venuta
È " l'atto del venire, del giungere " in un luogo.
Amore spiega a D. che a Giovanna, la donna amata da Guido Cavalcanti, è stato imposto il soprannome di Primavera per questa venuta d'oggi (Vn XXIV 4), cioè perché in quel giorno era venuta incontro a D. precedendo immediatamente Beatrice (e, a suffragare questa interpretazione mistica, aggiunge che anche ‛ Giovanna ' vale ‛ prima verrà ' in quanto deriva dal nome di quello Giovanni lo quale precedette la verace luce).
Il termine ricorre a proposito dell'incarnazione di Cristo (Cv IV V 4 la sua venuta nel mondo; altro esempio al § 9), del viaggio di D. (If II 35 se del venire io m'abbandono, / temo che la venuta non sia folle: qui, più che " atto del venire " vale " atto dell'andare "; Pg I 79), e del sollecito ingresso di Provenzano Salvani nel Purgatorio vero e proprio (XI 132 come fu la venuta lui largita?). Altri esempi in Rime L 63, LXXXV 12.
Può essere anche riferito al venire di un periodo di tempo, e a quest'accezione si collegano i due esempi del Fiore. In CXLVI 5 i' fu' /... trapiacente in mia venuta, vale " al mio momento ", " al mio bel tempo " (Parodi), cioè " nella mia giovinezza " (Petronio). In LIX 8 ricorre la locuzione avverbiale di venuta, " sulle prime ", " al primo impeto " .