VETERINARIA (XXV, p. 250; App. III, 11, p. 108)
Le importanti conquiste che, nell'arco dell'ultimo quindicennio, sono state realizzate nelle varie discipline biologiche e pertanto anche in quelle sezioni di esse che si riferiscono agli animali domestici, hanno allargato notevolmente l'orizzonte delle conoscenze nel campo delle scienze veterinarie e delle attività a esse connesse. Così la v., dopo aver contribuito con la ricerca al generale sviluppo della biologia pura e applicata, molto si è avvantaggiata del forte impulso che tutta la morfologia normale e patologica ha conseguito con lo studio delle strutture al microscopio elettronico (ultrastrutturistica), nonché dei contenuti nuovi che la fisiologia e la patologia generale e speciale hanno ottenuto in base ai progressi della biofisica, della biochimica, della biologia molecolare. Anche i contributi della biogenia soprattutto a livello di collettività, con l'ausilio della biometria, hanno avuto notevole influenza nell'arricchimento di questa disciplina.
E tutto ciò, mentre da un lato ha decisamente aumentato anche le possibilità operative professionali del veterinario moderno, accrescendone il prestigio collegato ai molteplici e delicati compiti di pubblica utilità che egli quotidianamente assolve, dall'altro apre nuove prospettive di efficaci interventi nei vari settori in cui le sue funzioni si esplicano e che sono connesse ai problemi della sanità per l'uomo, per gli animali e per l'ambiente.
Brevemente va ricordato che, secondo dati che si riferiscono all'anno 1975, operano nel mondo più di 264.000 veterinari, provenienti da 288 scuole, di cui 59 in Europa, 29 nei paesi del MEC, 26 negli SUA e Canada. Ma la distribuzione dei veterinari risulta notevolmente diversa nelle varie regioni continentali, cosicché, se si rapporta il numero di essi alla popolazione umana e a quella animale, non è difficile evidenziare una forte variabilità di tale rapporto con conseguenti disfunzioni facilmente intuibili, laddove la presenza risulta inadeguata e pertanto scarsamente efficace per i traguardi che si vogliono raggiungere e prima di tutto per quelli della sanità pubblica e per quelli economico-produttivi legati anche alla battaglia contro la fame nel mondo. Per comprendere ciò basta ricordare che, sempre secondo i dati che si riferiscono al 1975:1) l'URSS, con una popolazione animale di circa 340 milioni di capi (bovini, equini, pecore, capre, suini) - quindi con esclusione dei polli -, annovera 80.000 veterinari (all'incirca 1 ogni 3000 abitanti); 2) l'Oceania, con una popolazione animale, escludendo i polli, di circa 255 milioni di soggetti, di cui 207 rappresentati da pecore, ha circa 4000 veterinari (nel rapporto con la popolazione umana, 1 ogni 5300 abitanti); 3) in Europa (senza la Russia), il cui patrimonio animale, escludendo i polli, è di circa 440 milioni di capi, operano 80.000 veterinari (i ogni 6000 abitanti); 4) le Americhe, con un patrimonio animale, sempre con esclusione dei polli, di circa 770 milioni di capi, hanno circa 55.000 veterinari (i ogni 10.000 abitanti); 5) tali rapporti sono completamente anomali e assolutamente inadeguati in Asia e in Africa dove, con popolazioni animali che, rispettivamente, si aggirano su 1200 milioni e 450 milioni di soggetti, operano pochissimi veterinari (poco più di 40.000 in Asia e circa 6000 in Africa) con un rapporto di i ogni 55.000 abitanti in Asia e 1 ogni 70.000 abitanti in Africa. Ora, se solo si considera, per es., che già negli SUA, secondo studi di J. Herrick della Iowa State University, il 12% dei giovani bovini da carne viene a morte prima ancora d'iniziare l'ingrasso intensivo, per carenza di veterinari, si comprendono agevolmente le enormi perdite che nel mondo - e soprattutto in alcune regioni continentali - si verificano, per insufficiente disponibilità di tecnici sanitari, in un settore di vitale importanza qual è quello degli animali destinati a produrre alimenti per l'uomo.
In Italia ci sono attualmente circa 8000 veterinari; le facoltà che conferiscono la laurea sono 10 (Bari, Bologna, Messina, Milano, Napoli, Parma, Perugia, Pisa, Sassari e Torino); il corso di laurea è di 5 anni e si articola su un piano di studi assai intenso e impegnativo, adottato nei paesi della CEE e pertanto recepito anche in Italia sin dal 1970 (d.P.R. 23 ott. 1969, n. 987) in attuazione delle norme del Trattato di Roma (1957) sulla libera circolazione dei laureati nell'ambito dei paesi membri.
