VENEZIA
Urbanistica. - A V. negli ultimi 25 anni tanti avvenimenti non sono stati favorevoli alla città. Fenomeni fisici di marea e geofisici di bradisismo e di subsidenza, con abbassamento continuo del suolo hanno avuto un momento di drammatica violenza nell'alta marea del 4 novembre 1966, cresciuta sul medio mare di m 1,90 e tanto forte da rompere l'argine a mare costruito dai veneziani nel sec. 18°. Fumi e scoli, principalmente dovuti alle industrie di Marghera, hanno inquinato l'aria e l'acqua lagunare. Forti incrementi di popolazione a Mestre e a Marghera, con crescita da 80.000 a 200.000 abitanti, hanno provocato un corrispondente decremento della popolazione di V. (da 190.000 a 120.000 abitanti) e il suo graduale e pericoloso invecchiamento per emigrazione di giovanissimi a Mestre e a Marghera. Questa spinta demografica non ha trovato in terraferma, malgrado l'impiego di vari piani urbanistici, indirizzi tecnici e strumenti operativi capaci di guidare lo sviluppo di Mestre verso chiare finalità urbanistiche. Il piano regolatore di Mestre, operante tra il 1937 e il 1942, e quello di ricostruzione postbellica del 1950, e infine il piano regolatore generale del 1962, hanno formato un disegno urbano scorretto, senza punti locali emergenti, tale da fare di Mestre, rispetto alla nitidezza civile di V., una sua colonia.
Le vicende urbanistiche della città insulare, purtroppo, non sono meno deludenti. Sia il piano di risanamento del 1939, inadeguato e superficiale, sia le leggi speciali e infine il piano regolatore generale, reso esecutivo nel 1962 dopo sei anni di travagliate vicende, sono caratterizzati da abusi ed errori. Il piano regolatore generale, adottato nel 1959 e perciò da questa data operante con le prescrizioni fondamentali, fu ampiamente violato da operazioni edilizie abusive verificatesi anche per opere importanti tra le quali va ricordata la trasformazione negativa della sede della Cassa di risparmio, che insieme con molte altre si è realizzata senza un minimo di sensibilità per l'ambiente. Una situazione di carenza amministrativa resa più grave dall'atteggiamento decisamente contrario alle opere di alto valore artistico, come il Masieri memorial progettato da F.L. Wright nel 1953 sul Canal Grande quale casa dello studente per l'Istituto universitario di architettura, opera di cui le autorità locali impedirono la costruzione. La stessa sorte ha subito fino a oggi il geniale progetto eseguito nel 1964 da Le Corbusier per l'Ospedale civile a S. Giobbe: una classe dominante ha impedito a una nuova dimensione culturale di affermarsi, mentre probabilmente molti dei suoi componenti avrebbero calpestato valori ecologici e panoramici per dare utopistici vantaggi economici alla città. Ne dànno prova le proposte di mezzi di trasporto fantomatici, e cioè strade automobilistiche nella laguna, monorotaie, metropolitane sul fondo lagunare, tutte proposte sempre insistenti perché credute possibili dalla mancanza di idee razionali sul traffico con mezzi ordinari d'acqua, gli unici che si dovrebbero ulteriormente potenziare, anche nella circolazione capillare dei canali minori. Quanto si è fatto per la circolazione automobilistica verso V. si riduce alla formazione del parcheggio nella sacca artificiale del Tronchetto, un mezzo incapace di migliorare decisamente le condizioni di disagio e di confusione della testa di ponte automobilistica di Piazzale Roma durante l'estate. D'altra parte esiste un'inefficienza interna ai dettati del piano regolatore, dovuta all'imposizione di usare quale unico strumento d'intervento urbanistico a V. il piano particolareggiato. Uno strumento tanto difficile da applicare nei centri storici, che l'amministrazione comunale in tutti questi anni, pur provando a formare i piani particolareggiati, non è stata capace ancora di portarli a soluzione. Pertanto l'impotenza di formare i piani particolareggiati a V. non si può interamente attribuire a inefficienza dell'amministrazione comunale, ma piuttosto alla difficoltà di applicare nella struttura antica i piani particolareggiati, difficoltà che si è accentuata negli ultimi anni con l'imposizione dell'uso di comparti obbligatori, prescritti dalla legge speciale, come unico strumento attuativo dei piani particolareggiati stessi. Chiariamo che il comparto è un'area urbana formata dall'insieme degli edifici aventi una certa omogeneità globale di valori morfologici, omogeneità che impone ai proprietari di coordinare fra loro ogni intervento urbanistico di restauro, articolandolo all'insieme strutturale degli edifici stessi. Questa operazione si rivela difficile, sia per la perentorietà delle norme di base, sia per la non facile integrazione fra le esigenze morfologiche di struttura da non variare e le richieste di piegarle agli usi attuali senza uscire dallo schema rigido dei comparti. D'altra parte, anche a V. si tende ad adottare il criterio di riutilizzazione dell'edilizia antica in alternativa a quella nuova, sia perché più conveniente in senso economico, sia perché l'edilizia antica, abbandonata a sé stessa come si è fatto fino a oggi, continuerebbe a essere preda della speculazione delle classi abbienti, che espellerebbero le classi lavoratrici povere, in prevalenza residenti in essa, le quali sarebbero ancora una volta relegate nei ghetti periferici. Purtroppo l'operazione di agire con comparti nell'antico non è collaudata da esperienze pratiche anche in questo senso, e sono semplicistici i suggerimenti a tavolino dati dalla legge speciale: non bastano le parole vaghe riferite a condizioni generiche di omogeneità dell'antico, che non hanno riscontro pratico nella realtà veneziana contro cui ha urtato la formazione dei comparti. In verità, l'amministrazione comunale ha cercato una metodologia dei comparti, formando "progetti di coordinamento" dal 1974, con cui spera di risolvere in modo soddisfacente gl'interventi nella città.
