verbi supporto
Secondo Salvi 1988: 79, sono verbi supporto un ristretto numero di verbi che, oltre al loro uso e significato autonomo, se impiegati con un nome d’azione, svolgono una funzione prevalentemente di appoggio nei confronti di quest’ultimo, infatti esprimono marche grammaticali – come il tempo (➔ temporalità, espressione della), la ➔ persona e il ➔ numero – associate all’azione espressa dal nome, che il nome da solo non potrebbe esprimere.
Si vedano gli esempi (1 b.) e (2 b.) (con verbo supporto) a confronto con gli esempi (1 a.) e (2 a.) nelle seguenti coppie:
(1)
a. Maria ha fatto una torta
b. Maria ha fatto una scelta
(2)
a. Il portiere ha preso la palla
b. Il portiere ha preso una decisione
Caratteristica delle combinazioni riportate è che negli esempi a. il nome designa un oggetto (torta, palla) e il verbo descrive l’azione effettuata con tale oggetto (rispettivamente fare in 1 a. e prendere in 2 a.), mentre in quelli in b. il nome denota un’azione (scelta, decisione) e il verbo ne esprime l’attuazione.
Siccome il verbo supporto funge da appoggio alla porzione nominale del predicato, i verbi supporto hanno qualche aspetto in comune coi verbi ausiliari (➔ ausiliari, verbi) e copulativi (➔ copulativi, verbi; sul verbo fare cfr. La Fauci & Mirto 2003). I verbi supporto danno luogo a sintagmi verbali particolari, chiamati costruzioni (o frasi o costrutti) a verbo supporto (per l’italiano cfr. Elia, D’Agostino & Martinelli 1985): tali costruzioni possono esser classificate tra le ➔ collocazioni o tra le polirematiche (➔ polirematiche, parole), secondo il grado della loro ➔ lessicalizzazione.
Alla categoria dei verbi supporto appartengono verbi dal significato generale, come fare, dare, prendere, mettere, avere, essere e alcuni altri. Grazie alla loro genericità, questi verbi si prestano a essere utilizzati in contesti diversi, dove assumono significati che dipendono dalle parole con cui si combinano.
Per es., in prendere la palla, prendere vale «afferrare», mentre in prendere il treno vale «utilizzare», in prendere un caffè vale «bere» e così via. Quel che contraddistingue l’uso di un verbo come supporto rispetto all’uso normale di questi verbi è la presenza, oggetto nel predicato della frase, di un nome che fornisce la semantica dell’intero costrutto: così viaggio in fare un viaggio, dato che l’intera costruzione vale infatti «viaggiare».
Dal punto di vista formale, le costruzioni a verbo supporto seguono schemi diversi. Nel caso più tipico sono formate da verbo + nome (spesso preceduto da articolo o, in pochi casi, da preposizione). Alcuni esempi di costruzioni a verbo supporto per l’italiano, oltre a quelli già dati sopra, sono i seguenti:
(3)
a. avere una speranza, avere uno svenimento, avere fame, avere l’impressione, avere il timore
b. avere in odio, avere in uggia, avere a schifo
c. dare una risposta, dare un consiglio, dare l’impressione
d. essere in dubbio, essere in ansia
e. fare una domanda, fare un esempio, fare schifo, fare pena, fare impressione, fare una telefonata, fare rumore
f. prendere uno spavento, prendere sonno, prendersi una cotta, prendersi la responsabilità
g. mettere paura, mettere spavento, mettere ansia
Altri schemi sono comunque disponibili:
(4) essere in + nome: essere in pensiero, essere in tempo, essere in ansia, essere in angoscia
(5) mettere in + nome: mettere in ansia, mettere in allarme
(6) portare + nome: portare rispetto, portare ritardo
Va notato che anche tra lingue imparentate possono esserci differenze nella scelta dei verbi operanti come supporto:
(7)
a. it. fare un sonnellino ~ spagn. echar una siesta (lett. «gettare un sonnellino»)
b. it. fare un esempio ~ spagn. poner un ejemplo (lett. «mettere un esempio»)
(8) → it. fare una domanda ~ fr. poser une question (lett. «porre una domanda»)
(9) → it. fare un passo ~ ingl. take a step (lett. «prendere un passo»).