Questa complessa organizzazione mondiale, che si avvale, in molti paesi tra cui Russia, SUA, Inghilterra, Germania, Norvegia, Israele, paesi dell'Est europeo, oltre che dell'opera dei veterinari, anche di quella di numerosissimi tecnici coadiutori veterinari, assolve funzioni di elevato valore sociale, principalmente di ordine sanitario. Essa partecipa attivamente alla drammatica battaglia contro la fame nel mondo soprattutto attraverso la tutela sanitaria del patrimonio zootecnico e della sua produttività e con l'aumento e il miglioramento delle produzioni di alimenti di origine animale. A tale proposito bisogna ricordare che, nell'ultimo quindicennio, progressi notevoli sono stati compiuti nel campo delle malattie infettive degli animali domestici cosicché, mentre per alcune di esse la prevenzione, il controllo, l'eradicazione rappresentano traguardi già raggiunti, per altre, anche avvalendosi di tecniche e apparecchiature avanzate - le colture di tessuti in vitro, la microscopia elettronica, l'ultracentrifugazione, ecc. - è stato possibile cogliere definitivamente gli aspetti eziopatogenetici e diagnostici o addirittura, con l'isolamento e la caratterizzazione degli agenti causali virali, attribuire un preciso significato eziologico ad affezioni in cui la natura virale non era neppure sospettata. Basta qui segnalare le virosi respiratorie degli equini e le virosi respiratorie dei bovini.
Anche il miglioramento e l'incremento delle produzioni animali hanno avuto negli ultimi anni impulsi notevolmente significativi: a) per i progressi rilevanti che principalmente la genetica ha permesso di realizzare con la selezione di razze più idonee alle varie produzioni (carne, latte, uova) e particolarmente nell'allevamento dei polli (la cui popolazione mondiale ha superato i 6 miliardi di capi), dei suini (che nel mondo si aggirano sui 700 milioni) e dei conigli; b) per l'alimentazione degli animali, divenuta sempre più idonea ed equilibrata cosicché essa, oltre a elevare l'utilizzazione degli alimenti stessi da parte degli animali, ha permesso di modificare favorevolmente anche le condizioni sanitarie degli allevamenti; c) per i contributi della fecondazione artificiale; d) per il reperimento di nuove fonti di energia metabolica (acquacolture, allevamenti di animali non convenzionali, ecc.). Né va sottaciuta l'importanza che ha assunto la migliore possibile utilizzazione umana degli alimenti in ragione delle avanzate tecnologie di cui oggi si dispone nelle fasi di preparazione, trasformazione, conservazione, trasporto degli alimenti stessi.
Altro compito elevato che la v. assolve è quello connesso alla salvaguardia della salute umana e che poggia su due pilastri fondamentali: 1) la profilassi e la lotta delle malattie comuni all'uomo e agli animali - "zoonosi" -, problema sanitario sempre delicatissimo e di enorme portata ove si consideri che le zoonosi conosciute superano le 150 e tra di esse molte, di origine virale, batterica, parassitaria, fungina, appaiono temibilissime; 2) la produzione igienica degli alimenti. Anche in questi settori i progressi più recenti sono molto significativi. Per quanto riguarda le zoonosi infatti si può dire che a parte un generale sviluppo delle conoscenze su quelle di esse che sono da più tempo note - circostanze che senza dubbio concretizzano maggiori possibilità operative di controllo - si sono, specie negli ultimi anni, realizzate nuove interessanti conquiste nell'ambito di un forte fervore di studi della patologia infettiva animale e comparata. Così nuove zoonosi si presentano all'attenzione degli studiosi e degl'igienisti e, prima di tutto, vanno qui ricordate quelle virali, le micosi interne e le zoonosi iatrogene che, purtroppo, sono in aumento nell'uomo. Alcune di esse, oltre tutto, possono esplodere nell'uomo senza che negli animali trasmettitori - anche selvatici - si siano manifestati gravi e significativi segni di perturbamento organico. Le sole scimmie, per es., possono trasmettere molte virosi all'uomo e di queste almeno 6 si manifestano clinicamente in quest'ultimo e 2 di esse risultano di estrema gravità: quella da virus B della quale, secondo N. Hull, sono noti almeno 20 casi nell'uomo con 3 casi soltanto di sopravvivenza, e quella da virus di Marburgo osservata verso la fine del 1967 nella Rep. Fed. di Germania e in Iugoslavia con 7 decessi su 51 persone colpite. Ma altre malattie virali, alcune delle quali hanno notevole interesse anche in patologia comparata, sono state identificate e studiate nell'ultimo quindicennio. Sono soprattutto da segnalare le virosi a evoluzione lenta: a) da viroidi, entità più piccole dei virus, isolate per la prima volta da T.O. Diener nel 1972 in una malattia del tubero della patata (potato spindle tuber), agenti eziologici anche di malattie degli animali e dell'uomo, le quali sono caratterizzate da lunga incubazione (mesi e talvolta anni), sviluppo lento, ma progressivo e mortale, lesioni spesso limitate a singoli organi (fenomeni degenerativi del sistema nervoso centrale), trasmissione a uno solo o a pochi ospiti, assenza di produzione di anticorpi. Vanno ricordate, negli animali, l'encefalopatia degli ovini (EPO-Scrapie) e l'encefalopatia del visone (EPV), e nell'uomo il Kuru e la malattia di Creutzfeld-Jakob per il cui studio è stato ampiamente utilizzato come modello l'EPO (encefalopatia degli ovini); b) da virus convenzionali, tra cui rilievo emergente hanno, negli animali, la Visna e la Maedi, entrambe degli ovini, la coriomeningite linfocitaria del topo e del criceto dorato (zoonosi), l'encefalite del cane vecchio, e nell'uomo la panencefalite sclerosante subacuta e la leucoencefalopatia progressiva multifocale.
