verticale
Termine polisemico con molteplici accezioni, utilizzato per lo più nel linguaggio economico e sindacale; in senso generale, articolazione dall’alto in basso, da un livello superiore a uno inferiore, o secondo una determinata successione di valori o di fasi.
Il termine integrazione v. si riferisce a un processo attraverso il quale i diversi stadi della produzione e/o distribuzione di un bene o servizio sono unificati e controllati da una singola impresa (➔ integrazione). Ciò può avvenire a monte, quando un’impresa manifatturiera controlla la produzione degli input, o a valle, quando controlla il processo distributivo. Può ridurre il grado di concorrenza dei mercati, dando luogo a fenomeni di foreclosure, cioè di chiusura a monte o a valle.
Nel linguaggio sindacale, le associazioni v. sono quelle articolate per industrie, cioè secondo il criterio del ciclo dell’impresa (per es., i sindacati della metallurgia, della metalmeccanica, dell’edilizia ecc.).
La segregazione v. (➔ segregazione; ➔ anche orizzontale) è la concentrazione di classi di individui (per es., le donne o particolari gruppi etnici) ai livelli più bassi della scala gerarchica nell’ambito di una stessa occupazione.
Con riferimento alle politiche redistributive, e in particolare ai sistemi di tassazione, il principio di equità v. sostiene che individui in condizioni diverse debbano ricevere un differente trattamento fiscale e, quindi, che a maggiore capacità contributiva (per es. misurata dal reddito) debba corrispondere un più elevato carico fiscale.