vico
Nel senso proprio di " strada ", " via ", ricorre solo in Pd X 137 Sigieri / ... leggendo nel Vico de li Strami, / silogizzò invidïosi veri. Si tratta di una traduzione fedele della denominazione di un'antica via parigina (Rue de Fouarre) che raccoglieva le diverse scuole di filosofia.
Ricordata dal Petrarca (Sen. IX 1 " fragosus straminum vicus "), la storica strada trova puntuali chiosatori negli antichi esegeti come il Lana: " è un luogo in Parixe, dove si legge loica, e lì se vende strama da cavalli e è apellada quella vicinança ‛ vico stramium ' ", o Benvenuto: " idest Parisius in contrata ubi leguntur omnes scientiae et artes quae appellatur ‛ vicus straminum ', quia ibi venduntur etiam stramina, sicut fenum... ". Legata indissolubilmente a Sigieri di Brabante (v.) e al problema dei suoi discussi rapporti con D., il Vico conobbe, specie in altri tempi (da ricordare un famoso articolo di A. Berger sul " Journal des Débats ", in data 25 maggio 1858), discussioni relative a un eventuale soggiorno del poeta a Parigi.
Uso figurato della voce in Pg XXII 99 dimmi se son dannati [Cecilio e Plauto e altri], e in qual vico, col senso di " in quo circulo " (Benvenuto), o, come annota il Vellutello, " in qual luogo, et è per traslazione ".
Bibl. - Coincide con quella su Sigieri: anche se per certe note storiche possono essere sottolineati, per la Rue de Fouarre, J. V. Le Clerc, D. et Siger de Brabant, ou les Écoles de la Rue de Fouarre au XIIIe siècle, in " Journal des Débats " 20 e 29 agosto 1845; P. Rajna, Per la questione dell'andata di D. a Parigi, in " Studi d. " II (1920) 75 ss.; e i rapidi cenni in P. Mandonnet, Siger de Brabant, Lovanio 1911, e F. Van Steembergen, Les ævres et la doctrine de Siger de Brabant, Bruxelles 1938; B. Nardi, L'averroismo di Sigieri e D., in " Studi d. " XXII (1938) 83 ss.; M. Grabmann, Siger von Brabant und D., in " Deutsches Dante-Jahrbuch " XXI (1939) 109 ss.