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FIELDS, Verna

di Serafino Murri - Enciclopedia del Cinema (2003)
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Fields, Verna

Serafino Murri

Montatrice statunitense, nata a St. Louis (Missouri) il 21 marzo del 1918 e morta a Encino (California) il 30 novembre 1982. Nella seconda parte della sua carriera, tra la metà degli anni Sessanta e la metà dei Settanta, diede un contributo rilevante alla messa a punto dello stile narrativo di alcuni giovani autori che avrebbero costituito di lì a poco gli esponenti più importanti della cosiddetta New Hollywood, tra cui Steven Spielberg, George Lucas e Peter Bogdanovich. Un riconoscimento al suo lavoro meticoloso e incisivo giunse nel 1976 con l'Oscar per quello che sarebbe stato il suo ultimo lavoro e un film di grande successo: il thriller-horror Jaws (1975; Lo squalo) di Spielberg.

Tra il 1951, anno d'esordio nella serie televisiva Sky King, e il 1968 fu montatrice del sonoro. Agli inizi degli anni Sessanta cominciò a lavorare anche al montaggio delle immagini, mettendosi in luce per le sue doti di pulizia e precisione ritmica anche nelle scene più ardue (fughe, risse, riprese in movimento): esordì con due film del veterano Irving Lerner, il dramma familiare Studs Lonigan (1960; Vivi con rabbia), tratto dall'omonima trilogia letteraria di J.T. Farrell, e il bellico Cry of battle (1963; Grido di battaglia). Con il suo fondamentale contributo arricchì poi una serie di produzioni indipendenti, tra cui la torbida (e per l'epoca piuttosto audace) storia omosessuale Deathwatch (1966) di Vic Morrow, tratta da un dramma carcerario di J. Genet, il musical Country boy (1966) dell'ex musicista e montatore Joseph Kane, e due serrati film d'azione sulle gare automobilistiche, Track of thunder (1967) di Kane e The wild racers (1968) di Daniel Haller. Montò quindi per la Paramount Pictures, ma con un tocco movimentato da 'indipendente', Medium cool (1969; America, America dove vai?), inchiesta sulla violenza urbana, di Haskell Wexler. Riuscì poi a riprodurre alla perfezione lo stile di montaggio delle commedie rocambolesche degli anni Trenta, alla Howard Hawks, in due film di Bogdanovich (con cui aveva già lavorato per il sonoro di Targets, 1968, Bersagli): What's up, Doc? (1972; Ma papà ti manda sola?) e Paper moon (1973), quest'ultimo a metà tra road movie e western; queste due opere e l'esperienza maturata nel cinema indipendente la resero uno dei pilastri delle produzioni affidate ai giovani cineasti che in quegli anni stavano rimpiazzando il vecchio sistema degli studi entrato in crisi. Così, oltre che al musical Sing a country song (1973) di Jack McCallum, la F. partecipò alla commedia adolescenziale e nostalgica American graffiti (1973), prodotta da Francis Ford Coppola e diretta dal giovane Lucas, per la quale ebbe una nomination all'Oscar, e a The Sugarland express (1974; Sugarland express) del ventottenne Spielberg, concitato film sulla fuga on the road di una giovane coppia braccata dalla polizia. In entrambi i casi (nelle scorribande notturne di American graffiti come negli inseguimenti polizieschi di The Sugarland express) il suo contributo conferì all'azione una particolare fluidità, a dispetto della frammentarietà delle trame. Le stesse caratteristiche di stile sono presenti anche nella produzione indipendente Memory of us (1974) di Homer Kaye Dyal. Diverso (più posato e formalmente classico) fu il suo lavoro per il film in costume Daisy Miller (1974) di Bogdanovich, tratto dal racconto di H. James. Jaws segnò la sua definitiva consacrazione: la F. nelle riprese degli attacchi dello squalo elaborò infatti un eccellente ritmo incalzante, riuscendo perfettamente ad assecondare l'intenzione del regista di non rendere visibile la bestia per intero, ma solo in alcuni particolari e negli effetti della sua furia, fino a tre quarti del film. Negli ultimi anni di vita la F. si impegnò particolarmente nell'insegnamento. Anche in virtù di questo l'associazione di categoria MPSE (Motion Picture Sound Editors) le ha dedicato un premio per studenti di montaggio sonoro.

Vedi anche
George Lucas Lucas ‹lùukës›, George. - Regista, sceneggiatore e produttore cinematografico statunitense (n. Modesto, California, 1944). Laureatosi alla scuola di cinema dell'univ. della California, dopo un primo film di fantascienza (THX-1138, 1970) diresse American graffiti (1973), conquistandosi fama internazionale. ... Paramount Pictures Casa di produzione cinematografica statunitense, considerata la maggiore, in struttura e profitti, tra le majors di Hollywood. La società originaria, costituita nel 1914 da W.W. Hodkinson, con la denominazione Paramount Pictures Corporation, come casa di distribuzione di film, assorbì la produzione della ... trilogia Nell’antica Grecia, l’insieme di tre tragedie componenti, con il dramma satiresco, la tetralogia che bisognava presentare per essere ammessi al concorso drammatico durante le feste dionisiache. Peter Bogdanovich Bogdanovich ‹boġdànovič'›, Peter. - Regista cinematografico statunitense (n. Kingston, N. Y., 1939). Arrivato alla regia dopo un'intensa attività di critico, già nel film che lo rese noto, The last picture show (1971), riproponeva moduli di un cinema d'epoca, in cui la nostalgia del passato (e quindi ...
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Vocabolario
verna
verna s. m., lat. [forse voce di origine etrusca]. – Nell’antica Roma, lo schiavo nato in casa del padrone e quindi a lui più familiare e affezionato che lo schiavo comprato.
vernare¹
vernare1 vernare1 v. intr. [dal lat. vernare, der. di ver veris «primavera»] (io vèrno, ecc.; aus. avere), ant. – 1. Far primavera: redole Odor di lode al sol che sempre verna (Dante), al sole che vi mantiene un’eterna primavera; in primavera...
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