versare
In D. il verbo ricorre spesso nel senso traslato di " far sgorgare ", " riversare ", riferito a fonti, sorgenti. Cfr. Rime C 53 Versan le vene le fummifere acque / per li vapor che la terra ha nel ventre: " Le fonti versano le acque fumanti che derivano dai vapori che la terra ha nel suo seno " (Barbi-Pernicone: si veda, per il significato del passo, l'ampia nota ad l.). Analogo uso in Pg XXVIII 126, in cui di nuovo il soggetto è la fontana perenne che " dalla volontà divina riprende tanta acqua quanta essa ne riversa nei due fiumi " (Casini-Barbi); è la fonte da cui sgorgano in opposte direzioni le acque del Lete e dell'Eunoè.
Non molto diverso in Pg XXIX 40 Or convien che Elicona per me versi (Elicona può essere, per sineddoche, non il monte ma la fonte Ippocrene, che appunto sgorgava su quella montagna). In questo caso v. è usato in modo assoluto, uso non comune (insieme con il concetto espresso al v. 42 forti cose a pensar mettere in versi) che forse è all'origine di un errore d'interpretazione, per cui a lungo il verbo è stato spiegato dai chiosatori antichi come equivalente a " verseggiare ", " comporre versi ": " Elicona per me versifichi " (Ottimo); " idest versus faciat " (Benvenuto); " componga i versi per me " (Anonimo). Nel commento del Serravalle, accanto alla vecchia opinione ripetuta, si affaccia come alternativa l'interpretazione esatta (" faciat versus, pro me, vel exuberet ") poi comunemente accolta: " mi sia largo delle acque che da lui scaturiscono " (Andreoli). Completamente diverso il valore di v. in Rime CIV 78 forza di destino / vuol pur che il mondo versi / i bianchi fiori in persi, nel senso di " trasformare ", " tramutare "; " c'è sotto il latino vertere, e fors'anche uno dei sensi meno frequenti del latino versare " (Contini).
Ancora più lontano dal valore originario, in Cv IV IX 17 con tutta franchezza d'animo è da ferire nel petto a le usate oppinioni, quelle per terra versando, a ciò che la verace... tegna lo campo; " qui, osserva il Galvani, si parla il linguaggio d'arme, quando il cavaliere nei tornei, versato per terra l'avversario… cioè gettatolo per sola forza giù dagli arcioni a terra, come vincitore dopo il colpo doveva seguitar la carriera prima di rivolgersi e così tenere il campo per suo " (Busnelli-Vandelli).
Analogamente in Fiore CCXXII 11, questa volta in senso concreto: Rendetemi il castel, o veramente / i' 'l farò immantenente giù versare (cfr. il virgiliano " vertere moenia ab imo ").