VICEDOMINI, Vicedomino
(Visdomini Visdomino). – Nacque a Piacenza nel secondo decennio del XIII secolo, da un ignoto esponente dei Vicedomini (o Visdomini), un’importante famiglia piacentina, e a quanto sembra da una figlia di Oberto Visconti di Piacenza, sorella di Tedaldo (dal 1271 papa Gregorio X).
Le denominazioni cognominali delle due casate sono sufficienti ad attestarne l’eminenza sociale e l’appartenenza all’élite comunale; i Vicedomini, in particolare, fecero parte delle clientele vassallatiche del vescovo e collaborarono al governo cittadino dall’inizio del XII secolo.
Vicedomini non fu destinato subito alla carriera ecclesiastica. Come attesta una lettera di Innocenzo IV del febbraio del 1251, si sposò ed ebbe due figli, ma dopo la morte della moglie (la cui identità è sconosciuta), avvenuta prima del 1241, scelse di entrare nella militia clericalis.
Anche se si ignorano sia la data sia il luogo, Vicedomini forse studiò diritto. A parte la generica lode di Innocenzo IV che nel 1251 lo dice provvisto del donum scientiae, è attestato come iudex in alcuni documenti che riguardano il conte Raimondo Berengario IV di Provenza; ma la denominazione come si sa non rinvia di per sé a un curriculum formale di studi.
In ogni caso possedette una cospicua biblioteca giuridica, nella quale spiccano le Summe di Enrico da Susa e Azzone da Bologna, l’Apparatus di Guizzardino da Bologna e una copia del Libellus di Roffredo da Benevento.
Sin dal 1241 prestò servizio nella corte di Raimondo Berengario IV: in questo anno sottoscrisse ad Aix-en-Provence un primo accordo tra la città di Genova e il grande aristocratico francese, e nel 1243 ad Avignone, ne firmò un secondo, sempre in rappresentanza del conte.
Vicedomini restò sempre molto legato alla memoria di Raimondo Berengario IV: a distanza di molti anni dalla morte di quest’ultimo (occorsa nel 1245), istituì un lascito testamentario affinché fosse celebrata una messa in ricordo della sua anima nella chiesa in cui era sepolto, S. Giovanni ad Aix-en-Provence.
Non stupisce che Vicedomini abbia acquisito i suoi primi benefici ecclesiastici nel Midi francese: fu canonico di Clermont e prevosto di Barjols (1241) e tra il 1247 e il 1251 divenne camerario del vescovo di Béziers e prevosto di Grasse. Nel 1251, è inoltre documentato come cappellano e suddiacono papale. Grazie a una dispensa del pontefice (1253), continuò ad accumulare benefici: in questo periodo, infatti, è attestato come canonico di Narbona, prevosto a Béziers e rettore di due chiese in quest’ultima diocesi.
La sua carriera non subì contraccolpi quando la Provenza passò nelle mani di Carlo d’Angiò; Vicedomini mantenne il suo posto a corte, e divenne subito un uomo di fiducia dell’angioino. Il 1° maggio 1251, è attestato insieme a Guido Foucois ad Arles come sottoscrittore di un trattato di pace tra la città francese e Carlo I, e pochi giorni dopo (7 e 10 maggio) è presente in due accordi tra quest’ultimo e le città di Beaucaire e Avignone. Il 26 luglio 1252 è documentato infine come chierico di corte di Carlo I, testimone del trattato di pace siglato tra quest’ultimo e Marsiglia.
Per diversi anni non si hanno notizie al suo riguardo, se non che il 16 luglio 1257, Vicedomini fu eletto arcivescovo di Aix-en-Provence, e progressivamente entrò nella sfera dei collaboratori papali, operando sempre in Provenza. Tra 1264 e 1266 svolse alcuni incarichi su ordine di Urbano IV, riguardo all’amministrazione di benefici, al pagamento di alcuni debiti della S. Sede e alla risoluzione di una controversia tra i francescani e i domenicani di Marsiglia. Continuò a mantenere degli ottimi rapporti con gli Angioini: nel luglio del 1266, Beatrice, moglie di Carlo I e contessa di Provenza, lo nominò esecutore testamentario, e in due lettere scritte tra il 1265 e il 1266 Carlo accolse il consiglio del dilectus familiaris di permettere a un siniscalco di Provenza di accendere un mutuo di ben 10.000 libbre di tornesi.
