vertigine
Disturbo, transitorio o duraturo, della sensibilità spaziale; a seconda che siano accompagnate dalla sensazione dello spostamento degli oggetti contenuti nel campo visivo o che tale fenomeno manchi, le v. sono distinte in oggettive e soggettive: nel primo caso il disturbo è avvertito anche a occhi chiusi e tende a provocare la caduta a terra, nel secondo caso è rappresentato da un penoso senso d’instabilità. Spesso concomitano disturbi neurovegetativi più o meno accentuati, come la nausea e il vomito. Il disturbo può presentarsi con crisi della durata di pochi minuti o persistere qualche ora; se è legato a particolari malattie endocraniche può avere carattere di maggiore permanenza. La v. soggettiva costituisce l’elemento fondamentale di una sindrome legata a una transitoria condizione di sofferenza labirintica (sindrome di Menière), ma può essere presente in malattie o condizioni morbose (otoiatriche, neurologiche, internistiche) molteplici e di differente gravità. Crisi vertiginose possono essere legate alla presenza di un semplice tappo di cerume, essere l’espressione di una malattia lesionale dell’apparato o dei nuclei vestibolari, far parte di una sindrome di ipertensione endocranica, indicare la particolare localizzazione di un tumore encefalico. La cura è diversa a seconda della causa.