Vesoges
Faraone egiziano. Un suo tentativo fallito di assicurarsi il dominio sul mondo intero è ricordato in Mn II VIII 5, come secondo esempio - dopo quello di Nino, re degli Assiri (§§ 3-4) - dell'inutilità di simili imprese da parte di qualsiasi popolo, essendo l'Impero universale riservato a Roma per giudizio di Dio: Secundus Vesoges, rex Aegipti, ad hoc bravium spiravit; et quamvis meridiem atque septentrionem in Asia exagitaverit, ut Orosius memorat, nunquam tamen dimidiam partem orbis obtinuit; quin ymo a Scithis inter quasi athlotetas et terminum ab incepto suo temerario est aversus.
La fonte dichiarata è Orosio - la stessa usata per l'episodio di Nino - il quale in Hist. I 14, riproducendo quasi alla lettera la narrazione analoga di Giustino (Epit. II III 8-15), racconta come V. fosse stato il primo a muovere guerra agli Sciti, per realizzare il sogno di riunire sotto il suo dominio tutte le terre dall'estremo settentrione all'estremo meridione. A questo fine aveva inviato dei messi agli Sciti con l'ordine perentorio di sottomettersi a lui. La risposta era stata non solo recisamente negativa e minacciosa, ma addirittura seguita da un pronto contrattacco degli Sciti, i quali avevano costretto V. a un precipitoso rientro in Egitto e per di più gli avrebbero devastato il paese se non fossero stati bloccati dalle paludi.
L'identificazione di V. con uno dei faraoni storicamente noti non è facile. Sotto il profilo filologico il nome può considerarsi una deformazione tardo-latina (nelle varianti Vesores o Vesores di Orosio [loc. cit.], e Vezosis o Vexosis di Giustino Epit. I I 6, II III 8) della forma latina Sesosis (Tacito Ann. VI 28; Plinio il Vecchio Nat. Hist. XXXVI I 74), risalente a sua volta alla dizione Σεσόωσις in Diodoro Siculo I 53-54, che è una riduzione del Σέσωστρις documentato da Manetone e presente molto prima in Erodoto II 102-110. Quindi V. equivale a Sesostri.
Ma con questo nome non si sa a chi si riferissero i Greci: se a uno dei Sesostri (il II o il III) della mi dinastia oppure al celebre Ramses II della XIX dinastia, che regnò molto più tardi, all'incirca dal 1299 al 1233 a.C. e che, per un uso invalso in Grecia, era chiamato Sesostri. Orosio sembra volersi riferire a quest'ultimo perché all'inizio del suo racconto precisa che l'episodio di V. si colloca 480 anni prima della fondazione di Roma. Per quanto prive di ogni preciso valore indicativo siano tali datazioni, è lecito presumere che Orosio, svolgendo la linea di pensiero ripresa da D., si riferisse a un faraone la cui statura potesse stare alla pari con quella di Nino e le cui caratteristiche rispondessero a quelle di una figura leggendaria di re potente e bellicoso, quasi un eroe nazionale. Anche il Sesostri di Erodoto si scontrava con gli Sciti, ma li vinceva; in Orosio la vicenda poteva essere stata capovolta al solo scopo di far vedere che neppure il faraone più potente di tutta la storia egiziana era stato in grado di affermare sul mondo quel dominio universale che era riservato a Roma.