Negli anni successivi, dopo l’ascesa al trono di Sicilia da parte di Carlo I, per i rilevanti uffici che via via gli furono affidati tornò utile anche la familiarità di Vicedomini con l’ambiente padano. Con una lettera del gennaio del 1271 fu infatti incaricato, insieme al vescovo di Alba e a Roberto di Lavena, di condurre i trattati di pace tra Carlo I e i Comuni di Tortona, Novara, Vercelli e Pavia; il 21 febbraio 1272, su ordine del re, Roberto di Lavena e Vicedomini nominarono un certo Nicola Broccardus clavarius del Comune di Piacenza e responsabile del fisco cittadino. In Provenza intervenne nel 1273, arbitrando a vantaggio di Carlo I (insieme con Bernardo de Languissel) una controversia per i diritti del castello di Noves con l’arcivescovo di Avignone, che dovette sottomettersi.
Gli stretti rapporti di amicizia tra Carlo I e Vicedomini (che in una lettera del 1275 è definito compater del re) ridondarono anche a vantaggio di amici e consanguinei del prelato piacentino, che poterono conseguire importanti uffici. Così tra il 1273 e il 1277, il nipote Gregorio Vicedomini è attestato come vicario angioino a Marsiglia, Tarascona, Brescia e Grasse; nel 1273, un altro nipote, Filippo Vicedomini, è documentato come capitano angioino a Firenze.
Nel frattempo era intervenuta l’elezione di Tedaldo Visconti, zio di Vicedomini, al papato (Gregorio X): le conseguenze sull’attività politica e diplomatica di Vicedomini, che fece un salto di qualità, furono evidenti.
Nel 1272 fu infatti designato come legato apostolico nel Nord Italia, con l’obiettivo di riportare la pace tra le città padane. Il 21 giugno 1272 Vicedomini si trovava pertanto a Piacenza, con il compito di favorire un accordo tra il conte Ubertino Landi (che guidava il partito antiangioino) e il Comune, in quel momento egemonizzato, nei sui uffici nevralgici, dalle societates mercatorum et paraticorum. Dopo un mese di sterili trattative Vicedomini scomunicò Landi. Un atteggiamento meno intransigente mostrò poche settimane dopo a Cremona, arbitrando un conflitto fra il capitolo cattedrale (che dovette distruggere un portico davanti alla chiesa) e il Comune. Nell’ottobre del 1272 collaborò con gli emissari di Carlo d’Angiò per definire la pace fra i della Torre e il comune di Asti; meno successo ebbe invece in una mediazione compiuta nel dicembre del 1272 a Venezia, tra la città lagunare, Genova e Bologna. Alla fine di maggio del 1273, dovette infine intervenire per porre fine al conflitto tra la città di Brescia e Napoleone e Francesco della Torre (che, già podestà della città lombarda, fu imprigionato prima del termine dell’incarico; I registri della cancelleria angioina, a cura di R. Filangieri di Candida et al., 1950-1959, X, n. 544).
Conseguenza logica di questa intensa attività e di una fiducia evidente in Vicedomini fu la promozione al cardinalato da parte di Gregorio X, suo zio, con il titolo di vescovo di Palestrina (giugno 1273). Partecipò poco dopo al Concilio di Lione indetto dal papa. Nel corso del viaggio verso la città francese, sostò a Piacenza insieme alla corte papale nell’ottobre del 1273. Tentò una nuova mediazione nella controversia tra Landi e il Comune con il supporto di Gregorio X, senza raggiungere risultati importanti. A Lione, Vicedomini si occupò dell’ospitalità agli ambasciatori dell’imperatore bizantino Michele VIII Paleologo (maggio 1274); e successivamente – terminato il concilio, e spostatasi la curia a Losanna – fiancheggiò il papa in questioni ben più rilevanti, come il conferimento del titolo imperiale a Rodolfo d’Asburgo (1275).
Al ritorno in Italia, Gregorio X morì ad Arezzo (10 gennaio 1276) e Vicedomini partecipò ai successivi conclavi che elessero Innocenzo V (per cinque mesi, gennaio-giugno 1276) e Adriano V (poco più di un mese, luglio-agosto).
Secondo quanto riferisce lo storico piacentino Pietro Maria Campi (1651-1652, basandosi su cronache piacentine antiche, andate perdute e non più rinvenute), nel secondo conclave svoltosi a Viterbo (Adriano V morì il 18 agosto 1276) Vicedomini sarebbe stato eletto papa, ma non avrebbe avuto tempo nemmeno di scegliere le insegne pontificie, in quanto sarebbe morto appena un giorno dopo. Giovanni XXI fu poi eletto il 16 settembre.
Vicedomini cadde malato agli inizi di settembre del 1276 a Viterbo; secondo la testimonianza di Bernardo da Bessa, negli ultimi giorni di vita volle diventare francescano.
Morì il 6 settembre e fu sepolto nella chiesa di S. Francesco della città laziale.
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