Infine e sempre per l'importanza che assumono anche dal punto di vista della patologia comparata, vanno segnalati i progressi realizzati:1) nel campo delle epatiti virali degli animali (nell'epatite degli anatroccoli, recentemente, è stato isolato il virus e allestito un vaccino) e dell'uomo - a proposito dell'epatite B dell'uomo, è interessante ricordare che nei bovini è stata segnalata la presenza di HBSAg (Hepatitis B Surface Antigen); 2) nello studio dei virus influenzali (myxovirus) di molti animali (cavalli, suini, volatili, bovini, ovini, caprini, cani) con dimostrazione di possibilità di interscambi uomo-animali; 3) nella toxoplasmosi, sia per quanto si riferisce alla sistematica del toxoplasma, sia per quanto riguarda l'epidemiologia con l'acquisizione che il gatto rappresenta l'ospite definitivo del parassita e che nell'intestino di tale animale si alternano fasi schizogoniche e fasi sessuate di riproduzione; 4) nelle leucosi animali: infatti, mentre da una parte la trasmissibilità della malattia è stata sperimentalmente provata per la leucosi del gatto, per quella bovina e per quella dei suini, dall'altra particelle virali tipo C sono state evidenziate nella leucosi del cane (è interessante ricordare che, nel 1969, V. I. Ponomarkov e coll., in uno studio epidemiologico sulla leucemia dell'uomo e del cane, segnalarono numerosi casi di malattia insorti contemporaneamente nell'uomo e nel cane), dei bovini, dei suini e del gatto.
Per quanto si riferisce alla produzione igienica degli alimenti di origine animale, non va dimenticato il grande sviluppo delle tecnologie e dei metodi di analisi - microbiologica, chimica, tossicologica - che oggi vengono utilizzati per prodotti freschi e conservati con la finalità di assicurare sanità e salubrità alle derrate alimentari, cercando soprattutto di evitare i rischi connessi alla possibile contaminazione degli alimenti da parte di sostanze chimiche, di ormoni, di antibiotici, di agenti patogeni, ecc.
Tutto questo sviluppo delle scienze veterinarie è stato ed è possibile per un'altra attività che la v. svolge e che ha avuto notevole impulso mondiale negli anni più recenti: la ricerca, di base, biomedica, tecnologica. Ciò giustifica ancora i progressi conseguiti nello studio dei tumori degli animali domestici, sia per quanto si riferisce all'eziologia e alla morfologia, sia per quanto concerne l'incidenza e il comportamento biologico; è pure interessante ricordare che, nell'ambito dell'OMS, si sono costituiti, nel 1966, comitati di esperti anatomo-patologi veterinari con il compito di procedere a classificazione istologica internazionale dei tumori spontanei degli animali domestici e ciò nell'intento di opportuna sistemazione della vasta materia e per il progresso dell'oncologia comparata (qui, tra l'altro, non va dimenticato che alcuni tumori, per es. della mammella del cane, presentano forti analogie con taluni tumori umani e rappresentano pertanto validi modelli per lo studio morfologico e del comportamento biologico di questi ultimi).
Si conferma dunque che la v., con la ricerca specializzata ad alto livello - parecchi veterinari, per es., collaborano ai programmi NASA per l'esplorazione spaziale - con pieno diritto si affianca prima di tutto al pensiero medico in una fruttuosa collaborazione per il civile progresso dei popoli.
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