VICTIMULI
. Il nome nella forma Victumŭli ci appare primamente nel passo in cui T. Livio (XXI, 45) narra il primo scontro tra Annibale e Scipione presso il Ticino (218 a. C.): questa tribù risulterebbe stanziata appunto non lungi dal Po e alla destra del Ticino. In seguito i Victimulae o Victumulae, secondo le varie lezioni dei codici di Plinio ('Ικτούμουλοι in Strabone), ci appaiono nell'Alto Vercellese: si affaccia l'ipotesi di gente distinta da quella affine della Bassa Lomellina. Plinio il Vecchio e Strabone dànno infatti notizia di aurofodinae (dove si praticava il lavaggio delle sabbie aurifere dei corsi d'acqua) esistenti presso di loro, allo sfruttamento delle quali pose restrizione alla fine del sec. II o al principio del sec. I a. C., una lex censoria. Che la civitas Victimula - non è da escludere che i Victimulae abbiano avuto una propria amministrazione municipale nei tardi tempi dell'impero - fosse sita nel Biellese, risulta da un passo del geografo Ravennate. Varî documenti dell'Alto Medioevo identificano il pagus Victimulensis con la Villa Bugella (Biella).
Bibl.: Corp. Inscr. Lat., V, p. 715; L. Schiaparelli, Origini del comune di Biella, in Memorie dell'Acc. di Torino, s. 2ª, XLVI (1896); H. Nissen, Italische Landeskunde, II, Berlino 1902, p. 174; F. Gabotto, I municipi romani dell'Italia occidenatle alla morte di Teodosio, in Bibl. della Società stor. subalpina, XXXII (1908); G. De Sanctis, Storia dei Romani, III, ii, Torino 1917, pp. 91-92; E. Pais, Perché i Romani limitarono lo sfruttamento delle miniere in Italia, in Dalle guerre puniche a Cesare Augusto, II, Roma 1918; G. Donna, Gli Ictimuli e la Bessa, Torino 1936.