VICH (A. T., 41-42)
Capoluogo di partido judicial nella provincia spagnola di Barcellona. Il territorio è costituito essenzialmente dalla cosiddetta plana de Vich (Vic in catalano), attraversata dal Ter, al limite fra la catena catalana e il margine meridionale dei Pirenei; regione a clima eccessivo, di risorse agricole limitate, ma ricca di acque e in posizione dominante i traffici tra la costa mediterranea e le alte valli del retroterra (tra la Cerdaña e gli Alberes). Il centro abitato rimonta ad epoca certo assai antica. I Romani lo conobbero col nome di Ausa, donde quello di Vicus Ausonae e l'odierno Vich. V) ch ebbe un periodo di prosperità durante tutto il Medioevo. Oggi è una delle più attive località industriali della provincia, specie per le industrie tessili, per quelle del cuoio e per le alimentari. La sua popolazione, che era di 9466 ab. (11.640 nell'ayuntamiento o comune) nel 1877, si avvicina oggi ai 15 mila abitanti (11.826 nel centro, e 13.361 nell'ayuntamiento nel 1921). Vich è sede episcopale, ed è congiunta con Barcellona dalla linea ferroviaria che porta in Cerdaña.
Monumenti. - La cattedrale, fondata nel 1040 dall'abate Oliva del monastero di Ripoll, fu ricostruita dal 1781 al 1803, ad eccezione della torre campanaria che è tuttora la primitiva del sec. XI o XII. Dal 1926 le pareti interne sono decorate sfarzosamente e con effetto da Josep-Maria Sert. L'altare maggiore, con scene della vita del Salvatore, della Vergine e degli apostoli Ss. Pietro e Paolo - in cui le figure tozze e massicce riempiono completamente gli spazî ad esse destinati in una composizione ricca che sembra quella d'un lavoro di oreficeria - fu scolpito in alabastro da Pere Oller, come risulta dai contratti del 1420. Il chiostro gotico (secolo XIV) venne modificato nel secolo scorso. La chiesa della Mercede, a navata unica, è del sec. XIII. Le sale dell'Ospedale di S. Croce, coperte a tetto su archi trasversi acuti, nella parte più antica sono del sec. XVI. La chiesa annessa, di pianta cruciforme, fu innalzata nel 1753 sul progetto di Josep Morato. Singolare il chiostro di S. Domenico (sec. XVII) con archi biforcati. Il santuario della Gleva, presso Vich, della seconda metà del sec. XVIII, con una gran cupola di m. 20 di diametro, deve all'impulso del barocco la libertà di adattamento delle proporzioni e degli elementi classici. Della Casa del Consiglio edificata verso il 1480 rimane solo una parte: il piano superiore ha un salone con soffitto policromo. Il tempio romano di Vich, modesta opera coloniale, con pianta di prostilo-esastilo, è di ordine corinzio ed è coperto da soffitto di legno visibile; contiene un museo lapidario romano e medievale. Molto importante è il museo artistico-archeologico episcopale, fondato nel 1891 dal vescovo Morgades; ha sezioni speciali per la preistoria, l'arte egizia, etrusca, greca, balearica, romana (con gran numero di oggetti trovati nella Plana de Vich), araba, paleocristiana e visigota. La sezione di pittura romanica si distingue soprattutto per la serie di frontali dei secoli X, XI e XII e per due baldacchini, l'uno del sec. XII e l'altro del XIII. Nella sezione di pittura gotica figurano opere attribuite a Ferrer Bassa e a Jaume Huguet ed opere certe di Lluìs Borrassá (altare di S. Chiara del 1415 e di S. Francesco d'Assisi), Jaume Citera, Francesco Solives, Jaume Serra, Pere Serra (tavola di S. Bartolomeo e S. Bernardo), Joan e Perot Gascó, Joan Baco Jacomart e Bartolomé Bermejo (tavoletta del Santo Volto). Nella serie di scultura vi sono opere notevoli del trecentista Ramón Saulet e del quattrocentista Pere Oller, autore dell'altare della cattedrale. Tra le rilegature ve ne sono d'importanti dei secoli XIII, XIV e XV.
Bibl.: J. Salarich, Vich, Vich 1860; J. Gudiol i Cunill, Les pintures romàniques del Museu de Vich, in Forma, I (1904), p. 349 segg.; id., L'Ausa romana y el seu temps, Vich 1907; id., Encuadernaciones de Vich, in Museum, III (1913), n. 7; Vich y su Museo Episcopal, Barcellona 1923; G. de Reparaz, La plana de Vich, Barcellona 1928; A. Duran i Sampere, Els retaules de pedra, in Monumenta Catalonica, II (1934), pp. 21-30.