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VESCICA

di Antonio COSTA - * - Enciclopedia Italiana (1937)
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VESCICA (lat. scient. vesica urinaria; fr. vessie; sp. vejiga; ted. Harnblase; ingl. bladder)

Antonio COSTA
*

Con questo termine s'indica in anatomia il serbatoio muscolomembranoso (derivato dalla parte inferiore dell'uraco) che serve a raccogliere l'urina defluente attraverso gli ureteri dai reni e a espellerla poi all'esterno. Si ricordano qui i dati più importanti dal punto di vista anatomopatologico, rimandando per il resto alla voce urinario, apparato.

Tra le malformazioni della vescica è notevole l'ectopia o estrofia vescicale; in questa la vescica apre all'esterno dell'addome la sua cavità estroflettendo la mucosa in forma di rosa rossastra, dalla quale gli orifici ureterali versano l'urina. È la conseguenza di una mancata saldatura delle fessure embrionali in corrispondenza della parete addominale e della vescica e può complicarsi con malformazioni dei genitali (epi-, ipospadia). Altre malformazioni sono la sepimentazione completa o incompleta, i diverticoli congeniti o veri, le comunicazioni tra vescica e intestino (fistole congenite vescico-rettali).

Quando esistono ostacoli persistenti al deflusso dell'urina, la muscolatura della parete vescicale subisce un'ipertrofia da lavoro e le colonne muscolari sporgono, descrivendo un grosso reticolato, nel lume vescicale (vescica a colonne); tra le colonne possono formarsi diverticoli (falsi o acquisiti) che facilmente s'infiammano. Una dilatazione della vescica senza ipertrofia, anzi con assottigliamento della parete, si ha nella paralisi vescicale per lesioni del midollo spinale. La rottura della vescica, frequente nelle fratture del bacino, conduce a infiltrazione urinosa e vasta suppurazione dei tessuti circostanti. La prostata (v.), colpita dalla cosiddetta ipertrofia, può deformare il lume vescicale facendovi prominenza come un tumore delle dimensioni di un uovo e occludendo durante la contrazione della vescica il meato uretrale interno.

Sono frequenti le infiammazioni della vescica, cioè le cistiti (v.). In queste l'epitelio vescicale si desquama largamente, la mucosa si tumefà e subisce un'infiltrazione purulenta superficiale (cistite catarrale e purulenta), tutti fenomeni che possono regredire; in fasi più avanzate si formano profonde infiltrazioni purulente ed emorragiche, escare e ulcere (c. emorragica, ulcerosa, necrotizzante, flemmone vescicale). L'infiammazione purulenta può diffondersi fino al peritoneo che riveste la vescica (pericistite) e talvolta determinare una peritonite diffusa. Più spesso avviene la diffusione del processo purulento agli ureteri, ai bacinetti, ai reni. Essendo la mucosa infiammata molto sensibile, si ha l'intolleranza anche all'urina e quindi lo stimolo doloroso e frequente alla minzione. L'urina che è torbida, ha un ricco sedimento costituito dalle cellule del pus e dagli epitelî vescicali sfaldati. La parete vescicale nelle cistiti croniche diviene spessa e dura: l'epitelio può cornificarsi come l'epidermide (cosiddetta leucoplachia, B. Bencini). Forme rare e a genesi oscura sono la cistite interstiziale cronica a placche (malacoplachia) e la cistite cistica (L. Sertoli). La cistite è quasi sempre dovuta a microrganismi (colibacillo, gonococco, bacillo tubercolare, bacillo tifico, ecc.) i quali pervengono alla vescica attraverso l'uretra (da uretriti, da cateterismo non asettico), oppure superando i reni e seguendo l'urina (tifo, tubercolosi) o provenendo da organi contigui o dal sangue. L'infiammazione è favorita dal ristagnare dell'urina in vescica per paralisi vescicale o per ostacoli interni o esterni (calcoli, restringimenti uretrali, ipertrofia prostatica, gravidanza, tumori). Alcuni germi (Proteus, ecc.) decompongono l'urina liberando ammoniaca la quale danneggia la mucosa. Più rare le cistiti tossiche (alimenti drogati, alcoolici, eccesso di balsamici e di urotropina).

La vescica contiene spesso concrezioni, calcoli vescicali, in parte formatisi in sede (calcoli primitivi), in parte formatisi nel bacinetto renale e accresciutisi nella vescica (calcoli secondarî). I calcoli sono spesso unici, altre volte molteplici, fino a centinaia: talvolta enormi (pesanti oltre 1 kg.), di solito delle dimensioni di un pisello, altre volte minuti o pulverulenti (renella e sabbia renale); rotondeggianti o poliedrici, con superficie liscia o granulosa o irregolare, spesso stratificati, con falde numerose di vario aspetto e di diverso spessore, formatesi attraverso i cambiamenti di composizione dell'urina per l'insorgere di processi infiammatorî. I calcoli primitivi sono per lo più composti di acido urico, di urato di sodio o di urato ammonico (calcoli uratici) e sono allora giallo-rossastri o bruni: li favoriscono la forte acidità dell'urina e un'eccessiva eliminazione di acidi urici (artritismo), spesso ereditaria. Altri calcoli constano di fosfati (fosfato di calcio e triplofosfato), appaiono biancastri e sono favoriti dalla trasformazione ammoniacale delle urine; questa, come favorisce la formazione primitiva di calcoli fosfatici, così forma un mantello secondario di sali fosfatici sui calcoli preesistenti. Altri constano di ossalato di calcio (durissimi, angolosi e scuri); altri, rari, di cistina e xantina: sono in rapporto a una diatesi ossalurica, rispettivamente cistinurica. I fosfati precipitano sopra ogni corpo estraneo in vescica (frammenti di catetere, parassiti, prodotti tumorali o infiammatorî, coaguli sanguigni). S'è data importanza a un nucleo organico, proteico, per l'inizio del calcolo; oggi si preferisce vedere l'inizio nella precipitazione dei colloidi dell'urina, onde i sali, restati sprovvisti dalla protezione dei colloidi, non resterebbero più disciolti e precipiterebbero (L. Lichwitz). Ma in realtà l'essenza del fenomeno è ignota. La cistite, la pielonefrite, le emorragie, la difficoltà alla minzione e le crisi dolorose in rapporto ai movimenti del calcolo costituiscono il quadro anatomo-clinico della calcolosi vescicale.

Rari sono nella vescica quei tumori maligni su base malformativa che constano di muscolatura striata e prediligono l'età infantile, detti rabdomiosarcomi. Frequenti sono invece nell'età avanzata i papillomi e i carcinomi. I papillomi si originano di solito nel fondo o nel trigono, sono tumori ricchi di villi e di frange, di colore roseo per la ricca irrorazione sanguigna, dell'aspetto di un cavolfiore o di un crisantemo. Restano a lungo latenti, finché per il distacco di villi non si producono emorragie (ematurie) talora infrenabili. Frustoli di tumore possono essere espulsi con l'urina; possono concomitare cistiti e calcolosi. I papillomi non sono tumori maligni ma possono divenirlo trasformandosi in carcinomi. Questi sono relativamente frequenti tra gli operai delle fabbriche di anilina.

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