp. 746-747; F. Unterkircher, König Wenzels Bilderbibel. Die Miniaturen zur Genesis aus der Wenzelsbibel, Graz 1983; M. Thomas, G. Schmidt, Die Bibel des Königs Wenzel, Graz 1989; A. Erlande-Brandenburg, J. Grosjean, M. Thomas, La Bible de Prague, Paris 1989; M. Studnikova, Hoforden der Luxemburger, Umení 40, 1992, pp. 320-328; H. Hlavácková, Courtly Body in the Bible of Wenceslaus, in Künsthistorischer Austausch, Artistic Exchange, a cura di I.W. Gaehtgens, Berlin 1993, II, pp. 371-382; M. Flury-Lemberg, K. Otavskty, Das Grabgewand Königs Wenzels IV, in Festschrift für Hermann Fillitz zum 70. Geburtstag, Aachener Kunstblätter 60, 1994, pp. 293-304; R. Chadraba, Rex Cyrus Christum significat: typologische Dimensionen des idealen Herrscherbildes, Umení 42, 1994, pp. 339-358; Die Wenzelsbibel: vollständige Faksimile Ausgabe und Dokumentation der Codices Vindobonenses 2759-2764 der Österreichischen Nationalbibliothek: Kommentarband, 1: Erläuterungen zu den illuminierten Seiten (Codices selecti phototypice impressi, 70), Graz 1996.F. Cecchini