VETRI ISCRITTI
ISCRITTI Molti dei vetri antichi pervenuti sino a noi recano iscrizioni, le quali, a seconda della tecnica dei singoli oggetti, sono ora incise, ora impresse, ora dipinte, ora infine rilevate su fondo liscio. La maggior parte dei vetri iscritti che si conoscono provengono da Roma, dalla Gallia e dalle provincie germaniche, e appartengono all'età imperiale. Essendo molto varî gli usi degli oggetti di vetro, altrettanto varie sono le iscrizioni a essi relative; e queste iscrizioni si presentano ora in latino, ora in greco, talvolta anche nelle due lingue. Abbastanza spesso l'artefice sentì il bisogno di firmare l'oggetto di vetro uscito dalle sue mani e così ci sono pervenute delle firme di vetrari più o meno rinomati; talvolta, invece, sembra trattarsi di una comune marca di fabbrica. I vetri relativi alla mensa portano spesso iscrizioni allusive alla gioia del convito (a me, dulcis amica, bibe; bibe multis annis; ecc.), oppure semplicemente augurali (vivas felix; hilare semper gaudeas; ecc.); e non vi mancano nomi proprî (spesso dei rispettivi proprietarî), e augurî relativi alle fortune imperiali (Victoriae Augustor[um] Fel[iciter]). Nei vetri di destinazione funeraria, oltre ai nomi dei defunti, si trovano motti varî, generalmente di carattere cristiano (vivas in Deo; ζήσαις anima bona; ecc.). Infine si possono ricordare i nomi di gladiatori e di aurighi nei vasi vitrei gallici relativi alle rappresentazioni del circo, le iscrizioni esplicative di varie scene figurate, le dediche a santi cristiani, l'uso frequente, nei vetri di età cristiana, del monogramma costantiniano.
Bibl.: S. Reinach, Traité d'épigraphie grecque, Parigi 1885, p. 454; Dressel, in Corpus Inscriptionum Latinarum, XV, parte VI (Vascula vitrea); A. Kisa, Das Glas im Altertum, III, Lipsia 1908, p. 923 segg.; R. Cagnat, Cours d'épigraphie latine, 4ª ed., Parigi 1914, p. 354.