vezzeggiativi
I vezzeggiativi sono alterati (➔ alterazione) che hanno un significato attenuativo con forte componente affettiva. Attraverso il vezzeggiativo il parlante vuole in genere esprimere la propria vicinanza (emotiva o fisica) al denotato dell’alterato o dell’atto linguistico in cui questo è usato.
L’effetto vezzeggiativo è connesso con la dimensione pragmatica (cfr. Dressler & Merlini Barbaresi 1994), come mette in evidenza l’esempio seguente (tratto, come tutti i successivi, da Internet):
(1) io adesso sono a lavoro e sto aspettando le 23 per andare dal mio maritino per farmi fare e fargli due coccoline
I diminutivi di questa frase non possono essere interpretati nel loro valore referenziale («di dimensione ridotta»), ma vogliono esprimere l’atteggiamento del parlante rispetto sia al denotato (il maritino) che alla situazione prospettata. Gli alterati sembrano predisposti per essere impiegati in questa dimensione pragmatica in quanto dotati di «un valore pragmatico autonomo “fittizio”, che nei diminutivi dà luogo a un carattere più specifico “non-serio”, mediato dal tratto semantico “non-importante”, variante di “piccolo”» (Merlini Barbaresi 2004: 279).
Per questi motivi, non appaiono adeguati in situazioni serie, ad es. nell’esercizio di ruoli ufficiali risulterebbe del tutto inaccettabile io prendo te come adorato maritino. Per contro:
sono di uso privilegiato a esprimere ludicità, scherzosità, ironia, leggerezza, scarsa responsabilità, understatement, attenuazione ecc., cioè significati legati all’atteggiamento del parlante piuttosto che alla semantica delle basi e dei suffissi (Merlini Barbaresi 2004: 280).
Alterati con effetto vezzeggiativo sono molto diffusi in situazioni comunicative in cui siano coinvolti bambini (➔ baby talk). Va da sé che, come i diminutivi (➔ diminutivo) possono avere effetti vezzeggiativi, così possono anche essere impiegati per indicare una ‘diminuzione’ in senso stretto, come maritino nell’esempio seguente:
(2) quante donne preferirebbero questo destino, al posto di dover sopportare un maritino diventato col tempo flemmatico, noioso, disinteressato alla propria femminilità
D’altro canto, anche gli accrescitivi (➔ accrescitivo) e addirittura i peggiorativi (➔ peggiorativo) possono condividere la dimensione ludica e venire quindi reinterpretati con effetto vezzeggiativo, come negli esempi seguenti:
(3)
a. vorrei portare il mio maritone in vacanza a giugno per il suo compleanno
b. complimenti, bellissimo orto! Nemmeno il mio maritastro ortolano indefesso potrebbe trovare da ridire!!!
Date queste ampie possibilità, non stupisce osservare che lo scivolamento semantico verso la dimensione morfopragmatica vezzeggiativa è disponibile praticamente con tutti i suffissi alterativi. In particolare, effetti vezzeggiativi si ottengono spesso attraverso il cumulo di ➔ suffissi (vecchi-ett-ina, cucin-ett-ina, gamb-ott-one) o di interfissi (top-ol-one, test-ol-ina, libr-ic-ino; ➔ infissi), che sono fenomeni tipici dell’alterazione in italiano.
Un valore tipicamente attenuativo-vezzeggiativo presenta un suffisso come -uccio con la sua variante meridionale -uzzo, spesso usata negli ipocoristici (diminutivi di nomi di persona: Santuzza, Maruzzella; ➔ antroponimi), che è tuttavia di uso comune e semplicemente diminutivo in nomi come viuzza, venuzza, pagliuzza o verbi come tagliuzzare. L’effetto pragmatico vezzeggiativo è evidente negli alterati da basi nominali (tesoruccio, bambinuccia), aggettivali (caruccio, palliduccio), avverbiali (lontanuccio, tarduccio), oltre che nell’uso aggettivale autonomo del suffisso, come nell’esempio seguente:
(4) a oggi mi sento romanticooooo ahahah infatti ho pubblicato un videuccio proprio uccio uccio
Si tenga presente, tuttavia, che l’effetto vezzeggiativo in genere è accompagnato dal valore attenuativo (➔ mitigazione), come nell’analogo es. (5), in cui l’effetto attenuativo dell’uso aggettivale è evidente:
(5) proprio perfetto no ... io qualche difettuccio lo vedo, ma proprio uccio uccio
Anche nel caso del suffisso -uccio sono possibili slittamenti verso il valore peggiorativo o dispregiativo (botteguccia, mezzuccio), anch’essi comuni del resto a tutto il dominio dell’alterazione. Sembra invece impossibile ottenere effetti vezzeggiativi per mezzo della prefissazione, e tanto meno con la composizione.
Un procedimento che è impiegato anche con effetti vezzeggiativi è la riduzione, specialmente dei nomi propri di persona (gli ipocoristici). In italiano ne sono presenti vari tipi, tra cui il semplice accorciamento di basi polisillabiche secondo lo schema prosodico (➔ ritmo) di un piede trocaico (Alessandro → Ale, Antonella → Anto, Edoardo → Edo, Giampaolo → Giampa, Valentina → Vale; con cognomi: Ciarrapico → Ciarra, Di Bartolomei → Diba); a volte ampliato con /-i/, «un suffisso alterativo per lo più sentito dai parlanti come un prestito dall’inglese» (Thornton 2004: 604), che prende perciò anche la forma grafica ‹-y› oltre a ‹-i› (e più raramente ‹-ie› e ‹-j›): Roberto → Roby, Loredana → Lori. Si noti che in qualche caso questo suffisso si combina anche con basi bisillabiche: Ambra → Ambry.
Un altro tipo comune di riduzione con effetti vezzeggiativi è dato da un processo «normale nel linguaggio infantile, consistente nel ridurre una base al piede che contiene l’accento primario, cioè al suo piede finale» (Thornton 2004: 605): Alessandro → Sandro, Camilla → Milla; spesso a partire da basi già suffissate con un alterativo: Angel-ino → Lino, Luig-ino → Gino. In qualche caso, una base sdrucciola viene ridotta a un piede trisillabico dattilico: Domenico → Menico, Ippolito → Polito.
Ipocoristici di un terzo tipo, largamente attestati, sembrano invece «spiegabili solo come forme prodotte nel linguaggio infantile, di cui esibiscono le principali caratteristiche fonologiche (raddoppiamenti consonantici, armonia vocalica e consonantica, semplificazione dell’inventario di fonemi sfruttato)» (Thornton 2004: 606), come in Giuliana → Lalla, Francesco → Ciccio, Tiziana → Titti, Franca → Tata.
Dressler, Wolfgang U. & Merlini Barbaresi, Lavinia (1994), Morphopragmatics. Diminutives and intensifiers in Italian, German and other languages, Berlin - New York, Mouton de Gruyter.
Grossmann, Maria & Rainer, Franz (a cura di) (2004), La formazione delle parole in italiano, Tübingen, Niemeyer.
Merlini Barbaresi, Lavinia (2004), Alterazione, in Grossmann & Rainer 2004, pp. 264-292.
Thornton, Anna M. (2004), Formazione delle parole nell’onomastica, in Grossmann & Rainer 2004, pp. 599-610.