vetocrazia
s. f. Il potere paralizzante del veto.
• [tit.] Quei contrappesi costituzionali che generano la «vetocrazia» [testo] […] Gli americani sono molto orgogliosi di una costituzione che limita il potere dell’esecutivo attraverso una serie di controlli e contrappesi. Ma la degenerazione di questi controlli ha fatto diventare l’America una «vetocrazia». (Francis Fukuyama, trad. di Maria Sepa, Corriere della sera, 26 novembre 2011, p. 58, Idee & opinioni) • [Matteo] Renzi al congresso [della Cgil] non è voluto venire. Ieri è arrivato il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. Una breve visita di cortesia con applausi e qualche fischio al suo ingresso in sala. Ma la conferma di una linea ormai netta: «Ascolto tutti ma poi decido. Nel passato si sono commessi tanti errori per non aver deciso. La musica è cambiata», dice renzianamente. Questa sembra la fine della «vetocrazia» sindacale. Oggi la risposta di Susanna Camusso. (Roberto Mania, Repubblica, 8 maggio 2014, p. 6) • di fronte a un Paese bloccato da una «vetocrazia» da «azzeccagarbugli», il premier [Matteo Renzi] rivendica che il potere di decidere, che deriva dal voto dei cittadini e «deve essere sottoposto a controlli», è anche «responsabilità di decidere». Avanti con le riforme, dunque. (Giornale di Brescia, 24 marzo 2015, p. 2, Primo piano).
- Composto dal s. m. veto con l’aggiunta del confisso -crazia, ricalcando l’espressione ingl. vetocracy.