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VERDAGUER i SANTALO, Jacint

di Carlo BOSELLI - Enciclopedia Italiana (1937)
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VERDAGUER i SANTALO, Jacint

Carlo BOSELLI

Poeta e sacerdote catalano, nato il 17 maggio 1845 a Folgaroles (nella pianura di Vich), morto il 10 giugno 1902 a Vallvidrera, presso Barcellona. Allievo del Seminario di Vich, si distinse giovanissimo per l'inclinazione agli studî letterarî e la vocazione poetica. Ordinato sacerdote il 24 settembre 1870, fu in un primo tempo coadiutore a Viñolas de Orís; ma poi, malaticcio, si trasferì a Barcellona, dove accettava la carica di cappellano della Compagnia transatlantica. In tale qualità fece parecchi viaggi in Europa e nell'Africa settentrionale, che lo rinfrancarono in salute, finché nel 1875 veniva nominato cappellano dei marchesi di Comillas.

Tra il 1866 e il 1873 s'era già fatto conoscere per alcune sue ispirate composizioni poetiche, premiate ai Giuochi Florali. Ma nel 1877 il suo poema L'Atlántida, pure premiato ai Giuochi Florali di quell'anno, lo segnalava alla critica europea come poeta epico di alti voli. Questo grandioso poema, gloria legittima della letteratura catalana, veniva poi tradotto in quasi tutte le principali lingue moderne e anche in latino: in italiano da L. Suner (1884) e da E. Portal (1916).

Seguirono Idilis i cants místichs (1879), con prologo di Milá y Fontanals, poesie religiose; l'elegia La Barretina (1880), che gli valse il titolo di Mestre en Gay Saber e che musicata dai maestri Candi, Alió e Rodoreda acquistò enorme popolarità, divenendo il canto preferito dalle folle in sagre e pellegrinaggi; Cántics (1881), inni sacri vibranti di lirismo e mirabilmente interpretativi del sentimento mistico, che, musicati da eminenti compositori, non tardarono a diventare popolarissimi tra gli organisti; Lo gegant i la cativa e La palmera de Junqueres (1881), due poesie ancora oggi famose; la celebre Oda a Barcelona; Excursions i viatges (1884), ricordi e impressioni dei suoi viaggi in Francia (dove Federico Mistral e i félibres avevano organizzato grandi feste in suo onore) e nei principali paesi dell'Europa centrale e settentrionale, nonché in Andalusia, Africa settentrionale e Baleari; Caritat, nuovo volume di versi (1885); Canigó, il poema dei Pirenei aspri e selvaggi (tradotto in italiano da Maria Licer), che ebbe enorme successo e per il quale veniva coronato a Ripoll "poeta di Catalogna"; Patria e El somni de San Joan (1887), quest'ultimo poi tradotto in castigliano, portoghese, francese, cèco e tedesco; la trilogia Jesús Infant (1890).

Nel 1893, vittima di voci calunniose che lo accusavano di avere sperperato il denaro affidatogli per elemosine dalla generosità del marchese di Comillas, lasciava il palazzo del suo mecenate, insediandosi nel santuario di La Gleva, situato in magnifica posizione presso Vich; ma nel 1895 si trasferiva di nuovo a Barcellona, ospite d'una signora, dando esca a nuove calunnie, per cui il 23 luglio di quello stesso anno veniva sospeso a divinis. Echi delle intime pene, delle infinite contrarietà sopportate in quell'epoca con esemplare umiltà e rassegnazione (che ispiravano più tardi a Santiago Rusiñol la famosa commedia El Místich) sono un volume di lettere pubblicate in propria difesa e i due libri di versi Roser de tot l'any (1894) e Flors del Calvari, llibre de consols (1896), quest'ultimo di alto valore non solo letterario, ma anche autobiografico, tradotto poi in francese, in tedesco e in italiano da monsignor Pietro Benedetti, arcivescovo di Tiro (Roma 1920). Il 5 febbraio 1898 era riammesso a celebrare, e il vescovo di Barcellona gli affidava un benefizio nella chiesa di Betlemme, nella stessa capitale catalana. Quattro anni dopo moriva in fama di santo.

Oltre alle opere citate, occorre segnalare le seguenti: Veus del Bon Pastor (1894); Sam Francesc (1895);. Santa Eulària (1899); Ayres del Montseny (1901); Flors de Maria (1902); e tra quelle postume: La mellor corona (1903); Al cel (1903); Eucarístiques (1904); Rondalles (1905); Folklore (1907); Colón (1907); Cántic dels Cántics (1907), con prologo di Manuel de Montoliu; Prosa florida (1908); Els pobres, els sants (1908); Santa Maria del Pí (1909); Poesíes (1922), con prologo di Carles Riba; Poesíes (1923), con prologo di V. Serra Boldú. Le opere complete, Barcellona 1906, voll. 17; Barcellona 1914 segg., voll. 30.

