vettore virale
Vettore usato in terapia genica per il trasferimento degli acidi nucleici con funzione terapeutica. I vettori virali più utilizzati sono quelli basati sui retrovirus murini e aviari, sull’adenovirus e sui virus adenoassociati. Anche gli herpesvirus umani sono potenzialmente dei vettori utili per la terapia genica, soprattutto in virtù della loro caratteristica di instaurare un’infezione latente nell’organismo. In quest’ottica, risulta particolarmente interessante l’Herpes simplex di tipo I per la sua capacità di infettare e permanere indefinitamente nelle cellule del sistema nervoso centrale. Tuttavia, la grande dimensione del loro genoma, che ne limita l’uso in laboratorio, e la scarsa comprensione dei loro meccanismi di patogenicità, ne prevengono l’immediato utilizzo clinico. Un problema che si riscontra con i vettori retrovirali è quello di ottenere livelli di espressione del gene terapeutico elevati, persistenti e, possibilmente, tessuto-specifici. Più della metà delle sperimentazioni cliniche oggi in corso utilizza vettori retrovirali, in genere sotto forma di sopranatante infettivo ottenuto da colture di cellule capaci di produrre il virus ingegnerizzato, oppure, in un numero minore di casi, utilizzando direttamente cellule produttrici. Tra gli altri vettori virali, gli adenovirus sono utilizzati ca. nel 13% dei casi e i virus adenoassociati nell’1%. Formulazioni basate sui liposomi e su complessi liposomi/adenovirus sono utilizzate ca. nel 20% delle sperimentazioni. Per quanto riguarda i risultati preliminari di queste sperimentazioni, è bene dire subito che, a dispetto di buoni risultati nella sperimentazione animale, non esiste ancuna procedura di trasferimento genico che abbia prodotto effetti terapeutici duraturi, persistenti e radicali nell’uomo. Del resto, quasi tutte le sperimentazioni sono di fase I e II, e quindi si propongono ancora obiettivi terapeutici limitati. Grazie a tali sperimentazioni, si è potuto osservare che, con poche eccezioni, le procedure di trasferimento genico adottate sono sicure e relativamente prive di effetti tossici. Un’importante eccezione a questa conclusione è data dalle sperimentazioni con vettori adenovirali di prima generazione (specialmente rivolti alla terapia genica della fibrosi cistica), dato che essi hanno rivelato una insospettata capacità di generare risposte infiammatorie indesiderabili nell’ospite. (*)