BALAGUER CIRERA, Víctor
Letterato e uomo politico spagnuolo, nato a Barcellona l'11 dicembre 1824 e morto a Madrid il 14 gennaio 1901. Fu uno degl'iniziatori del moderno rinascimento catalano, quantunque abbia scritto la maggior parte delle sue opere in castigliano. Le sue idee politiche erano per quei tempi molto avanzate e si trovano sinteticamente riassunte nella frase di un discorso che pronunciò a Valencia nel 1880: "La corona di Aragona come ricordo, modello di esempio e di patrie libertà; la Spagna costituzionale e rigenerata come patria comune; l'unità iberica come ideale e aspirazione suprema". Nel 1867 dovette emigrare in Francia dove entrò in relazione coi félibres di Provenza. Fu poi deputato e quattro volte ministro.
Come poeta catalano si fece conoscere la prima volta nel 1857 con una Oda á la Verge de Montserrat, che, sebbene un po' concettosa e prolissa, è tuttavia piena di sentimento. Fu uno dei restauratori dei "Giuochi floreali" e fu nominato anche Mestre en gay saber. Le sue opere principali sono però in castigliano; notevoli, fra i lavori in prosa, alcune novelle (La guzia de cedro, El doncel de la Reina, La espada del muerto) che traggono ispirazione e argomento dalle antiche leggende catalane e provenzali ch'egli coltivò sempre con particolare predilezione.
Come storico egli vien ricordato per la sua Historia de Cataluña, che, se fu aspramente censurata da un altro storico contemporaneo, Antonio Bofarull, come priva di attendibilità e piena di invenzioni arbitrarie, è tuttavia notevole per l'entusiasmo lirico e patriottico che vi palpita dentro. Scrisse inoltre una diffusa Historia de los trovadores (1878-80) e, quasi nella stessa epoca, un curioso centone di monografie storiche e leggendarie intitolato Calles de Barcelona. Per il teatro, dopo aver coltivato con scarsa fortuna la zarzuela in collaborazione col famoso Serafín Pitarra (Federico Soler), scrisse molti drammi (Don Enrique el Dadivoso, Wifredo el velloso, Los amantes de Verona, Un corazon de mujer, ecc.) e due volumi di tragedie più letterarie che sceniche, ma energiche tuttavia e vigorose di forma e di pensiero; alcune (Melusina, Los recuerdos del latin, La tapada del Retiro) furono anche musicate.
Scrisse e verseggiò instancabilmente fino a tarda età intorno ai più diversi argomenti; il suo stile, catalano e castigliano, non è certo un modello di purezza, e le sue composizioni si riconoscono subito per il tono un po' enfatico e declamatorio; c'è tuttavia in tutta la sua vastissima opera un sincero entusiasmo che molto influì ad accendere ed esaltare i giovani del suo tempo. Ricordiamo fra l'altro una raccolta di poesie, Eridania (1859), nelle quali cantò il risorgimento italiano.
Bibl.: A. Pagés, Victor Balaguer, Madrid 1875; Jocs florals de Barcelona, (1859-64); F. Gras y Elias, Siluetes d'escriptors catalans del segle XIX, Barcellona 1909.