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Verucchio

di Eugenio Chiarini - Enciclopedia Dantesca (1970)
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Verucchio (Verrucchio)

Eugenio Chiarini

Il borgo di V. (castrum Veruculi), posto, coi ruderi della sua grande rocca a strapiombo, al limite meridionale della pianura romagnola (prov. di Forlì), in apertissima vista della valle del Marecchia, è ricordato da D. in If XXVII 46 come appellativo dei due primi signori di Rimini: il vecchio Malatesta (1212-1312) e il figlio di lui Malatestino, bollati per loro crimini e atrocità in figura di mastini, che là dove soglion fan de' denti succhio (v. 48). Appellativo d'origine, che accompagnò sempre il nome del più famoso Malatesta: " Dominus Malatesta de Veruculo, natus quondam Domini Malatestae de Malatestis ", mentre il padre, ivi genericamente designato " de Malatestis ", risulta in atti e cronache ora come " de Arimino " (dove fu podestà nel 1239), ora con l'attributo " de Penna ", l'odierna Pennabilli nel Montefeltro.

Un breve emanato da papa Giovanni XXII nel 1320, di cui è memoria in un opuscolo del padre Verucchino e in una lapide superstite della collegiata parrocchiale di V., concedendo ai Malatesta il privilegio di erigere in V. la chiesa dei conventuali, rilevava espressamente l'origine verucchiese dei " nobiles viri " (" q[uos] verba praedicti Pontificis ex ac terra Verucli originem traxisse dicunt "). Tale origine riconoscevano dunque e dichiaravano, al tempo di D., gli stessi interessati: ripetendola dal padre loro, e da una tradizione che faceva risalire altri Malatesta " de Veruculo " al sec. XII e datava al 1197 un atto di sottomissione di quel castello al comune di Rimini, sottoscritto da un Giovanni di Malatesta a nome proprio e del non ancora quattordicenne nipote Malatesta, detto poi " della Penna " (non si sa se per nascita o per altro, ma certo già coinvolto nelle sorti di Verucchio).

Si accordano in questa attribuzione, tra i chiosatori antichi, l'autore delle Chiose anonime contemporaneo di D., il Bambaglioli che scrive pochi anni dopo la morte del poeta, l'Ottimo, il Lana, Pietro, Guido da Pisa; più tardi il forlivese Flavio Biondo (" Veruculum prima Malatestarum patria "). E inclinano oggi a confermarla, pur al riparo di qualche " forse " o " probabilmente ", studiosi come P. Zama, J. Larner, A. Vasina, accogliendo insieme la tesi - avvalorata dal nomignolo " della Penna ", dalla cronaca trecentesca di M. Battagli (Marcha), da un'esplicita affermazione di Benvenuto, e condivisa da due autori di Cronache malatestiane (Anonimo riminese e B. Branchi), dal Landino e da altri - che gli ascendenti più remoti (pressoché inafferrabili) dei Malatesta sian da cercare sulle aspre pendici della Carpegna e del Montefeltro.

In sede dantesca, il riferimento a Pennabilli merita un cenno per la questione esegetica che se ne sviluppò, agl'inizi del secolo, e, in seguito, a opera del Chimenz: se cioè l'immagine canina del v. 46 non sia da ricondurre alla presenza in Pennabilli di nobili imparentati coi Malatesta, che poterono suggerirla non soltanto col loro nome di Mastini, ma con lo stemma dal fondo a scacchiera, identico all'antico malatestiano integrato più tardi con l'impresa del cane, da quelli rimasti a Pennabilli, e di una o tre teste dai Malatesta discesi a Verucchio. La proposta (del Besi e del Sambi) apparve nel 1901 e fu subito stroncata dal Torraca come insostenibile sia quanto allo stemma sia nel suo insieme; il critico ammise, nel commento al poema, che la metafora dei mastini poté esser suggerita dai nomi stessi (Malatestino = Mastino?). Il Chimenz accetta, invece, l'impresa canina dei Mastini (presunto ramo pennabilliese dei Malatesta) come un dato storico " inesattamente " applicato da D. al ramo verucchiese, sembrandogli " poco probabile " che il poeta inserisse in un contesto " composto soltanto di elementi storici obiettivi... un simbolo araldico allusivo completamente di sua invenzione ". Ma, a prescindere dal rapporto tra i due presunti parentadi, e dal tempo malcerto in cui l'impresa anzidetta comparve sul blasone dei nobili pennabilliesi, le vie dell'arte, e dell'arte dantesca in ispecie, sono infinite: può anche bastarci la supposizione che codesta figura animalesca, nell'hapax della rima in -ucchio (Verucchio, succhio...), s'imponesse fulminea al poeta come metafora appropriata al concetto di tirannide che i due Malatesta esprimevano, ai suoi occhi, con tutto il peso dei loro crimini familiari e politici. V. anche MALATESTA, Malatestino; Malatesta da Verucchio.

