BRAGADIN, Vettore
Figlio di Maffio "quondam Almorò quondam Zuane", il B. dovette nascere intorno al 1373, perché nel 1391 egli risulta già iscritto nella Barbarella; ed è da identificarsi, con qualche probabilità, con quel Vettor Bragadin che compare il 18 ott. 1397 come testimone in un atto relativo alla conferma della convenzione con Giacomo di Lusignano, re di Cipro, per le riparazioni dovute da quel sovrano per uno dei ricorrenti soprusi compiuti nell'isola ai danni dei Corner. Già vedovo nel 1402 (ignoti ci sono il nome e il casato della prima moglie, così come l'epoca del suo primo matrimonio), il B. sposò in quel medesimo anno, in seconde nozze, una figlia di Roberto Morosini, la quale morì tuttavia qualche tempo dopo. Nel 1404 sposò, in terze nozze, Sofia di Niccolò Contarini. Il B. andava intanto compiendo i primi suoi passi nella vita pubblica cittadina, e negli ultimi giorni del 1413, morto il doge Michele Steno (25 dicembre), fece parte del collegio elettorale dal quale uscì doge Tommaso Mocenigo, contrario ad avventure belliche nella Terraferma ed esponente del partito favorevole, dopo le recenti conquiste ai danni di Giovanni Maria Visconti (1404-1405), a una politica di raccoglimento e di buon vicinato con il ducato di Milano. Dal predecessore il Mocenigo aveva ereditato la guerra contro il patriarca di Aquileia, Lodovico II di Teck, e il re Sigismondo di Ungheria, suo alleato; sotto il suo dogato la Serenissima portò i suoi confini nell'Italia continentale, sino alle Alpi Carniche e all'Isonzo, e sottomise praticamente l'intera Dalmazia.
Segnalatosi nel corso delle operazioni che portarono alla conquista di Traù, dopo la vittoria il B. venne nominato rettore di quella città (1420-1422); trasferito quindi alla capitania di Vicenza (dal 1422), e podestà di Verona dal 1424, il B. dimostrò di possedere indubbie qualità di amministratore e una perfetta conoscenza dei paesi e delle popolazioni che era stato chiamato a governare. Alla morte di Tommaso Mocenigo (4 apr. 1423), assunto al supremo potere Francesco Foscari (16 apr. 1423), il B., che ricopriva allora la carica di capitano a Vicenza, aveva ottenuto, quale amico del nuovo doge, il privilegio di allontanarsi dalla città per partecipare alle fastose cerimonie dell'incoronazione della dogaressa (23 maggio). Sarebbe anche documentata per questi anni un'attività mercantile svolta dal B., se potesse a lui riferirsi l'accenno contenuto nell'istruzione inviata il 28 ag. 1423 dal Consiglio dei pregadi ad Antonio Capello, bailo veneziano in Cipro, ed al suo successore Andrea Corner, perché si adoperassero a convincere il re di Cipro a risolvere finalmente le questioni pendenti e le liti di cui era parte allora, nell'isola, un Vettor Bragadin. L'importanza del ruolo che il B. giuocò in questo periodo di tempo sulla scena politica veneziana è comunque testimoniata sufficientemente dalla sua nomina a provveditor in campo, avvenuta nel 1426, allo scoppio delle ostilità fra la Repubblica, alleata con Firenze, e il ducato di Milano.
Le operazioni militari, combattute su due fronti tra gli inizi del 1426 ed i primi mesi del 1428, si conclusero con la pace di Ferrara, in virtù della quale a Venezia veniva riconosciuto il possesso di Bergamo, di Brescia e di alcune terre nel Cremonese (aprile 1428). Tali ampliamenti territoriali vennero confermati con i trattati del 26 apr. 1432, e dell'agosto 1435, conclusi al termine di due ulteriori, successive fasi del conflitto antivisconteo.
Convinto assertore della politica continentale adottata dopo molte incertezze dal governo della Serenissima dopo l'avvento di Francesco Foscari, il B. proseguiva intanto nella sua fortunata carriera di uomo di Stato. Consigliere ducale per il sestiere di Castello nel 1431 (probabilmente allora abitava ancora nella dimora di famiglia, a Santa Marina), conte di Zara nel 1433, nuovamente consigliere ducale nel 1436, nel 1437 venne inviato a Udine come luogotenente alla Patria del Friuli. Il 25 genn. 1432 aveva rifiutato l'importante carica di provveditore di Negroponte (l'attuale isola di Eubea). Riapertosi il conflitto fra Venezia e Milano in seguito alla rivolta antiviscontea scoppiata a Genova il 13 dic. 1435, nel novembre del 1439 il B., che ricopriva la carica di capitano a Verona, momentaneamente sopraffatto dall'improvviso ritorno offensivo compiuto dalle milizie di Niccolò Piccinino subito dopo la grave sconfitta da esse patita a Riva del Garda (9 nov. 1439), si era visto costretto ad abbandonare la città al condottiero milanese. Ritiratosi con i suoi nelle fortezze del territorio, il B. fu l'anima della resistenza, nell'attesa dei promessi rinforzi; quindi, sopraggiunto il grosso dell'esercito veneziano, condotto dallo Sforza e dal Gattamelata, prese parte attiva alle operazioni che portarono alla liberazione della città (20 nov. 1439). Rientrato in Verona, il B. vi rimase sino allo scadere del suo mandato. Consigliere ducale per la terza volta nel 1440, dovette morire qualche tempo dopo la firma della pace di Cavriana (10 dic. 1441).
Fonti eBibl.: Vienna, Österreichisches Nationalbibliothek, cod. 6155 (copia microfotogr. in Ist. per la st. della civiltà e dello St. venez., Fondaz. Cini, Venezia): M. Barbaro, Fam. nobili venete, c.53v; Arch. di Stato di Venezia, Miscell. codici, I, Storia veneta 18: M. Barbaro-A. M. Tasca, Arbori de' patritii veneti, c. 137; Ibid., Libri commemoriali, reg. 9, c. 38v; Ibid., Avogaria de Comun 107/2: Cronica matrimonii, c. 23r; Ibid., Consilium Rogatorum,partes mixtae, reg. 54, c. 141r; reg. 58, c. 94r; Venezia, Bibl. del Civico Museo Correr, Cod. Cicogna 3781: G. Priuli, Pretiosi frutti del Maggior Consiglio, I, c. 115; Ibid., Manoscritti Provenienze Diverse 714 C IV 7.