V. fu il primo grande poeta del rinascimento catalano, figlio della tradizione spirituale del suo popolo, e perciò poeta nazionale e popolare; egli ebbe anche il merito di arricchire il lessico di parole e locuzioni ricercate fra le popolazioni rurali, rendendo la sua lingua materna duttile e robusta, energica e musicale a un tempo. Specialmente con l'Atlantida si può dire che la lingua catalana sia assurta a vera lingua letteraria. L'opera del V. si divide in tre parti: patriottica, mistica ed epica. Così alle liriche patriottiche come alle mistiche egli seppe imprimere il vigoroso sigillo della propria alta e originale personalità, imbevendole di succhi popolari e rifuggendo dalle vetuste formule della poetica superficiale dei suoi predecessori, sostituendo insomma il sentimento al sentimentalismo di maniera, la poesia alla retorica. Ma dove egli eccelse fu nella poesia epica, vibrante di puro spirito greco-latino e pervasa dell'alito lirico delle sue montagne. Essa si può riassumere nei due grandi poemi, L'Atlántida e Canigó, caratterizzati entrambi dall'ampia e solida contestura, dalla poderosa concezione vittorughiana, dall'immaginazione viva ed esuberante, dai versi ben costrutti e dall'eloquenza dello stile che a volte appare un po' arcaico, ma è pur sempre ricco di armonia e di grandiosità.

Bibl.: J. Tolrá de Bordás, Une épopée catalane au XVIe siècle: L'Atlantide de J. V., Parigi 1881; F. Brú, El Marqués de Comillas, su limosnero y su tío, Barcellona 1895; J. Aladern, V. revindicat, ivi 1896; M. Gay, J. V., Tolosa 1896; A. Masriera, V., poeta místich, Barcellona 1902; J. Falp y Plana, Mossén V., ivi 1902; M. Folch y Torres, L'obra d'en V., ivi 1904; M. de Montoliu, Estudis de Literatura Catalana, ivi 1912; J. M. Capdevilla, Poetes i critics, ivi 1926; C. Giardini, Antologia di poeti catalani contemporanei, Torino 1926; Conde de Güell, El poeta V., apuntes y recuerdos, Barcellona 1927; L. Guarner, Antología lírica de J. V., Madrid 1929; V. Serra Boldú, V., Barcellona 1932.

Vedi anche
Maragall i Gorina, Joan Maragall i Gorina ‹mërëgℎàl' i gℎurìnë›, Joan. - Scrittore e poeta catalano (Barcellona 1860 - ivi 1911). Fervente fautore della rinascita della Catalogna, svolse un'intensa attività. Tra le sue opere, particolarmente notevoli Poesies (1895); Visions i cants (1900); Elogi de la paraula (1903); Les disperses ... Gaudí i Cornet, Antoni Gaudí i Cornet ‹ġëudℎì i kurnèt›, Antoni. - Architetto catalano (Reus 1852 - Barcellona 1926). Stabilitosi a Barcellona nel 1868, esordì sotto l'influenza di E.-E. Viollet-le-Duc e di J. Ruskin. Risentì anche del "mudejar" e del Barocco. Le sue opere, stilisticamente lontane dall'architettura ufficiale ... catalano Lingua neolatina del gruppo ibero-romanzo, parlata oggi da ca. 7 milioni di persone in Catalogna, a Valencia, nelle Baleari, in parte dell'Aragona, nel dipartimento francese dei Pirenei orient., in Andorra e nell'isola linguistica di Alghero in Sardegna. Dopo essere stato estromesso dagli usi pubblici ... Colómbo, Cristoforo Colómbo, Cristoforo - Grande navigatore, scopritore dell'America (Genova 1451 - Valladolid 19 maggio 1506). Scarse le notizie dei primi anni della sua vita: si dedicò presto al commercio e fu a Chio (1474-75), in Portogallo e a Madera (1476-78), finché, tornato un'ultima volta a Genova, partì definitivamente ...
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    Poeta catalano (Folgarolas, Barcellona, 1845 - Vallvidriera, Barcellona, 1902). Sacerdote (1870), viaggiò molto in Europa e nell'Africa settentr.; nel 1895 fu sospeso a divinis, vittima di voci calunniose, venendo poi riammesso a celebrare nel 1898; morì in fama di santità. Contribuì alla rinascita ...
Vocabolario
Q. I.
Q. I. – In psicometria, abbreviazione di quoziente d’intelligenza (v. quoziente, n. 2 d).
i.g.t.
i.g.t. (o I.G.T. o IGT). – In enologia, sigla, abbrev. di indicazione geografica tipica.
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