Lake, Veronica
Nome d'arte di Constance Frances Marie Ockleman, cantante e attrice cinematografica statunitense, nata a New York il 14 novembre 1919 e morta a Burlington (Vermont) il 7 luglio 1973. Con lo sguardo magnetico, gli zigomi pronunciati, il volto emblematicamente celato in parte da una lucente capigliatura bionda che lanciò una moda, la figura minuta e aggraziata, la L. ha lasciato un segno inconfondibile nella storia del divismo hollywoodiano. Bravissima nel rappresentare il lato oscuro e intrigante della femminilità così come l'abbandono romantico e la dedizione assoluta all'amore, è ricordata soprattutto per le sue interpretazioni accanto ad Alan Ladd nelle atmosfere tipiche dell'hard boiled cinematografico degli anni Quaranta. Raggiunse comunque esiti eccellenti anche nel genere comico, specialmente nel capolavoro di Preston Sturges Sullivan's travels (1941; I dimenticati) e nel leggero e deliziosamente irriverente I married a witch (1942; Ho sposato una strega) di René Clair.
Dopo le scuole superiori, trasferitasi con la famiglia in California, frequentò la Bliss Hayden School of Acting, e nel 1939 iniziò a lavorare nel cinema come attrice di secondo piano, talvolta neanche accreditata, in film di diverso valore, tra cui il cortometraggio The wrong room (1939) di Lou Brock e Forty little mothers (1940) di Busby Berkeley. Ottenne quasi immediatamente la celebrità, sotto l'egida della Paramount Pictures, con un ruolo sgradevole ma incisivo in I wanted wings (1941; I cavalieri del cielo) di Mitchell Leisen, dove peraltro la tragica mancanza di scrupoli e la forza del suo personaggio contribuiscono a ridimensionare l'impianto pesantemente virile e propagandistico della sceneggiatura. Fuori dalle convenzioni è anche il ruolo che la L. interpretò in This gun for hire (1942; Il fuorilegge) di Frank Tuttle, basato su un romanzo di G. Greene: una cantante di nightclub che all'insipido poliziotto suo futuro marito (Robert Preston) mostra di preferire l'impossibile legame con un nevrotico quanto pericoloso fuorilegge, interpretato dal taciturno e introverso Alan Ladd (che si sarebbe rivelato anche in seguito il suo partner ideale). Il connubio sentimentale tra i personaggi interpretati dai due attori si realizza invece, ancorché ostacolato da una serie di eventi delittuosi, in The glass key (1942; La chiave di vetro) di Stuart Heisler, tratto da un romanzo di D. Hammett. La vivacità e la spregiudicatezza delle figure da lei disegnate emergono in particolare quando la L. si muove nel mondo chiuso e preordinato di altrettanti uomini testardi, al suo cospetto piuttosto ridicoli, come il regista progressista John L. Sullivan (Joel McCrea) in Sullivan's travels, o lo smarrito candidato governatore Wallace Wooley (Fredric March) in I married a witch. E se questa vena provocatoria e anticonformista, irradiata da una bellezza non soltanto 'costruita' e da un indubbio talento canoro, riesce a dar lustro ad altri film interessanti e originali ‒ come So proudly we hail (1943; Sorelle in armi) di Mark Sandrich e Out of this world (1945; Donne indiavolate) di Hal Walker ‒,fu nel noir tratto da R. Chandler The blue dahlia (1946; La dalia azzurra) diretto da George Marshall che, ancora in coppia con Alan Ladd, la L. approfondì i risvolti più umani del suo personaggio, un tipo di donna la cui disinvoltura non riesce a nascondere disinganno e tristezza: il film, nel quale i due protagonisti confrontano le loro drammatiche esperienze coniugali, lascia emergere una dimensione sentimentale più autentica e irriducibile ai collaudati codici matrimoniali. Non meno interessanti furono le sue interpretazioni in Isn't it romantic? (1948) di Norman Z. McLeod e soprattutto nel western Ramrod (1947; La donna di fuoco) ‒ che per la forte componente protofemminista anticipava Johnny Guitar (1954) di Nicholas Ray ‒, film in cui la L. venne ancora affiancata a Joel McCrea e diretta, come nel successivo Slattery's hurricane (1949; Furia dei Tropici), da André De Toth, che al tempo era suo marito.
Dopo una carriera folgorante, che aveva toccato il culmine nel 1942 e si era conclusa all'inizio degli anni Cinquanta (salvo un paio di successive apparizioni cinematografiche), la L. si dedicò, sebbene per poco tempo e senza grande fortuna, alla televisione. Quando ormai Hollywood l'aveva dimenticata, l'attrice pubblicò l'autobiografia Veronica (in collab. con D. Bain, 1969).
J. Lenburg, Peekaboo: the story of Veronica Lake, New York 1983.