Altro problema di fondo per V., non ancora interamente risolto, è quello del porto e delle tre zone industriali ad esso collegate. Tali zone si sono successivamente estese, durante quasi sessant'anni di attività di tre successivi consorzi che le hanno organizzate, unitamente al grandioso sviluppo portuale che ha raggiunto negli ultimi tempi un reddito netto di lavoro di circa 42 miliardi. Si tratta oggi di uno dei più grandi complessi industriali e portuali italiani di cui la terza zona, non ancora finita, si estende a S di Fusina con una formazione avvenuta attraverso notevoli contrasti, dei quali va ricordato quello contro il progetto di maggior scavo del canale dei petroli tra Malamocco e Marghera, necessario ai grandi fondali delle più capaci petroliere. Lo scavo è stato ostacolato per timore che turbasse l'equilibrio delle acque lagunari ritenuto precario per i noti fenomeni geofisici, sulla soluzione dei quali gravano forti interrogativi. Ricordiamo che il Comitato ministeriale istituito nel 1966 per studiare i problemi di V. (equilibrio idraulico, stabilità del centro storico, inquinamento) fu molto contrastato in tante decisioni e tra l'altro in quella di sospendere i lavori di scavo del canale dei petroli. Probabilmente per tali contrasti il Comitato sollecitò il governo a formare una nuova legge speciale molto centralizzata per la salvaguardia di V. e della sua laguna, legge che fu promulgata il 16 aprile 1973. Questa, dichiarando problema di preminente interesse nazionale la salvaguardia dell'ambiente paesistico e storico artistico di V., il suo equilibrio idraulico e quello ecologico, nonché la vitalità socio-economica del suo territorio nel quadro dello sviluppo della regione, ha avocato allo stato e ai suoi organi centrali le responsabilità primarie di decidere e di agire per V. al di sopra della legittima competenza della Regione. La legge dispone cospicui finanziamenti a favore di tutti gl'interventi e prevede la formazione di un piano comprensoriale relativo ai comuni della gronda lagunare, piano che fu definito nel settembre 1974 e comprende sedici comuni ritenuti della gronda lagunare oltre a Venezia. Si tratta di un organo urbanistico nuovo definito come comprensorio, un organo molto esteso, ma non ancora sufficientemente collaudato. Esso, perciò, si colloca politicamente e amministrativamente in una posizione di avanguardia dell'urbanistica italiana nel creare nuovi strumenti per raggiungere con nuove forme di pianificazione obiettivi favorevoli. È la stessa politica di avanguardia che si sta seguendo nel centro storico con piani particolareggiati a comparti obbligatori, dei quali, come si è detto, non abbiamo una larga esperienza pratica.
Questo sperimentalismo urbanistico non sappiamo quanto possa essere favorevole alla delicatezza e all'alto livello civile delle strutture urbanistiche di V., sulle quali peraltro gli sforzi compiuti da urbanisti ed enti nazionali e internazionali non sono riusciti a dare suggerimenti adatti per interventi che risolvano con cautela i problemi della città storica. Ha nociuto all'attuazione del risanamento l'aver diviso artificiosamente la città in due zone, una di conservazione e l'altra di ristrutturazione, mentre V. avrebbe richiesto un modo unitario di studiare il risanamento delle sue strutture. Forse progetti analoghi per formare comprensori e piani di comparto obbligatorio avrebbero potuto essere usati in aree meno famose e delicate di quella veneziana, mentre la città, unica nella sua configurazione storica, avrebbe richiesto per il suo risanamento mezzi più tradizionali e collaudati. Dobbiamo tuttavia augurarci che il carattere pionieristico degli strumenti urbanistici usati a V. trovi proprio nelle diffiicoltà e nella novità culturale del tema gli stimoli maggiori per esaltare il senso dell'antico nelle ragioni del nuovo.