Dal punto di vista sintattico, sulle costruzioni a verbo supporto possono essere compiute le operazioni sintattiche tipiche dei sintagmi liberi, come la modificazione (con aggettivi e simili), la passivizzazione, la relativizzazione dell’oggetto, ecc.:
(10) prendere una decisione
a. Luca ha preso la (o una) decisione (o molte o delle decisioni)
b. la decisione che ha preso Luca
c. la decisione, l’ha presa Luca
d. la decisione è stata presa da Luca
Esiste però un gruppo di costruzioni a verbo supporto, rappresentato da espressioni come prendere sonno, avere fame, fare festa, che hanno un grado più elevato di lessicalizzazione, sicché alcune delle operazioni sintattiche tipiche dei sintagmi liberi risultano impossibili:
(11) prendere sonno: *prendere il o un o molto o del sonno
a. *il sonno che ha preso Luca
b. *il sonno, l’ha preso Luca
c. *il sonno è stato preso da Luca
Il diverso statuto sintattico dei due gruppi di costruzioni (prendere una decisione rispetto a prendere sonno) può essere chiarito alla luce del criterio della referenzialità del nome. Infatti, le costruzioni i cui membri non sono totalmente autonomi dal punto di vista sintattico sono quelle in cui il nome non è referenziale (o ha bassa referenzialità: Heid 1994). Ricordiamo che il referente di un nome è più identificabile quando il nome è concreto, definito, numerabile e alla forma singolare, e tende a essere meno identificabile quando è indefinito o non del tutto definito (cioè nei casi in cui si presenta senza articolo), quando è astratto, di massa (➔ massa, nomi di) o alla forma plurale. Dal punto di vista lessicale, le costruzioni a verbo supporto sono spesso parafrasabili con un’unica parola (cioè con un verbo sintetico): fare una telefonata → telefonare, dare consigli → consigliare, essere in dubbio → dubitare e così via. Questa caratteristica non è propria delle combinazioni regolari del verbo (fare una torta → *tortare) e assimila le costruzioni a verbo supporto alle parole complesse, in particolare ai verbi sintagmatici (➔ sintagmatici, verbi) del tipo andare fuori, farsi avanti, ecc. (Simone 1997).
Tipicamente, le costruzioni a verbo supporto hanno una restrizione lessicale imposta dal nome, nel senso che il nome ‘sceglie’ il verbo con cui si costruisce e questo non può essere sostituito da un sinonimo: prendere una curva ~ *afferrare una curva. La presenza di tale restrizione lessicale accomuna le costruzioni a verbo supporto alle ➔ collocazioni.
Dal punto di vista semantico, il nome di una costruzione a verbo supporto ha il significato che ha normalmente in altre combinazioni (si confronti prendere una decisione con annullare una decisione). Questa caratteristica distingue costruzioni a verbo supporto come prendere sonno da espressioni idiomatiche (➔ modi di dire), per es. prendere piede, in cui il significato del nome non è autonomo.
Per quanto riguarda il verbo, è diffusa l’opinione secondo la quale in una costruzione a verbo supporto il verbo è lessicalmente vuoto (Salvi 1988: 79): tale interpretazione, però, non rende conto dei dati di fatto. Il verbo può conferire alla costruzione un valore non direttamente derivabile dal significato del nome: per es., prendere in prendere sonno aggiunge un riferimento all’inizio del processo del dormire (fase incoativa o ingressiva; ➔ aspetto); fare in fare paura conferisce valore causativo (si confronti Luca ha paura, non causativo, con Luca ha fatto paura a tutti, causativo); avere e essere introducono valore stativo o lo confermano se è già presente nel nome (avere sonno, essere in dubbio), ecc. (Jezek 2004). In generale, in una costruzione a verbo supporto si possono individuare gradi diversi di interazione tra i significati del nome e del verbo. L’apporto semantico del verbo all’interpretazione del costrutto scaturisce da tale interazione e può dunque variare; in ogni caso non è nullo (Mastrofini 2004; de Miguel 2008).
Secondo alcuni, il fenomeno per cui un verbo in combinazione con particolari nomi acquisisce una funzione di supporto non si realizza soltanto con verbi come fare, dare, prendere, ecc. ma riguarda anche altre classi di verbi. Per es., un verbo come lanciare, in combinazione con un nome d’azione (accusa) acquisisce un senso figurato assimilabile all’uso supporto di fare (sui verbi supporto metaforici, cfr. de Pontonx 2004):
(12) lanciare
a. lanciare [= «gettare»] un sasso
b. lanciare [fig.] un’accusa
Nel caso di lanciare una critica, non è disponibile una combinazione con verbo supporto neutro (Cicalese 1999) o con verbo base (*fare un’accusa: Jezek 2004): si tratta dunque di un verbo supporto «dedicato» (Gross 1996). In tal caso, il verbo esprime l’azione attraverso cui è posta in essere l’accusa (in altre parole, il verbo asserisce la ‘creazione’ dell’accusa).