Bibl. - H. C. Barlow, Francesca da Rimini, her lament and vindication; with a brief notice of the Malatesti, Londra 1859 e 1875 (traduz. ital. di G. B. Ferrari, in F. Scolari, Proposta e saggio per una edizione del testo della D.C. di D.A., Venezia 1865, 79-112); M. Battagli, Marcha:, in Rer. Ital. Script., XVI 3, a c. di A. F. Massera, Città di Castello 1912; Cronache malatestiane dei secoli XIV e XV, ibid. XV 2, a c. di A. F. Massera, Bologna 1923 e 1925; C. Clementini, Raccolto istorico della fondazione di Rimino e dell'origine e vite de' Malatesti, Rimini 1617-1627; L. Tonini Storia civile e sacra di Rimini, ibid. 1860-1882; P. Litta, Famiglie celebri italiane: I Malatesta di Rimini, a c. di L. Passerini, Milano 1869; L. Besi, Lo Stato della Romagna " E 'l mastin vecchio e 'l nuovo da V. ", Gatteo (Romagna) 1901 (recens. di F. Torraca, in " Bull. " X [1902-1903] 437-439, ristamp. in Studi danteschi, Napoli 1912, 319-320); F. Torraca, Il canto XXVII dell'Inferno, Firenze 1901; P. Sambi, Una nuova spiegazione d'un passo storico della D.C., in " L'Ateneo " XXXIII (1901) 248-249 (recens. di L. Perroni-Grande, in " Bull. " VIII [1901] 326-327); G. Pecci, D. e l'origine di casa Malatesta, Rimini 1921; ID., Guida storico-artistica di V., Verucchio 1950; L. Dominici, Il Montefeltro e i suoi tiranni nella D.C., Lanciano 1926; ID., Pennabilli culla dei Malatesta, Urbino 1956; S.A. Chimenz, Il c. XXVII dell'Inferno, Roma 1958; P. Zama, I Malatesta, Faenza 1965²; J. Larner, Signorie di Romagna, traduz. ital. a c. di A. e M. P. Vasina, Bologna 1972; G. Franceschini, I Malatesta, Varese 1973.

Vedi anche
Malatèsta Malatèsta. - Famiglia riminese. Le sue origini storiche risalgono al capostipite, Malatesta, ricco proprietario terriero del Montefeltro, ricordato in un atto di acquisto di terre (1136). Inurbatasi presto, la famiglia fu di parte guelfa: ne divenne capo Malatesta I da Verucchio, podestà di Rimini (m. ... Malatèsta, Malatestino, detto dall'Occhio, signore di Rimini Malatèsta, Malatestino, detto dall'Occhio, signore di Rimini. - Figlio (m. Rimini 1317) di Malatesta II da Verucchio. Col fratello Gianciotto, operò contro i ghibellini della Romagna affermando solidamente la signoria, e combattendo anche contro i Malatesta di Sogliano, che umiliò con l'aiuto di Roberto ... Malatèsta, Sigismondo Pandolfo, signore di Rimini Malatèsta, Sigismondo Pandolfo, signore di Rimini. - Figlio naturale (Rimini 1417 - ivi 1468) di Pandolfo III e di Antonia da Barignano. Abile e temuto condottiero, a 18 anni ebbe il comando dell'esercito pontificio nella Romagna e nelle Marche. Nel 1429, dividendo l'eredità paterna con il fratello Malatesta ... Malatèsta, Giovanni, detto Gianciotto o lo Sciancato Malatèsta, Giovanni, detto Gianciotto o lo Sciancato. - Figlio (m. Pesaro 1304) di Malatesta II da Verucchio. Intensa fu la sua attività politica; assieme al fratello Malatestino affermò energicamente la signoria della sua famiglia su Rimini e altre terre della Romagna e delle Marche. Sposò (1275) Francesca, ...
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    (A. T., 24-25-26) Mario Longhena Paese della Romagna (provincia di Forlì), sulla destra del Marecchia, a 15 km. a SO. di Rimini (20,7 per la strada) e a 53 km. da Forlì. Giace su un'altura donde si crede derivi il suo nome, a 332 m. ed ha forma allungata, da maestro a scirocco. Intorno all'antica ...
Vocabolario
mastino
mastino s. m. [dal fr. ant. mastin, che è il lat. (canis) mansuetinus, dim. di mansuetus «mansueto, addomesticato»]. – 1. Nome di alcune razze di cani molto robusti e massicci, da guardia o da difesa, di origine molto antica: m. inglese...
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