Una ripresa culturale tuttavia manifesta l'università: Ca' Foscari, da istituto universitario con due facoltà, dal 1969-70 è diventata università di quattro facoltà con le due nuove di lettere e di chimica industriale. L'Istituto universitario di architettura, unico in Italia, ha avuto un secondo corso di laurea in urbanistica. L'accrescimento di circa 4000 nuovi iscritti ha tuttavia causato una grave crisi di spazio e di attrezzature, che non si è ancora risolta malgrado l'acquisto di nuovi edifici. Altra iniziativa universitaria importante si è avuta nel 1970, in collegamento con Firenze: l'apertura a V. di un'università internazionale dell'Arte con sede a Palazzo Fortuny.
La Biennale di V., dopo più di settant'anni, è stata trasformata nella sua struttura nel 1973 e ha avuto le prime manifestazioni alternative a quelle tradizionali nel 1974. Si tratta di una fase problematica per superare la lunga crisi istituzionale interna che da anni aveva anche investito la Biennale del Cinema: qualche successo hanno avuto il teatro e il cinema, mentre le altre varie manifestazioni artistiche sono state in più modi contestate dall'opinione pubblica, per gli aspetti ritenuti intellettualistici e populistici della sua temperata apertura verso le classi lavoratrici di massa. Tuttavia la diserzione internazionale delle nazioni dalle manifestazioni artistiche figurative sembra ormai superata: nell'estate 1976 si sono riaperti i cancelli dei padiglioni della Biennale ai Giardini chiusi dal 1973.
Bibl.: G. Samonà, Necessità di uno studio di Venezia per la pianificazione urbanistica delle sue esigenze moderne, Prolusione per l'anno accad. 1953 dell'Istituto universitario di architettura di Venezia; Comune di Venezia, Il concorso nazionale di idee per l'impostazione del Piano Regolatore Generale, in Rivista di Venezia, 1957; id., Piano Regolatore Generale. Relazione anno 1959, Venezia; W. Dorigo, La cultura delle città, oggi in Italia, con riferimento alla esperienza di Venezia, in Quest'Italia, luglio 1961, Venezia; Atti del Conv. inter. Il problema di Venezia, Venezia 1962, ivi 1964; UNESCO, Rapporto su Venezia, Milano 1969; W. Dorigo, La salvezza di Venezia: mito e realtà, in Humanitas, nn. 6 e 11, 1967; Osservatorio economico, Sviluppo economico, popolazione e problemi edilizi di Venezia insulare, Venezia 1967; Istituto Geografico Militare, Relazione sui lavori di rilevazione geometrica eseguiti nel 1968 nella zona di Venezia, 1969; Atti del 2° Convegno internaz., Il problema di Venezia, Venezia 1969; Consorzio per il nuovo ampliamento del porto e della nuova zona industriale di Venezia-Marghera, La subsidenza del suolo di Venezia e del territorio circostante nelle più recenti dichiarazioni ufficiali, 1970; Ministero dei Lavori Pubblici, Comitato studio provvedimenti e difesa città di Venezia e salvaguardia caratteri ambientali e monumentali, Indagine sull'inquinamento radio-attivo della laguna di Venezia, febbr. 1970; id., IV° Gruppo, Sulla possibilità di regolazione delle acque alte in laguna, apr. 1970; V° Gruppo, Contributo allo studio geologico e geofisico di Venezia, giugno 1970; Catalogo della Mostra storica della laguna veneta, Venezia 1970; Comitato interministeriale per lo studio dei provvedimenti per la difesa di Venezia, Relazione finale, Roma 1971; W. Dorigo, Una laguna di chiacchiere, Venezia 1972; CENSIS, Caratteri dell'esodo della popolazione del centro insulare di Venezia, vol. I, Roma 1973; W. Dorigo, Una legge contro Venezia, ivi 1973; Autori vari, Venezia e i problemi dell'ambiente, Bologna 1975; C. Chinello, Storia di uno sviluppo capitalistico, Porto Marghera e Venezia, 1951-1973, Roma 1975.
Numerosi articoli riguardanti la città, il suo entroterra, problemi e dati si trovano in: Comune di Venezia, Annuario statistico; Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti, Atti; Urbanistica, n. 48 (1966), n. 52 (1968), n. 59-60 (1972); Rivista veneta, bimestrale di problemi regionali, dal 1965; Co. SES. Rivista di informazioni, dal 1975; per notizie aggiornate sulla Biennale, vedi La Biennale di Venezia, annuario 1975; eventi del 1974 a cura dell'Archivio storico delle Arti contemporanee, 1975.
Per dati statistici provinciali v. veneto (tabelle), in questa Appendice.