In nutrire una speranza, il verbo nutrire è invece in distribuzione complementare con il verbo supporto avere (avere una speranza), rispetto al quale sottolinea il coinvolgimento intenzionale del soggetto, oltre alla durata dell’azione (si confronti avere la speranza di tornare a correre con nutrire la speranza di tornare a correre). In questo caso, si parlerà più opportunamente di «estensione» di verbo supporto o di verbo supporto «esteso» (Cicalese 1999).
(13) nutrire
a. nutrire [«alimentare»] il bambino
b. nutrire [fig.] una speranza
Ulteriori esempi in (14) illustrano alcuni degli apporti che sono stati individuati per le estensioni di verbo supporto in italiano. Questi apporti sono descritti tra parentesi negli esempi e riguardano tratti sia semantici, come per es. l’intensità o l’aspetto incoativo, sia pragmatici, come il registro. Come si può notare, questi tratti possono sommarsi:
(14)
a. mollare un calcio rispetto a dare (intensità, registro informale)
b. arrecare disturbo rispetto a dare (registro formale)
c. rifilare una multa rispetto a dare (connotazione negativa, registro informale)
d. intavolare un discorso rispetto a fare (aspetto incoativo).
Cicalese, Anna (1999), Le estensioni di verbo supporto: uno studio introduttivo, «Studi italiani di linguistica teorica e applicata» 28, 3, pp. 447-487.
Elia, Annibale, D’Agostino, Emilio & Martinelli, Maurizio (1985), Tre componenti della sintassi italiana: frasi semplici, frasi a verbo supporto e frasi idiomatiche, in Sintassi e morfologia della lingua italiana d’uso. Teorie e applicazioni descrittive. Atti del XVII congresso internazionale della Società di Linguistica Italiana (Urbino, 11-13 settembre 1983), a cura di A. Franchi De Bellis & L.M. Savoia, Roma, Bulzoni, pp. 311-325.
Gross, Gaston (1996), Prédicats nominaux et compatibilité aspectuelle, «Langages» 121, pp. 54-72.
Gross, Gaston & Pontonx, Sophie de (édité par) (2004), Verbes supports. Nouvel état des lieux, «Linguisticae investigationes» 27, 2.
Heid, Ulrich (1994), On ways words work together. Research topics in lexical combinatorics, in Euralex 1994. Proceedings of the 6th Euralex international congress on lexicography in Amsterdam, edit-ed by W. Martin et al., Amsterdam, Euralex, pp. 226-257.
Jezek, Elisabetta (2004), Types et degrés de verbes supports en italien, in Gross & de Pontonx 2004, pp. 185-201.
La Fauci, Nunzio & Mirto, Ignazio M. (2003), Fare. Elementi di sintassi, Pisa, ETS.
Mastrofini, Roberta (2004), Classi di costruzioni a verbo supporto in italiano: implicazioni semantico-sintattiche nel paradigma V + N, «Studi italiani di linguistica teorica e applicata» 33, 3, pp. 371-398.
Miguel, Elena de (2008), Construcciones con verbos de apoyo en español. De cómo entran los nombres en la órbita de los verbos. Actas del XXXVII simposio internacional de la Sociedad Española de Lingüística, editadas por I. Olza Moreno et al., Pamplona, Servicio de Publicaciones de la Universidad de Navarra, pp. 567-578.
Pontonx, Sophie de (2004), Les verbes supports métaphoriques, in Gross & de Pontonx 2004, pp. 265-281.
Salvi, Giampaolo (1988), La frase semplice, in Grande grammatica italiana di consultazione, a cura di L. Renzi, G. Salvi & A. Cardinaletti, Bologna, il Mulino, 1988-1995, 3 voll., vol. 1° (La frase. I sintagmi nominale e preposizionale), pp. 29-114.
Simone, Raffaele (1997), Esistono verbi sintagmatici in italiano?, in Lessico e grammatica. Teorie linguistiche e applicazioni lessicografiche. Atti del Congresso interannuale della Società di Linguistica Italiana (Madrid, 21-25 febbraio 1995), a cura di T. De Mauro & V. Lo Cascio, Roma, Bulzoni, pp. 155-170.