vermo
Metaplasmo di declinazione rispetto al sostantivo latino della terza, il cui normale continuatore in -e è assente in Dante (anche se qualche copista l'adotta, come Po Vat, in Pg X 129). E' nome generico di una vasta classe di animali che per la zoologia medievale comprendeva tipi diversissimi (oggi tenuti ben distinti); per D. avrà significato (come ancora per Tommaseo) " ogni animaluzzo molle, di forma per lo più lunga e sottile ", e dunque pure la larva degl'insetti (in particolare i lepidotteri), secondo un'arbitraria estensione che persiste - specie per i ditteri - nel linguaggio alla buona. Si aggiunga (nell' ‛ homo sapiens ') una non meno popolare impressione di disgusto fisico come per esseri immondi; non a caso il termine manca (oltre che nelle opere minori) nella terza cantica, è circoscritto nella seconda a due sole occorrenze (per giunta dislocate in altro registro semantico), e ne annovera invece quattro nella prima.
Tale connotazione di nausea resta soltanto implicita in If XXIX 61 li animali, infimo al picciol vermo; emerge per contro in pieno rilievo, al plurale, in III 69 per i fastidiosi vermi che raccolgono il sangue dei pusillanimi.
Sulla scorta di Benvenuto (" haec enim animalia generantur ex putrefactione et superfluitate; ideo bene cruciant istos miseros "), il Sapegno sottolinea come nella pena ripugnante si rifletta l'abietta viltà di chi la subisce; meno bene, Casini-Barbi e Torraca fanno leva sulle fonti tomistiche per estrarne il significato spirituale (addirittura il perenne rimorso, come v., tarlo della coscienza).
Se infatti in If VI 22 Cerbero viene designato come il gran vermo, i commentatori hanno buon gioco nel denunciarne le generiche ascendenze bibliche quale denominazione dispregiativa a indicare una creatura sozza e ripugnante. D'altra parte, se la fortuna anche popolare della metafora è confermata dalle riprese che ne operarono il Pulci, per una bestia immonda (" crudel vermo ", in Morgante IV 15) e l'Ariosto, per il diavolo stesso (" gran vermo infernal ", in Orlando Furioso XLVI 78), nonché l'autore degli apocrifi Penitenziali ormeggiante con maggior fedeltà, e per Satana, l'esemplare dantesco (VI 10 " Difendimi, o Signor, dallo gran vermo "), proprio il Boccaccio provvide bonariamente a ricondurre nei suoi giusti limiti la novità del traslato: " Pone l'autore questo nome a Cerbero di ‛ vermo ' dal luogo dove il truova, cioè sotterra, per ciò che i più di quegli animali, li quali sotterra stanno, sono chiamati vermini ". La filigrana ‛ zoologica ' è ancor più trasparente in If XXXIV 108, nonostante la straordinaria suggestione dell'immagine di Lucifero raffigurato antonomasticamente come il vermo reo che 'l mondo fóra, cioè (Sapegno) " un verme che s'annida al centro del mondo, come nel cuore d'un frutto ".
Di remota tradizione biblica e patristica è il paragone di Pg X 124, per gli uomini visti come " forme difettive e transitorie ", vermi / nati a formar l'angelica farfalla, ove il Sapegno rinvia col Busnelli ad Agostino (In Iohann. I 13): " Omnes homines de carne nascentes quid sunt nisi vermes? Et de vermibus [Deus] angelos facit ".
Vada anche qui la similitudine di rincalzo (Pg X 129), degli antomata in difetto, / sì come vermo in cui formazion falla, il bruco non giunto dallo stadio di larva (o crisalide) a quello di imagine (farfalla), incompiuto, cioè nella sua metamorfosi, non diversamente dall'uomo che, prigioniero delle imperfezioni terrene, non ha ancora sprigionato da sé l'anima capace di volare all'approdo celeste. La precisazione culturale del Torraca (" Quest'immagine non ha che vedere con quella del ‛ parpaglione ' che trova la morte nella fiamma, passato dai bestiari alla lirica provenzale e italiana come simbolo dell'amante, che arde al fuoco d'amore; né sappiamo se Dante sapesse che, in greco, la stessa parola indica l'anima e la farfalla ") si può integrare osservando come qui D., a parte le incertezze terminologiche (il falso plurale ‛ antomata ', l'improprio v. per " bruco "), sappia delegare a una suprema funzione simbolica la vicenda biologica dello sviluppo degl'insetti, facendo leva, senza amplificazioni superflue, proprio sugli elementi scientifici.